‘I peccatori’: Ryan Coogler e il fanta-social-musical-drama-horror con doppio ruolo di Michael B. Jordan

Ambizioso, carico, sopra le righe, il nuovo film del regista di 'Creed' e 'Black Panther' non passa certo inosservato, anche se risulta a volte sovraccarico e confuso. In sala il 17 aprile


I peccatori di Ryan Coogler (Black Panther, Creed) è un film talmente particolare, assurdo e sopra le righe nel suo mescolare generi e suggestioni – anche troppo, diciamolo subito, in termini di lunghezza e sovraccarico di contenuti – che è quasi un peccato doverne parlare dando indicazioni sulla sua sostanza, perché è impensabile farlo senza anche andare di spoiler.

Probabilmente gli avrebbe giovato uscire in un’altra epoca, quando la rete non esisteva e una buona parte di spettatori poteva entrare in sala senza sapere esattamente cosa aspettarsi, dato che il cambio netto di genere e tono a metà film – già proprio di Psycho!, di Predator e soprattutto Dal tramonto all’alba… che è la più evidente tra le fonti di ispirazione – viene già rivelato quando si apre Internet e lo si vede classificato nel genere “horror”.

Perché invece, parte come social drama ambientato nella Louisiana degli anni ’30, che segue i fratelli gemelli Elijah ed Elias Smoke, entrambi interpretati da Michael B. Jordan (in un momento in cui il “doppio ruolo” va di moda, si pensi anche a The Alto Knights – I due volti del crimine con Robert De Niro) – che tornano nella loro città natale per affrontare un male ancestrale legato a rituali proibiti e segreti sepolti.

Distribuito in Italia da Warner Bros. Pictures, I peccatori arriverà nelle sale il 17 aprile.

Il punto è che non si limita a “diventare horror”, ma vuole anche essere un mini-saggio sulle origini del blues e infilare un altro colpo di scena che porta avanti un’altra idea di genere ancora, il tutto per una durata di quasi due ore e mezza, con tanto di scene dopo i titoli di coda.
Ambizioso, sicuramente. Riuscito, diciamo che dipende molto dai propri gusti personali.

“I miei primi ricordi legati al cinema – dichiara Coogler, anche sceneggiatore – risalgono a quando ero seduto in una stanza buia, piena di estranei, e mi sentivo completamente terrorizzato da qualcosa che stava accadendo sul grande schermo. Quella sensazione di essere lì con gli altri, l’unisono, l’orrore e la gioia mi facevano sentire a mio agio. È lì che è iniziato tutto per me…

Il film Jurassic Park non è classificato come horror, eppure quando chiedi alle persone cosa ricordano, probabilmente diranno la scena in cui il Tyrannosaurus Rex insegue le persone in macchina, oppure quando il velociraptor apre una portiera (con i denti). Sono momenti terrificanti, di quelli che rimangono impressi. Shining di Stanley Kubrick, Scappa – Get Out di Jordan Peele: per me, questo è l’horror.
Tutti i registi che preferisco hanno lasciato un segno indelebile nella coscienza del pubblico, e spesso sono quei film che diventano intramontabili. Quindi, amo il genere horror da quando ho memoria, e non vedevo l’ora di farne uno mio, un giorno.
Ho avuto modo di osservare approfonditamente i film che amavo da bambino e di analizzarli, per capire cosa mi attraeva. Ho cercato di appoggiarmi a quelle influenze e di trovare un modo per raccontare la mia storia in quell’ambito. È un genere che continua a risuonare con il pubblico, con i popolari cinefili. Ma è anche un genere che emerge quando si parla di grandi opere d’arte cinematografiche. Penso che sia dovuto al fatto che abbia una lunga storia. La prima cosa di cui probabilmente tutti abbiamo parlato intorno a un fuoco, è stata una storia dell’orrore.
I peccatori è la mia lettera d’amore a tutto ciò che mi stimola ad andare al cinema, come cinefilo, specialmente guardare i film con un pubblico. È un’esperienza comune, e questo film è stato concepito per essere visto con una folla di persone che non conosci”.

Michael B. Jordan, dal canto suo, è alla sua terza collaborazione col regista:

“Penso che ciò che la rende così appagante e divertente – dice – siano la sicurezza e la fiducia: sapere cioè che sarà un’esperienza piacevole e che mi spingerà anche oltre la mia zona di comfort. Cerchiamo costantemente di crescere, sia di progetto in progetto, che durante le nostre carriere professionali. Andiamo molto d’accordo, perché è una persona che conosco da tanto tempo. E quando lavori con gli amici, non vuoi mai deluderli. Il fatto che lui pensi a te per un progetto molto personale, significa molto, e si affida a te per trasmettere il messaggio. Partecipare a quel processo significa prenderlo seriamente, proprio per la valenza che gli dà. Oltretutto, è uno spasso sia sul lavoro che fuori”.

E circa il suo doppio ruolo:

“Gli antefatti sono centrali per gli attori, per me, così sono andato ad ipotizzare cosa poteva essere accaduto ai protagonisti, dai loro primi ricordi. Quel che è successo prima dell’inizio della sceneggiatura è sempre molto importante. Mi sono immerso nella dinamica dei gemelli identici, e in cosa significa per i fratelli. Sono stato affiancato dalla straordinaria dialect coach, Beth McGuire, che è anche una navigata insegnante di teatro. Avevamo già lavorato insieme in Black Panther. Mi ha aiutato con i movimenti del corpo, la loro postura fisica e le posizioni. Hanno entrambi modi diversi di stare in piedi, di camminare, avevano le ferite dei loro traumi in posti diversi. Entrare in tutta la loro fisicità mi ha aiutato a sentirmi sicuro e preparato per salire sul set.

In seguito abbiamo definito il processo. Quale gemello inizia per primo? In questa scena, quale fratello ha più da fare, più potere o guida la scena? Uno inizia per primo perché stabilisce le regole. Quando mi giro dall’altra parte, non riesco a camminare nello stesso spazio dell’altro. Quindi, dovevo creare un nuovo blocco. Tanto di cappello ai miei compagni di cast che hanno dovuto fare i conti con me [ride]. A volte dovevano seguire una versione con un protagonista che leggeva la scena, a volte con l’altro che si metteva dall’altro lato e rispondeva. Poi c’era la musica, le cose che dovevo preparare. Arrivavo la mattina, entravo nel corpo e nella mente di un personaggio, poi interrompevo per un paio di minuti per staccarmi da lui, ed entravo nell’altro.
È stato un processo che abbiamo perfezionato lungo il percorso. All’inizio avevamo un’idea, e dalla seconda o terza settimana, ne avevamo un’altra molto più chiara di cosa sarebbe successo e del flusso narrativo. Abbiamo semplicemente seguito il tutto facendoci guidare dalle esigenze del film e… siamo partiti da lì”.

Tra gli altri interpreti Hailee Steinfeld, Miles Caton, Jack O’Connell, Wunmi Mosaku, Jayme Lawson, Omar Benson Miller, Delroy Lindo.

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15 Aprile 2025

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