È di nuovo sul set di Gomorra Marco D’Amore che sta girando la quinta attesissima stagione di una delle serie di maggior successo internazionale in cui, a sorpresa, torna a vestire i panni di Ciro Di Marzio, l’immortale, per affrontare la sfida finale con Genny (Salvatore Esposito). “Dieci anni di vita, stiamo vivendo una grande emozione, siamo a metà percorso, le riprese andranno avanti fino a maggio”. Rispetto alla sicurezza sul set: “Siamo controllati ogni giorno e ben attrezzati, sentiamo una grande responsabilità”, ha detto all’Ansa l’attore, diventato anche di recente regista con L’immortale (sul suo personaggio della serie) per cui ha anche vinto il Nastro d’Argento come miglior regista esordiente. “L’immortale – prosegue – è un caso abbastanza unico di crossover sala – tv in salotto, un tema di cui si parla moltissimo in questo momento, condizionato dalla pandemia che ha costretto le sale a chiudere”.
Per Marco D’Amore “il cinema deve essere sempre di più un grande evento. La fruizione è cambiata, bisogna dircelo e non nasconderlo. Trovare un metodo di convivenza tra sala e piattaforma è la sfida che abbiamo davanti. Secondo me sempre di più andare al cinema sarà un’occasione preziosa, unica, ma non per questo esclusiva. Detto questo però io resto legato ad una visione molto romantica della sala che ha una funzione emotiva che non ha pari, è mistica per me: ti ricordi la sala in cui sei stato per un film che ti ha colpito, quella con cui sei andato con il tuo amore e così via”.
Emozioni, continua l’attore, che nessuna piattaforma può ridare, “perché il cinema, come il teatro sono necessari, sono spazi di cui riappropriarsi perché aiutano il cuore e anche fanno campare tante persone, una filiera non indifferente ora in grande sofferenza. Sono la potente risposta ai nostri istinti vitali, perché andare al cinema o a teatro comporta azioni precise, scelte, appuntamenti, volontà di vivere la socialità. Tutto questo con le piattaforme non esiste ma i due luoghi di fruizione si completano, uno non esclude l’altro”. Semmai, osserva D’Amore, sulle piattaforme c’è troppo”una bulimia di proiezioni, quasi più non scegli ma sei scelto”.
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