‘Amleto è mio fratello’: meglio pazzi che tristi!

Il film di Francesco Giuffré esce oggi nelle sale


“A far del male oggi non sono i matti, ma i sani di mente. Li ho conosciuti quando stavo in manicomio, i matti, son simpatici, non come i dementi che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita…”

Sono le parole cristalline della poeta Alda Merini, sullo sfondo un variopinto murales che la ritrae, ad aprire Amleto è mio fratello, il film di Francesco Giuffré in uscita oggi nelle sale.

Poi qualcuno esce di soppiatto da una stanza buia, parla sottovoce: una porta si apre, ha inizio l’avventura.
Un camera-car ci fa scivolare a ritmo di musica nelle strade di Roma, alle prime luci dell’alba: siamo a bordo di uno storico furgoncino vintage, ma soprattutto dotato di un equipaggio formidabile.

Alla guida c’è “Paolo, 45 anni, soffre di allucinazioni e sindrome ossessiva compulsiva. Ha una sfiducia spropositata nel prossimo. Madre giapponese e padre italiano, non è mai uscito da Roma”. Nel sedile dietro a tutti un giovane altissimo, in perfetto abbigliamento da sci, occhialoni compresi: “Paolone, 44 anni, “ha sindrome della x fragile. Ripete tutto ciò che sente e imita tutto ciò che vede. Non ha mai visto la neve”. Subito avanti “Andrea, 37 anni, affetto da sindrome di Down, si allena tutti i giorni in palestra, è il playboy del gruppo”. E dulcis in fundo Carlo, 34 anni, affetto da emiparesi lato sinistro e lieve ritardo cognitivo. Non riesce a esprimere le proprie emozioni. Ha una memoria prodigiosa”.

È questa la scelta narrativa del regista: scoprire subito le carte agli occhi e al cuore dello spettatore, nel vero senso della parola: in overlay, con l’aiuto della grafica, come fossero titoli di testa, appaiono infatti le mini-carte d’identità dei protagonisti del film. Non certo attori famosi, ma volti già noti a chi segue gli spettacoli messi in scena dal ‘Teatro Patologico‘ (qui ribattezzato ‘Teatro dell’Altrove’), il luogo magico fondato da Dario D’Ambrosi in cui le persone con disabilità mentali esprimono se stesse, all’insegna dell’inclusione e guarigione. Quello stesso teatro in cui Francesco Giuffré – figlio d’arte – da regista e docente di discipline teatrali è impegnato quotidianamente da anni: oggi, con questo film, decide di portare questa magia anche sul grande schermo. Il risultato è un’opera potente e commovente, probabilmente impossibile da raggiungere con soli attori ‘normodotati’.

Amleto è mio fratello nasce dall’idea di raccontare un argomento molto spesso relegato in un angolo, scomodo e a volte disturbante, il disagio psichico” – spiega il regista. “Il film non vuole insegnare o dare giudizi, ma solo raccontare il mondo e i sogni di quattro ragazzi speciali, cercando di smontare i preconcetti sulla malattia mentale. Un progetto dove l’inclusione e il rispetto per la diversità rappresentano il motore trainante, perché sono profondamente convinto che il cambiamento di una società deve iniziare proprio con l’accettazione di ciò che è lontano da noi, e questo film vuole essere un piccolo ma significativo passo in quella direzione”.

Prodotto da Marco Gaudenzi e Pierpaolo Marcelli per Flat Parioli e TNM Produzioni, Amleto è mio fratello esce oggi, 31 agosto al cinema, all’ombra dei kolossal e dell’attesa dei film presentati a Venezia.

Paolo Vaselli, Andrea De Dominicis, Carlo Di Bartolomeo e Paolo Giliberti sono i protagonisti, affiancati da Claudia Gerini, Tonia De Micco e Ilaria Loriga e le partecipazioni straordinarie e amichevoli di Francesco Paolantoni (il farmacista), Vincenzo Salemme (il direttore del teatro a Napoli), Margherita Buy (la suora) e Nino Frassica (l’ex attore caduto in disgrazia e ora solitario circense)

I principali attori del lungometraggio, quindi, interpretano esattamente loro stessi. Paolo, Paolone, Andrea e Carlo: quattro attori diversamente abili, che una notte, di nascosto, decidono di partire da Roma alla volta di Napoli, provocando non poca ansia nei loro genitori, nel teatro in cui lavorano e nelle forze dell’ordine, a iniziare dal commissario, Claudia Gerini. Patiti incalliti di William Shakespeare, i magnifici quattro sono venuti a sapere che nel capoluogo campano lo storico Teatro di piazza Eduardo De Filippo sta cercando una compagnia che rappresenti Amleto: l’occasione è assolutamente imperdibile. Per loro “Essere o non essere, questo il dilemma” non è una semplice citazione shakespeariana, è un grido di aiuto: “Amleto è mio fratello!” spiega bene Paolone, fuori dall’autogrill.

Ma il viaggio si rivela tutt’altro che tranquillo: con il commissario alle calcagna, vanno incontro a una serie di avventure: prima il furto del pulmino – con annessi gli psicofarmaci da assumere quotidianamente – poi tante conoscenze inattese e molto ‘speciali’ che scandiscono il racconto, nel nome dell’accoglienza e dell’Incontro con la I maiuscola.

Un film sulla necessaria capacità di stupirsi, sulla meraviglia, su quella necessaria “scintilla di pazzia” che non va mai abbandonata dentro di noi” (la citazione di Erasmo da Rotterdam di Salemme). Un film che fa pensare ma con lucida serenità, pieno delle situazioni surreali di cui la vita di questi ragazzi è piena, con picchi di poesia felliniana che raggiungono il loro culmine nella nevicata su Napoli, a 50 anni da quella celebre di Amarcord. Perché – come dice Cloe, la ragazza un po’ freak che studia le tartarughe marine – “la bellezza non va mai data per scontata”.

“La storia che raccontiamo è semplice come lo possono essere certi sogni” – continua il regista. “La fuga, per i nostri protagonisti, significa non solo uscire dal mondo che li protegge, ma soprattutto toccare con mano quel senso di libertà che molto spesso non si può concedere a chi soffre di disturbi mentali. Durante il viaggio, i quattro si troveranno nel mondo al di là del loro. Un mondo che non è lì per proteggerli, ma per accoglierli. E solo chi ha un’anima pura come la loro potrà cogliere la loro sana follia! Perché come dice uno dei personaggi del film: meglio pazzi che tristi!”.

30 Agosto 2023

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