“La guerra è… si diventa bestie. … Montefiorino fu un paradiso per noi, là si poteva mangiare, avevamo il nome di battaglia ma ci conoscevamo… Noi credevamo davvero in una rivoluzione ma … la parola Comunismo è un sogno e basta”, questi alcuni ricordi del partigiano “Staffa” – fragili nel timbro ma certi nel concetto.
Paura dell’alba di Enrico Masi – in Concorso al 73mo Trento Film Festival – racconta la Resistenza rappresentando il dramma della guerra civile: quello di Masi è un cinema che interroga la realtà e che, nel panorama del cinema contemporaneo italiano, si fa cinema di frontiera; lontano dalle logiche del racconto commerciale, il film si muove lungo coordinate estetiche e narrative che interrogano direttamente il presente, attraverso un linguaggio radicale e stratificato.
Il titolo, evocativo e dissonante, introduce in un tempo liminale: l’alba è il momento in cui la notte cede il passo alla luce, ma qui è anche la soglia di un’inquietudine profonda, che non trova risoluzione. Masi sperimenta una forma ibrida, in cui l’immagine diventa spazio di riflessione politica, antropologica, quasi filosofica.
Un nucleo tematico cruciale del film è il riferimento alla memoria della Resistenza: Paura dell’alba intreccia il presente distopico con echi del passato partigiano, facendo emergere – anche attraverso testimonianze e materiali d’archivio – un filo rosso tra le lotte del Novecento e le nuove forme di oppressione contemporanea. In un anno in cui si celebrano gli 80 anni dalla Liberazione (1945–2025), il film assume un valore ancora più denso: non solo ricorda, ma riformula la memoria come strumento critico per leggere l’oggi. La Resistenza non è solo evento storico ma postura etica, urgenza civile, atto di responsabilità.
Siamo nell’estate del ’44, durante i 45 giorni della Repubblica Partigiana di Montefiorino appunto: nelle montagne tra Emilia e Toscana avviene il controverso episodio di cui è protagonista il gruppo di Nello Pini, colpevole di avere ucciso senza processo un gruppo di miliziani fascisti che si erano arresi, un frangente delicato in cui prende forma l’identità della Repubblica Italiana.
Ambientato in un luogo marginale e simbolico, il film segue personaggi che sono specchi di un’umanità dispersa, che cercano senso in un mondo sempre più dominato da sorveglianza e controllo. Paura dell’alba è una riflessione sul presente, ma anche una profezia disillusa sul futuro.
Masi si distingue per una cura formale mai fine a se stessa: il confine tra reale e simbolico si fa poroso e i corpi sembrano restituire la fatica di vivere in un tempo che non concede tregua.
Dal punto di vista linguistico, il film si presenta come un oggetto cinematografico difficile da etichettare: non segue le strutture tradizionali della narrazione, ma si costruisce attraverso frammenti, visioni, interrogazioni. È un racconto cinematografico che chiede partecipazione attiva, attenzione critica, ma che, proprio per questo, offre un’esperienza immersiva e trasformativa.
Paura dell’alba rappresenta un esempio di come l’immagine possa ancora essere strumento di pensiero: in un’epoca in cui la velocità e la superficialità dominano il consumo audiovisivo, Masi ci ricorda che il cinema può – e deve – ancora avere il coraggio di porre domande scomode. E che la paura dell’alba, in fondo, è anche la paura del cambiamento.
Le proiezioni del film al Trento FF: 26 aprile ore 18.45, Cinema Vittoria; 29 ore 16.30, Multisala Moderna.
Il film di Alexis Franco vince la Genziana d'oro del 73° Trento Film Festival. Adra di Emma Crome è il Miglior film d'alpinismo
L’intervista a Niccolò Maria Pagani, regista del doc Mauro Corona – La mia vita finché capita in anteprima al 73° TrentoFF e dal 5 maggio al cinema: voce narrante Giancarlo Giannini
El aroma del pasto recién cortado nella sezione Destinazione…Argentina, Paese ospite del Trento FF 2025: il merito principale del film, che vive sull’orlo della frattura, risiede nella sua ambiguità morale
Tra Natura e Quota – Giovanni Storti sopravvive alle Alpi Apuane di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon: il doc in anteprima a Trento 2025. “La montagna ti dà anche l’imprevisto, che è un po’ il sale della vita, quindi… andate in montagna, nella Natura, non state col culo seduto”