TORINO – Un’isola e una penisola. Marettimo e la California. Un Oceano (e migliaia di chilometri di terre ferme) a dividerle, la tenacia di una manciata di esseri umani per esserne il ponte.
Era scritto sul mare è il titolo poetico ed evocativo del film di Giuliana Gamba, che per un’ennesima volta si presenta con un profilo ulteriore, lei che nella carriera cinematografica attraversa con disinvoltura e consapevolezza il cinema erotico come il documentario sociale, la produzione e il profilo istituzionale (nella fondazione delle Giornate degli Autori); a Torino, la signora Gamba presenta in anteprima un film che fa base sull’archivio – con immagini dell’Archivio Luce Cinecittà e dell’archivio americano NARA -, un romanzo emotivo e storico, in cui la memoria è il filo rosso della piccola comunità sicula e della sua traversata “alla conquista” dell’America, con il volano della necessità e l’orgoglio del riscatto.
Gamba sceglie il genere con puntualità, infatti questo film è un melò, nel rispetto degli stilemi precipui, scelta di personalità, cui aderisce con nobiltà, e infatti lei ci racconta come: “Era scritto sul mare è un intreccio tra una grande epopea e le storie personali: ho raccontato la storia dei pescatori di Marettimo che ai primi del ‘900 hanno affrontato un grande viaggio, fino agli Stati Uniti, applicando la loro grande conoscenza della pesca, così facendo una grande fortuna. Hanno anche applicato la grande tradizione siciliana del sale di Trapani, diventando imprenditori usando questa metodica di conservazione, esportando poi in tutto il mondo. Le ‘cannery’ erano una tale avventura che addirittura Steinbeck ha scritto tre romanzi su questo. Il tutto successe lasciando un’isola, lasciando se stessi: chiaramente, i sentimenti rimangono, così le nostalgie, gli affetti lasciati, per cui c’è gente che non ha visto i figli per 6/7 anni, dopodiché molte famiglie si sono ricongiunte perché la ricchezza è aumentata e ha portato un grande benessere, realizzando grandi capitali. Oltretutto, questi impavidi e avventurosi marettimari, con delle piccole barche a vela, hanno affrontato il mare fino all’Alaska, pescando questo pesce per loro sconosciuto, il salmone: quando per la prima volta l’hanno visto e poi tagliato, hanno detto ‘questo pesce sono monete d’oro’, e da lì è davvero iniziata la grande fortuna, che ancora conservano”.
Nel film, c’è poi un’attualità che sembra fresca e a volte disturbante per noi contemporanei, ma proprio la memoria, non solo quella cerebrale ma soprattutto quella sociale, dovrebbe portarci a guardare il mondo memori, appunto, della nostra (italica) affine esperienza: infatti, non siamo solo terra di sbarco, ma prima di tutto di imbarco e migrazione, perché migranti sono stati anche quei marettimari che, clandestini, si sono imbarcati guardando a New York prima, e alla Baia di Monterey poi. Giuliana Gamba spiega di aver “voluto parlare dell’emigrazione italiana perché io sono molto orgogliosamente italiana su questo: gli italiani migravano andando in terre tutte da costruire ma portando saperi antichi; anche se erano analfabeti sapevano di agricoltura, di pesca, di sartoria, di panificazione, saperi esportati nel mondo e che tutt’ora ci vengono riconosciuti. Oggi l’emigrazione penso sia molto diversa, in quanto le persone che l’affrontano arrivano da culture molto differenti dalle nostre e noi abbiamo delle società già strutturate e anche un po’ ingessate: non sono società così aperte all’integrazione”.
Ancora, nel film c’è la tradizione tessuta con l’esperienza, appunto quella della conservazione delle sardine sotto sale, sapere che, dopo l’odissea attraverso l’Atlantico e un anelato approdo sulle coste californiane, permette agli uomini di Marettimo di appropriarsi di uno spirito imprenditoriale capace di conferire loro pragmatismo e dignità: ecco il pionierismo italico con la nascita delle cannery appunto, di letteraria memoria, per esportare il pesce in scatola nel mondo, non senza il fondamentale supporto delle loro donne, regine dell’economia dell’impresa. La comunità, così, apparentemente sradicata dal nido natale, rafforza e mantiene viva la propria identità e “a Monterey, la piccola città della California in cui c’è questa fortissima comunità di marettimari, ancora ci sono tutte le tradizioni che si sono portati dall’isola. Per esempio, per la festa di San Giuseppe, il 19 marzo, tornano in massa a Marettimo o si riuniscono e cucinano tutti i piatti tradizionali, è qualcosa di molto, molto sentito, e San Giuseppe è un Santo-padre, perché mancando spesso la presenza di questa figura, lontana, s’è creata questa nuova identità dell’isola, e la festa riunisce tutte le famiglie. Poi, possiamo dire che gli uomini marettimari fossero dei pionieri, ma anche le loro donne erano grandi pioniere: gli uomini, tutt’ora, pescano e basta, e i loro guadagni vengono amministrati dalle donne, che mandano avanti la famiglia, l’isola, o il commercio americano; hanno mandato avanti nel tempo tutta l’economia famigliare e imprenditoriale, contribuendo allo sviluppo dell’isola stessa”. Tutt’ora, i padri “non hanno mai visto una bolletta, un conto in banca, dove non hanno mai messo piede: pescano e stanno in mare, gli uomini; e le donne marettimare sono fortissime, incredibili”.
In tutto questo viaggio, come si può intuire, c’è anche l’ignoto che incombe, disegnato tra fato e destino e, come spiega Giuliana Gamba: “l’isola è un’isola sacra, addirittura c’è qualcuno che dice che la vera Itaca sia Marettimo, una terra molto particolare, perché è uno scoglio dolomitico impigliato in mezzo al Mediterraneo, da sempre crocevia di tutte le navigazioni, dei Fenici, dei Greci; le guerre romano-cartaginesi a un certo punto s’interrompevano quando mancavano acqua o legname, perché Marettimo era come una stazione di servizio da cui approvvigionarsi, è l’unica isola mediterranea ad avere acqua e legname in maniera autonoma. Ci sono molti miti, scavi archeologici, e probabilmente tutti questi incroci hanno creato questo dna marettimaro, imprenditoriale, libero, di scambio: sono certa che ci sia tutto questo perché è uno scoglio impervio ma altrettanto un universo fantastico e molto misterioso; c’è una sacralità nell’isola, scossa dal vento, che resta nel cuore di tutti quelli che ci hanno vissuto, e anche chi ha grandi fortune negli Stati Uniti ritorna sempre, come la mia protagonista”.
Era scritto sul mare è previsto in uscita nelle sale nel 2024.
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