Come stava il cinema nel ’68?

Bene, pronto a cogliere in Italia e in Francia quel che accadeva nelle università e nelle strade come racconta il documentario Il gusto della libertà di Giovanna Ventura


TORINO. Scorrono le immagini del set di Partner ai Mercati traianei con il protagonista Pierre Clémenti in primo piano e quelle di un giovane Bernardo Bertolucci sicuro di sé, sfrontato, che afferma che “l’intellettuale europeo è impotente a condurre un’azione rivoluzionaria”. Siamo nel cuore del ’68 vissuto dal cinema italiano e francese e raccontato dal documentario Il gusto della libertà realizzato da Giovanna Ventura per Rai Movie che lo manda in onda stasera alle 22.50 in contemporanea al passaggio nella sezione Festa mobile.

Il documentario si avvale di materiali di repertorio provenienti dalle Teche Rai, alcuni poco visti come la prima riunione che diede vita all’Anac, l’associazione degli autori cinematografici, con le reazioni di Sordi, Zeffirelli, Lizzani e Suso Cecchi D’Amico. Ci sono poi le testimonianze odierne di Olivier Assayas, Marco Bellocchio, Marco Damilano, Paolo Flores d’Arcais, Gianluca Farinelli, Serge Toubiana e Carlo Verdone. Sonia Bergamasco legge alcune pagine del diario di Anne Wiazemsky, allora compagna di Jean-Luc Godard, ammirata dall’esplosione di libertà ma anche spaventata dalla violenza di quelle giornate vissute intensamente, in prima linea dal regista. Non mancano le cronache del telegiornali e spezzoni di film dell’epoca: I pugni in tasca, La Cina è vicina, Galileo, Teorema, C’era una volta il West, La meditazione dei Beatles, One plus one, Après mai.

E ancora le immagini di repertorio delle Teche Rai documentano la contestazione alle edizioni del 1968 di Cannes e Venezia tesa a dare una nuova identità a questi festival. Ci sono le corrispondenze di Lello Bersani dalla Mostra di Venezia che vive per qualche giorno la sospensione tra proteste e assemblea. Ascoltiamo le ragioni e i punti vista differenti di Pontecorvo, Pasolini, Liliana Cavani. E le corrispondenze di Carlo Mazzarella dal Festival di Cannes che s’interrompe con l’occupazione della sala da parte di giornalisti e registi a sostegno della protesta studentesca e operaia in corso in tutta la Francia. Si dimettono anche alcuni giurati: Monica Vitti, Roman Polanski, Louis Malle.

Per lo storico e critico cinematografico Serge Toubiana quel che il ’68 ha lasciato nel cinema è il gusto della libertà, ma il cinema per Bellocchio non è stato il suo alfiere, semmai è andato in parallelo, dietro non davanti. Per Olivier Assayas il cinema ha cercato di assorbire  lo spirito di libertà e follia, quel vento di anarchia. Per il filosofo Paolo Flores d’Arcais il ’68 è stato “la cancellazione della solitudine, è stato un anno di lotta e di gioia, di entusiasmo e di passione, di amori, tutti mescolati insieme. Una stagione irripetibile”.

Stefano Stefanutto Rosa
29 Novembre 2018

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