Zanussi: “Europa, ritrova fiducia nel tuo passato”

Lezione con gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia e Master Class per tutto il pubblico: il maestro del cinema polacco, che ha caro il nostro Paese, ha tenuto un doppio incontro romano, nella giornata di mercoledì 18, nell’ambito del Festival Ciak Polska, che quest’anno ha scelto proprio lui come ospite d’onore, a cui sta dedicando una rassegna, a cura di Emma Neri. Quello con l’Italia, per il settantaseienne regista e sceneggiatore polacco, è un legame antico, cinematograficamente legato al nome di Vittorio Gassman, per cui Zanussi scrisse espressamente Il potere del male (1985), storia di uno studente di teologia e del suo dialogo con un fabbricante di armi; ma privatamente l’autore ha una “parentela” tricolore: il suo trisnonno, ingegnere, si trasferì dal Friuli alla Polonia – “i miei avi sono andati in Polonia per costruire le strade, io sono il primo che ha abbandonato questa vocazione, prendendo la decisione di diventare un fisico, la mia prima professione, di cui sono molto fiero; ma essere artista per me è una vocazione più forte di qualsiasi altra”. Ecco spiegato quel cognome tutto nostrano. 

L’occasione della retrospettiva è quella di ripercorrere, per macro tappe, la carriera del maestro varsaviese, con Persona non grata (2005); L’anno del sole quieto (1984), Leone d’oro a Venezia; Illuminazione (1973), pluripremiata opera, che sarà proiettata a chiusura dell’evento (Cinema Trevi, Roma – giovedì 19 ore 19) nella sua versione restaurata; ma, soprattutto, Zanussi ha presentato, come anteprima romana, Corpo estraneo (2014) – una produzione italo-russa-polacca, con protagonista Riccardo Leonelli, attore ternano -, una storia sul rapporto umano-divino, capace di suscitare forti polemiche e per cui Zanussi – come ha più volte dichiarato – è stato definito “nemico della patria”. Un film complesso ma quanto mai attuale tra gli eventi più recenti, che però, come ha detto il regista, in generale “è stato accolto con grande contrasto, ricevendo soprattutto l’avversione delle posizioni femministe”. La cosa pare lo lusinghi, perché vuol dire che riesce ancora, con un suo film, a suscitare una reazione violenta, probabilmente perché coraggioso nell’affrontare un tema sostanziale per la società contemporanea.

Nel tempo presente, in giorni in cui anche il concetto di “Europa” è quanto mai vivo, Zanussi, che preferisce non fare cenno ai recenti drammatici eventi perché “è un argomento troppo complesso”, riflette che “questo Continente ha diverse facce; quelle che mi stupiscono sono quelle più frivole e irresponsabili, che non ammettono cosa l’Europa ha creato nei secoli, per lo sviluppo, annullando così il successo di un Continente; abbiamo un po’ perso la fiducia nel nostro passato, che dovremmo considerare glorioso, anche se abbiamo commesso moltissimi crimini, al culmine con l’ultima Guerra Mondiale. La Polonia, in Europa, è un Paese di una dimensione media, con una storia turbolenta: non mi aspetto grandissime cose, ma credo che abbiamo saputo mantenere il buon senso, che spesso manca nei Paesi troppo ricchi”.

Krzysztof Zanussi ha voluto, con il film e la sua opera in genere, “offrire alla gente grandi esperienze di vita, fornire molteplici informazioni attraverso storie di coraggio, di vita, per creare riconoscibilità con le tematiche trattate”. Ascoltarlo parlare si è dimostrata, più che una lezione, un’opportunità, perché attraverso il suo modo di raccontare il cinema stimola a cercare punti di contatto tra l’arte del grande schermo e le (grandi) cose della vita quotidiana.

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