Harvey Keitel premiato a Locarno

L'attore americano, in procinto di festeggiare 50 anni di carriera, riceverà il 6 agosto in Piazza Grande il Lifetime Achievement Award. L’omaggio verrà corredato il 7 agosto dalla proiezione di Smoke


Locarno 69 celebra e omaggia Harvey Keitel, in procinto di festeggiare i 50 anni di carriera, che riceverà il 6 agosto in Piazza Grande il Lifetime Achievement Award. L’omaggio verrà corredato domenica 7 agosto dalla proiezione di Smoke di Wayne Wang – vincitore del Prix du Public UBS a Locarno 1995 – e da una conversazione con l’attore allo Spazio Cinema (Forum) alle 11.30.

Dopo l’esordio in Who’s That Knocking at My Door, Keitel  torna a lavorare con Martin Scorsese in Mean Streets (1973) e Taxi Driver (1976), accompagna al debutto Ridley Scott (I duellanti, 1977) per poi dominare la scena degli anni ’90 con Thelma & Louise (1991), Il cattivo tenente (1992), Le iene (1992), Lezioni di piano (1993) e Pulp Fiction (1994). In anni più recenti ha segnato con la sua presenza Moonrise Kingdom (2012), Grand Budapest Hotel (2014) e Youth – La giovinezza (2015).
Da Scorsese a Wes Anderson, passando per Ridley Scott e Quentin Tarantino, è stato protagonista anche di Altman, De Palma e Spike Lee. Paolo Sorrentino è stato l’ultimo dei registi italiani, dopo Scola, Faenza, Comencini, Wertmüller, Soldati e Argento, che gli hanno fatto percorrere una strada rigorosamente made in Italy, parallela a quella hollywoodiana. Candidato agli Oscar e ai Golden Globe per Bugsy (Barry Levinson, 1991), Keitel è anche produttore e co-presidente dell’Actors Studio.

“Sono particolarmente felice di accogliere e premiare a Locarno uno degli attori che meglio hanno incarnato le diverse anime di quel cinema indipendente che ci è tanto caro. Cuore di una New York City palpitante per un’umanità multietnica, Harvey Keitel ha raccontato un’America che è al contempo violenta e fragile, ironica con se stessa e ‘committed’. Tra le sue moltissime collaborazioni non posso non ricordare quelle con Scorsese e Tarantino come in un passaggio di consegna tra due modi di intendere il cinema”, è il commento di Carlo Chatrian, direttore artistico del Festival.

01 Agosto 2016

Locarno 2016

Locarno 2016

Pardo d’oro a Godless

Si è conclusa l’edizione numero 69 del festival di Locarno. Pardo d’oro al bulgaro Godless, che vince anche il premio per la miglior interpretazione femminile, grazie all’attrice Irena Ivanova. Il Pardo per la migliore regìa lo guadagna invece Joao Pedro Rodrigues con O ornitòlogo, pellicola attesissima a Locarno, che conferma la vocazione onirica del regista portoghese. Premi speciali a Scarred Hearts, del rumeno Radu Jude e Mister Universo, di Tizza Covi e Rainer Frimmel.

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Ken Loach, la lotta continua

Il festival di Locarno chiude la sua edizione numero 69 incontrando uno degli ospiti più attesi. Il regista che da sempre è attento alle tematiche sociali ha presentato al pubblico festivaliero la sua ultima fatica, vincitrice della Palma d’oro a Cannes, I, Daniel Blake. Accompagnato dall’attore protagonista Dave Johns, ha raccontato quanto sia ancora importante credere in un cinema che aiuti la gente ad avere fiducia nel futuro e a lottare per un una società più giusta: “O si lotta o si va alla canna del gas. Per lottare però ci vuole speranza e spesso questa è narcotizzata, ridotta ai minimi termini dal potere, che manipola l’informazione per controllarci, farci credere che nulla cambierà. Ci vuole coscienza di classe e non solo individuale. E in questo i film possono molto. ‘Agitare, educare, organizzare’, dicevano tanti anni fa nei sindacati. Ecco, credo che le prime due cose si possano fare attraverso il grande schermo. La terza azione però appartiene all’individuo, alle sue scelte”.

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“La natura delle cose” ai confini dell’umano

La malattia come missione per esplorare i limiti dell’umano: è questo concetto a guidare il viaggio cinematografico nel 'fine vita' compiuto da Laura Viezzoli con La natura delle cose, opera prima selezionata fuori concorso al festival di Locarno 2016. Attraverso l’esperienza di Angelo Santagostino, immobilizzato dalla Sla e in comunicazione con il resto del mondo solo grazie al suo pc, il documentario affronta le delicate questioni dell’eutanasia e del rifiuto dell'accanimento terapeutico. Il racconto dell’inesorabile progredire della malattia, che allontana poco a poco Angelo dalla vita e dalla sua capacità di relazionarsi con gli altri è affidata alle impressioni e ai ricordi dello stesso protagonista (a dargli la voce è l’attore Roberto Citran), ma anche ad un ricco repertorio di immagini relative alla vita degli astronauti e alle loro imprese spaziali. In questo continuo confronto Angelo Santagostino non è il malato di cui avere pietà, ma un esploratore alla scoperta dell’estremo, del “vivibile” e dell’“invivibile” umano, che come un astronauta sospeso nello spazio galleggia in un corpo non più suo lontano dalla vita terrena.

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“Mister Universo” e “The Challenge”: due viaggi tra passato e presente

Batte bandiera austriaca, anche se parla italiano, Mister Universo, l’ultimo film della coppia Tizza Covi - Rainer Frimmel, in concorso al festival di Locarno. Attraverso il viaggio di due artisti circensi, la pellicola, volutamente in bilico tra realtà e finzione, ricostruisce il passato di un mondo destinato a finire, quello del circo appunto, nel quale i due giovani non si riconoscono più. In competizione nella sezione cineasti del presente è invece The Challenge, documentario in cui l ’artista visivo Yuri Ancarani scopre il Qatar raccontando una delle tradizioni più radicate nel paese: la caccia del falcone.


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