Winterbottom e “l’influenza del Neorealismo, di Fellini e Antonioni”

Il regista britannico accompagna la prima italiana del suo 'Shoshana', prossimamente in uscita e completamente girato in Puglia, dove ha ricostruito Gerusalemme e Tel Aviv: riflette sul suo cinema, su quello britannico che guarda all’America, e sul pubblico


LECCE – L’Ulivo d’Oro, premio assoluto del Festival del Cinema Europeo di Lecce, l’aveva ricevuto cinque anni fa (2018) e quest’anno Michael Winterbottom torna alla manifestazione diretta da Alberto La Monica per aprire la XXIV edizione con il suo ultimo film, Shoshana, in anteprima assoluta e di prossima uscita con Vision Distribution.

Il film aveva un’uscita annunciata per il 16 novembre ma, come qualche volta accade, le meccaniche distributive optano per altre strategie e così è stato per il film del regista britannico, che però non ha mancato di essere al Festival per mostrare al pubblico l’opera, di cui ha dato alla stampa qualche suggestione in anteprima, ampliando il dialogo a una più ampia riflessione sul suo cinema, su quello britannico e sul pubblico.

“L’idea alla base di Shoshana nasce 15 anni fa al Festival di Gerusalemme: all’epoca sono incappato nella lettura di un libro, One Palestine, Complete di Tom Segev – ambientato negli Anni ’30 in Palestina – l’ho approfondito e man mano che prendeva forma si è spostato sulla dinamica del rapporto personale e su come gli estremismi possano separare. L’idea è partita da un punto si è spostata verso un altro”, racconta Winterbottom, che continua dicendo che il film “è stato girato completamente in Puglia: Tel Aviv è stata riprodotta tra Brindisi e Ostuni, Gerusalemme a Lecce, Giaffa a Taranto. È un territorio capace di verosimiglianza: è stata una straordinaria esperienza la collaborazione con le troupe italiane, e data l’esperienza troveremo il pretesto per tornare. È fondamentale avere la cooperazione con le persone locali, personalmente ho girato molto all’estero e l’esperienza in Italia/Puglia è stata particolarmente felice. Spero di poter realizzare il mio prossimo film in Nord Italia. La speranza, siccome ci sono sempre più produzioni in Puglia, è che si crei un’infrastruttura solida di maestranze, senza necessità di spostarle – per esempio – da Roma”.

L’Italia, nel senso di cinema di Winterbottom, è presente da molto prima di approdare e scegliere la Puglia (anche come luogo personale, infatti il regista ha una casa a Cisternino), perché “le influenze più presenti si creano in gioventù: io ricordo quelle dell’adolescenza” e, proprio parlando del nostro cinema, cita espressamente “il Neorealismo, Fellini, Antonioni”.

Per la realizzazione dei suoi progetti, il regista parte “sempre da temi differenti, se c’è qualcosa che attira la mia attenzione l’approfondisco: quando capisco che voglio rifletterci e parlarne allora è il momento. Il punto di partenza è casuale e la formula può variare: può essere un documentario come un racconto di finzione. Se trovo una materia che voglio esplorare la approfondisco”.

Certamente il suo cinema, questo film ma non solo, ha spesso a che fare col concetto di “realtà”, tema su cui riflette: “che si tratti di film/libri/giornali è comunque necessario trovare il punto di contatto nel mondo esterno: il processo filmico non deve essere separato dal resto della vita, si intessono. Bisogna partire dal considerare come le persone siano influenzate da ciò che accade nel mondo, c’è interconnessione, e noi siamo la rappresentazione di ciò che accade. Io ho parlato di tante storie reali e il punto nodale per me è essere onesto e preciso, rispettando ciò che è realmente accaduto: in Shoshana abbiamo personaggi politicamente schierati e, quando ho mostrato il film alle famiglie di entrambe le parti, tutte e due hanno apprezzato l’accuratezza della rappresentazione”.

Winterbottom, spesso premiato a livello internazionale, sullo stato di salute del cinema europeo in senso stretto dice di non avere un punto di vista preciso ma, parlando del cinema di casa sua, quello britannico, afferma che “non si è mai sentito del tutto europeo, ma ha sempre un po’ strizzato l’occhio all’America, anche per motivi economici, perché quella può rappresentare un approdo”.

Shoshana è un film con una forte connessione con l’attualità e quindi non si può fare a meno di pensare all’impatto che, quando uscirà, potrà avere sul pubblico. Il regista auspica che “non ci siano preconcetti o aspettative, ogni film è frutto di un’idea separata dal resto, ogni film ha un approccio differente. Dal pubblico mi aspetto una mente aperta per guardare come evolva il film”.

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