Agnès Varda: “Feci esordire Philippe Noiret tra i pescatori”

La regista francese, ospite della rassegna Il Cinema Ritrovato, rievoca la genesi del suo primo lavoro, "La Pointe-Courte", in cui esordì al cinema anche il celebre attore


Attesissima ospite di questi ultimi giorni al festival Il Cinema Ritrovato è stata Agnès Varda presente alla manifestazione per introdurre la proiezione del suo primo film “ritrovato e restaurato” La Pointe-Courte (pellicola che farà di lei la rappresentante femminile per eccellenza della Nouvelle Vague francese) e che è stato girato, nel 1954, nel piccolo paese di Sète, nella zona denominata appunto La Pointe-Courte. Il film è la storia parallela di una coppia in crisi che non sa se lasciarsi e della vita quotidiana della piccola comunità di pescatori che vive sul posto. La regista ha quindi raccontato la nascita, le condizioni di un film “che oggi non sarebbe più possibile girare”, ma che rimane “uno dei più entusiasmanti” della sua carriera, per poi ricordare, con un estratto di 5 minuti del suo ultimo lavoro televisivo Agnès de ci de là Varda (composto di 5 film), l’amico e collega Chris Marker, scomparso lo scorso anno, a cui la kermesse bolognese ha dedicato un’intera retrospettiva.

Madame Varda, quanto è stato importante per lei questo esordio?
È stato fondamentale. Mi ha aperto un mondo. Prima di allora io il cinema non lo conoscevo bene. Gli altri miei colleghi, quelli che faranno parte della Nouvelle Vague erano quasi tutti critici, che da anni studiavano il cinema in maniera rigorosa e che hanno seguito anche un percorso, per arrivare alla regia, molto più ortodosso del mio. Io, in questo senso, ero una selvaggia (quando è uscito il film lo hanno anche scritto) e mi intendevo molto di più di letteratura e di teatro, ma sono sempre stata molto curiosa e così con un misto di ignoranza e ingenuità ho scoperto la settima arte.

Ma allora come si è che si è avvicinata al cinema, tanto da farne poi la sua professione? E soprattutto, come l’è venuta l’idea di un film che aveva fra i protagonisti principali dei veri pescatori? 
È stata tutta colpa di Alain Resnais, all’epoca faceva il montatore. È stato lui ad avvicinarmi seriamente al cinema e a darmi fiducia quando gli raccontai che mi sarebbe piaciuto girare un film in un posto che avevo conosciuto per caso, ma che mi aveva affascinato moltissimo. Questo posto, che si trova tra il mare e un lago salato, è appunto La Pointe-Courte. Qui viveva una popolazione di pescatori di varie nazionalità, moltissimi tra l’altro di origine italiana. Ho iniziato quindi a pensare giorno e notte a cosa avrei voluto raccontare e a come passare in questo posto meraviglioso tutto il mio tempo. Ho tentato di entrare a far parte della loro comunità per osservarli da vicino, per capire le loro dinamiche familiari. Prendevo tantissimi appunti e poi quando tornavo a casa cercavo di copiare le espressioni tipiche di ciò che dicevano. Insomma ho raccolto tantissima documentazione – perché quello che volevo fare era incrociare la parte più documentaria con quella di finzione che mi ero immaginata – e poi, quando finalmente mi sono sentita pronta, mi sono buttata: con la mia 35 millimetri, pochi soldi e una troupe ridotta all’osso (eravamo solo 7) che sul set faceva più lavori, ma tutti con grande professionalità.

Questo film segna anche un altro esordio, quello di Philippe Noiret…
Sì, per lui era la prima volta e al suo fianco c’era Silvia Monfort. Sono certa che se glielo avessi proposto dopo, forse, un film come questo non l’avrebbe mai fatto. Ma all’epoca era un attore di teatro che aveva una gran voglia di sperimentare e capire cos’era il cinema. Fu questo suo primo lavoro con me a farlo entrare nell’ambiente, e poi il suo talento ha fatto il resto.

Com’era Noiret sul set del suo primo film?
Nervoso e spesso sofferente. Questo perché, come diceva lui, gli impedivo di esprimersi. Ma io volevo proprio questo. Volevo una recitazione immobile nei movimenti e tutta basata sulle espressioni del volto. Mi immaginavo un po’ quegli attori dei film giapponesi che esprimono rabbia o felicità anche solo attraverso un movimento minimo degli occhi. Comunque entrambi gli attori sono stati molto generosi e in generale l’entusiasmo di quel primo film è rimasto unico, anche se poi non ebbe tanta fortuna di pubblico e in seguito ho fatto tante altre cose.

Però la critica si espresse positivamente…

Sì. Ricordo che Jean Douchet, citando molti anni dopo il mio film, mi definì l’ava della Nouvelle Vague, e devo dire che in quel caso, avevo solo trent’anni, non lo presi tanto come un complimento: mi sono sentita decrepita! Ma in assoluto, il sostegno maggiore, l’ho avuto da André Bazin. Resnais aveva insistito per fargli vedere il film ed ebbe ragione, perché ne rimase entusiasta. Mi convinse addirittura a proporlo al Festival di Cannes di quell’anno organizzando personalmente delle proiezioni. Lui e sua moglie mi aiutarono a invitare le persone giuste. Ricordo ancora che imbustammo a mano tutti gli inviti. Poi, quando due anni dopo finalmente il film uscì, il pubblico non rispose molto bene, però Bazin fece un articolo meraviglioso in cui invitava ad andare a vederlo perché secondo lui si trattava di “un’opera imperdibile, libera e pura”.

Dopo i suo primo film è diventata anche cinefila?
Sicuramente ho imparato a vedere i film giusti. E anche in questo Resnais è stato fondamentale. E pensare che da piccola, dopo la proiezione di un film su Biancaneve, avevo giurato che non sarei mai più andata al cinema. L’avevo trovato orribile, anche perché Biancaneve mi sembrava una scema: faceva da serva ai sette nani e si innamorava di un uomo insopportabile! Invece poi sono arrivati i film di Prevert, quelli di Marcel Carné, come dimenticare Les enfants du paradis e molti altri che hanno influenzato il mio rapporto con il mezzo cinematografico. Certe volte penso che se avessi visto alcuni di quei capolavori prima di fare il mio film, non lo avrei mai fatto! Invece la mia ignoranza e la mia curiosità senza volerlo hanno aperto la strada della mia vita.

E a La Pointe-Courte è più ritornata?
Sì, spesso. È un luogo che mi è rimasto nel cuore. Ho persino fatto delle riprese che ho recentemente inserito in un lavoro che ho fatto per la televisione che si chiama Agnès de ci de là Varda.

In questo ciclo di film per la tv lei racconta anche le moltissime esperienze extracinematografiche che lei ha fatto, così come la vita dei tanti artisti che ha conosciuto, fra questi Chris Marker, al quale era legata da una profonda amicizia…
Io, Demy, Resnais e Marker eravamo una grande famiglia, ma questo soprattutto perché eravamo della Rive Gauche  e tutti molto di sinistra. Con Demy mi sono addirittura sposata! Devo dire però che i più simili eravamo proprio io e Marker, uniti non solo dall’impegno e dalla militanza, ma anche da un grande senso della condivisione e del confronto. Entrambi poi eravamo in grado di vivere mille passioni contemporaneamente e questo ci ha sempre legato molto. In questa piccola testimonianza televisiva io lo racconto nel suo atelier, preso dalle sue mille attività. Lo avevo convinto a essere intervistato dopo 20 anni di voluto silenzio stampa. A lui non piaceva né parlare di sé, né, tantomeno essere ripreso. Ma verso di me non fece troppa resistenza. Gli facevo vedere tutto quello che giravo e a lui andava sempre bene.

Cos’è che amava di più di questo grande regista?

La sua apertura mentale, la sua capacità di lavorare appunto su tanti fronti. La cosa che però come regista apprezzavo di più di lui era la sua capacità di far vivere i documentari. I commenti che inseriva all’interno di essi erano sempre perfetti, incastrati con precisione estrema con quel che raccontava. E poi non c’era mai nulla di inutile, di gratuito. Era una persona e un artista che è riuscito a diventare grande proprio perché ha sempre lavorato con immenso divertimento. E questo fino all’ultimo. Tanto che aveva addirittura creato un suo avatar sul Second Life e ogni volta che andavo a trovarlo mi spiegava tutte le novità tecnologiche che offriva il mercato per leggere, fotografare, filmare e inventarsi delle cose sempre nuove.

05 Luglio 2013

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