Avventure semiserie di un regista italiano in Cina


M.Sciarra a HengdianQuale potrà essere il commento di un macchinista cinese che sarà chiamato a fare un film “co’ li italiani?” Dirà come i suoi omologhi italiani: “Boh, er reggista nun lo so chi è…. uno… italiano, ma nun c’ha manco ‘a Ferari… c’ha dell’idee strane…. ma a me che me frega… basta che me pagheno…. magari me faccio pagà in euri… E però manco sa usà le bacchette, pe’ magnà nun sai quello che combina….”… O forse no. Magari non c’ha neanche il tempo di fare queste considerazioni, visto che lavora 7 giorni su 7, circa 14 ore al giorno, e mi sa che non si parla neanche di straordinari e “golden hours”… E poi il bello è che non può neanche fare la rivoluzione…. perché quella già l’hanno fatta….

Questi dubbi mi vengono dopo aver richiesto/avuto la lettera di intenti con cui un produttore di Hong Kong, della Sil-Metropole (quelli di Lussuria, per capirci…) e il mega capo degli Hengdian Studios, una branca della Hengdian Group, grossa azienda attiva in molti campi, dalle lampadine a basso consumo, alle medicine, ai teatri di posa dicono: “Sì, vogliamo fare un film scritto dallo sceneggiatore di Lanterne rosse e girato dal regista della 2 Cavalli“…

 

Detta così, l’idea sembra più folle che geniale, ma noi abbiamo a che fare con i cinesi, e loro sono tutto, ma proprio tutto, fuorché pazzi, irresponsabili, avventati.
E allora, faxata la lettera di intenti in Italia, perché magari poi si perde, o qualcuno della concorrenza di notte entra in camera, mi narcotizza, la ruba e cambia il nome, facciamo un passo indietro e raccontiamo cosa è successo. Però va detta una cosa: tra la mia richiesta di avere questa lettera di intenti e la consegna della lettera scritta, stampata, firmata, passano circa 35 minuti!!!! Sono tre mesi che aspetto un incontro con famosi finanziatori italiani che non trovano il tempo di dirmi se le idee che ho sono interessanti o no… Che cos’è, non è che magari questi con questa velocità diventano la nazione più innovativa del mondo????

Innanzi tutto vediamo come e dove avviene lo storico incontro. Festival di Shanghai, lo sapete già, forum sulle coproduzioni, però il giorno prima dell’apertura. I contatti portati da me dall’Italia (la Hengdian Europe ha sede in Italia, e il suo General Manager, anch’egli italiano, è stato il tramite fra me e la casa madre) e dal famoso sceneggiatore Ni Zhen (tutti i cinesi che lo incontrano si inchinano, ho contato in questi giorni circa 30 persone che mi hanno detto, fiere, di essere stati suoi allievi!) si incontrano in un albergo per parlare tra di loro. Vengo poi introdotto anch’io, li porto presso la sede di Filmitalia dove una grande esportatrice di film italiani mi affianca con l’esperienza, la praticità e la concretezza che le sono proprie. E lì, ecco la prima domanda che io, regista italiano, mi sentirò fare spesso in questi pochi giorni: “Come rientro dei miei investimenti?”. La risposta che mi viene subito alla bocca è: “E lo chiedi a me?”. Ma, dismessa la veste di autore italiano che guarda solo al proprio ombelico, non sa pensare film che possano arrivare neanche a Lugano (ma, a proposito, io a Lugano ci ho girato, quindi, forse…), abile solo a realizzaare film due camere e cucina, divento uno dei migliori piazzisti di me stesso che abbia fino ad ora conosciuto. Mi scappa di parlare fluentemente di mercati da dividersi, di chiedere di investimenti di televisioni, di circuiti di sale cinesi, di multiplex, e quant’altro… Però!, mi dico tra me e me…

E allora adesso, a parte i miei affari privati, ecco i risultati.
Prima di tutto, la notizia: tra noi e loro, la vera Repubblica Popolare siamo noi!!! Senza alcun dubbio!!! Alle mie successive domande: “Ma voi avete un fondo statale per lo sviluppo delle sceneggiature?” e: “Ma quanto vi dà lo Stato per produrre i film?” ottengo delle risposte che superano la naturale vaghezza delle risposte cinesi. E scopro che si fanno circa 300 film all’anno, ma che l’80% è prodotto con l’equivalente di 100/500.000 € (che anche per loro è pochissimo), che il medio budget va da 500.000 a 1.000.000 di euro e che quindi un nostro medio budget viene considerato un kolossal, su cui non c’è alcuna speranza di un rientro economico. I film che produce direttamente lo Stato, continuano a tessere le lodi della rivoluzione, e potrebbero benissimo considerarsi film d’archivio, visto che di rivoluzione rimangono ben poche tracce…
Le sale cinesi sono circa 4.000 (QUATTROMILA!!!!!), anche se adesso ne stanno costruendo 20.0000 digitali, e quindi i rientri del box office non sono esaltanti, le tv pagano pochissimo i passaggi, e… Ma qui parte la mia domanda: “Ma allora, perché continuate a fare il cinema?” Quando non sanno come rispondere, o quando non possono che essere diretti, cambiano discorso. E così accade.

C’è una cosa che, se la guardassi dall’esterno, la dice lunga. E sono (ecco l’italiano che riaffiora): i vestiti. Il mio abbigliamento, giacca blu di lino (che peraltro mi ero fatto fare a Shanghai su modello italiano l’anno prima) jeans di lino Armani, e cravatta Gallo stride infinitamente con jeans taroccato, maglietta con dragone rampante e colletto sfilacciato, e polo Adidas di dubbio copyright dei miei interlocutori. Non mi azzardo neanche a pensare perché l’entità dei nostri rispettivi 740 sia così banalmente “fuori sinc”!
Gli incontri del Forum sono interessanti, ma c’è anche un sacco di gente che “ci prova”. C’è una signora che mi chiede: “Gli attori? Per noi va bene Keanu Reeves, è molto conosciuto” e io le dico” Allora lo pagate voi” E lei mi dice, “Ma io come ci rientro????”…. e daccapo…
Molti biglietti da visita usati, molti biglietti da visita raccolti, su ognuno devo prontamente scrivere una riga per poterlo identificare (quella signora c’ha scritto “Keanu Reeves!), la giornata finisce, la mia interprete va via. Sì, perché il festival, senza neanche che io ci pensassi mi aveva fornito una interprete che parlava benissimo italiano e che era stata in Italia “Dove?” “Milano, Roma, Firenze, Matera…” “Matera?” “Sì, in viaggio premio, la ditta per cui lavoravo era di lì vicino… ” Il meridionale che è in me si inorgoglisce…. Delocalizziamo il divano, in Puglia!!!!

Hengdian, set serie TVIl giorno dopo, si parte per Hengdian. Cinque ore di pullman, messo a disposizione dal gruppo, con cineasti di diversissima provenienza. C’è anche un cino/americano, che lavora con la Fox per action movies che è figlio di un famosissimo campione di kung fu! Hengdian è una specie di Universal Studios incrociato con Disneyland. Hanno ricostruito la Città proibita di Pechino in scala 1:1, stesse dimensioni. Il mio animo cinematografaro nato e cresciuto a Cinecittà mi spinge a un gesto immediato: picchiare un pugno sulle costruzioni che vedo. E, udite udite, la pietra è pietra, il cemento è cemento. E se guardo dietro le facciate, beh, c’è un dietro, un dentro, un sopra, non si vedono subito i telai di tubi innocenti delle nostre costruzioni! Altro che effimero!!!!!
Ma quello che mi piace di più, il giorno dopo, è scoprire che lo stesso gruppo, che è proprietà di un ricchissimo ed intraprendente ex contadino di una zona depressa, e che si muove nel più spinto spirito capitalista, ha costruito anche un enorme parco della rivoluzione cinese. Palazzi dove si è riunito il primo Comitato Centrale, foreste da dove è partita la lunga marcia, caserme dell’esercito del popolo. Tutto rigorosamente 1:1 e con statue vere di soldati, contadini, Mao e compagni. Altro che parco a tema!!!!

Il capo degli studi mi ha adottato. Ma la definitiva conferma avviene dopo la prima cena, in cui mi piazzo al primo posto nella gare del brindisi. Che consiste in questo. Il capo si riempie il bicchiere di un vino tipo Malvasia fatto con il riso, ti chiama, batte il suo bicchiere con il tuo, o se siamo distanti lo batte sul vetro girevole del tavolo (che rimane l’unico punto di contatto tra i nostri ristoranti cinesi e i loro), e si scola il bicchiere in un solo colpo, e poi per mostrare che non c’è trucco, se lo rovescia in testa. Non deve cadere neanche una goccia! Sostengo molti di questi brindisi, ne sollecito io alcuni. La mia accompagnatrice/interprete è preoccupata per la mia tenuta. E dentro di me, mi ripeto uno dei miei detti pugliesi preferiti: “Quante se ne devono fare per campare!!!!”
Cinque ore di pullman di linea per tornare a Shanghai, con famiglie, bambini, gente che sale e che scende, l’ultima riunione con lo sceneggiatore che è rimasto a Shanghai per fare esami all’università, e poi si ritorna in Italia.
Ricordo che, la prima volta che venni in Cina, fu con una delegazione italiana per la firma dell’accordo di coproduzione tra Cina e Italia, che sarà ratificato in questi mesi. E una signora che scrive sul ‘Giornale’ disse che avevamo buttato i soldi dello Stato. Mi chiedo come catalogherà questo viaggio che rischia di porre le premesse del primo vero film di coproduzione Italia /Cina. Altri sprechi, o soldini per le casse esangui del nostro ministero delle Finanze???? Da allora c’è stato il lungo e proficuo lavoro di Filmitalia, l’attenzione rinata per il nostro cinema, l’abitudine a rivedere cineasti italiani in Cina (a proposito, negli ultimi tempi si diceva che portare cineasti all’estero è uno spreco, anche quello…)
La strada è aperta, la lettera c’è (“Come hai fatto, non è facile averne!” mi dice Maria Barbieri, la corrispondente di Filmitalia dalla Cina, colei che mi ha fatto incontrare Ni Zhen). Ora si riprendono le fila del discorso europeo. Con tutta la forza che mi viene dall’aver visto che, anche per il cinema, si può essere veloci, si possono prendere iniziative, si può certo chiedere “Ma io come ci rientro?”, salvo poi trovare risposte positive….

30 Giugno 2008

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