Anna Foglietta e Alissa Jung inaugurano WomenLands: “Cambiare come il cinema racconta le donne”

Anna Foglietta e Alissa Jung all'inaugurazione del ciclo WomenLands di Alice nella Città, una serie di incontri, masterclass e conversazioni


ROMA – Inaugurato nel giorno di apertura della Festa del Cinema di Roma il ciclo di incontri WomanLands, dedicato ai diritti delle donne, inclusione e futuro delle nuove generazioni e realizzato in collaborazione e a supporto del comitato Expo 2030 Roma. All’apertura a Palazzo delle Esposizioni, nuova location di questa edizione del festival, le attrici Anna Foglietta e Alissa Jung, che hanno raccontato il loro impegno nel sociale con le rispettive associazioni Every Child is My Child Onlus e Pen Paper Peace.

“Noi donne non vogliamo più essere raccontate in un certo modo” racconta Anna Foglietta in tema di uguaglianze rispondendo alla moderatrice dell’incontro Chiara Sbarigia, presidente APA e Cinecittà. “La domanda è: quanto questa società è davvero pronta al cambiamento? Quanta retorica e quanta strumentalizzazione c’è dietro alla figura della donna. Il processo è un processo di cambiamento profondo, radicale, che secondo me sta avvenendo. Ma bisogna avere una grandissima pazienza. Non dobbiamo cedere. Ho letto questa notizia mentre venivo qui: il dirigente della Juventus ha detto che un giocatore che entra in una squadra di calcio è un po’ come una fidanzata. Quando te la metti dentro casa e poi magari scopri che non lava, non stira e non cucina. Oggi è inaccettabile, totalmente inaccettabile. Quindi se tu mi chiedi cosa succede nel cinema, io ti rispondo che nel cinema succede un po’ questo, che ancora veniamo un po’ usate”. Avere sempre ruoli femminili solo funzionali a un uomo, a una relazione, è stantio, puzza, non ne posso più”.

D’accordo con lei la collega Alissa Jung, che è stata protagonista, fra gli altri, di Maria di Nazaret di Giacomo Campiotti, un set su cui ha conosciuto Luca Marinelli, diventato poi suo marito. “Basta vedere cosa guadagna una protagonista rispetto a un protagonista – afferma -. Dire che siamo tutti uguali è una bugia. E’ mia figlia a farmi notare tante disparità, facendomi comprendere come io le abbia accettate. C’è ancora tanto lavoro da fare e dobbiamo invitare gli uomini a fare questa battaglia con noi, perché il femminismo. è anche per l’uomo, perché vuole dire la liberazione dal patriarcato, la crescita di un mondo più bello e empatico per tutti. Dobbiamo unirci per combattere un sistema che non è giusto”.

Rispetto all’impegno con Every Child is my child, a cui ha dato vita nel 2016, Anna Foglietta ricorda che “non è solo un’associazione ma un pensiero nel quale credo da quando sono nata, quello che ogni bambino è il nostro bambino. Combattere il senso di ingiustizia mi ha sempre accompagnato, ho sempre detto quello che trovavo sbagliato”. L’associazione “è la conseguenza di questo mio modo di stare al mondo”. Un atto “di profonda volontà di una testona capocciona, che sono io”, aggiunge sorridendo. L’idea di creare Every Child is my child è arrivata “dopo un aver visto le immagini di un attacco con l’uso di armi chimica in Siria. Ho sentito con altri amici il bisogno di gridare il nostro basta a quella guerra”. E da lì è nato qualcosa di concreto (sono seguiti altri progetti per l’inclusione, ndr) la Plaster School, al confine tra Siria e Turchia, frequentata negli anni da più di 500 bambini”.

redazione
18 Ottobre 2023

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