Tifo da stadio per Vasco: “L’Italia è un bel paese”

Delirio dei fans per il rocker che si è concesso al suo pubblico in un incontro a ruota libera per il documentario su di lui prodotto da Raitre


VENEZIA – Alla fine arriva anche il colpo di teatro: un bicchiere di champagne lanciato sulle prime file della sala Darsena, occupate da fotografi e giornalisti… Vasco è così. Incontenibile e programmaticamente “maleducato”. Del resto il pubblico dei fedelissimi lo ama proprio per questo, perché è “libero, libero, libero”. Un ciclone rock si è abbattuto sulla Mostra con il rocker di Zocca. Per tutto il giorno inseguito e osannato con un vero tifo da stadio. Un red carpet – subito ribattezzato “tappeto Rossi”, interminabile: autografi, selfie, mani che si toccano, musica a palla… Quasi 3000 persone sono arrivate da tutta Italia, da Ivrea a Gioia del Colle, per lui, solo per lui. Più divo di Johnny Depp. E poi un’ora di show, moderato (si fa per dire) da Vincenzo Mollica. Con i suoi hooligans con tanto di striscioni, pronti a cantare in coro ogni canzone appena accennata, perché è chiaro che le sanno tutte a memoria.

L’occasione era l’ormai celebre Decalogo, il documentario di Fabio Masi (uno del team di Blob e infatti c’era anche Enrico Ghezzi mimetizzato tra il pubblico e c’era anche il direttore di Raitre Andrea Vianello) che andrà in onda il 26 settembre su Raitre. Vasco è arrivato dentro un’esplosione di gioia della sala: giacca di lurex color metallo, pantalone lucido, borsalino nero, il pizzetto brizzolato e gli occhiali a specchio d’ordinanza.

Attacca a parlare: “Sono un attore a mia insaputa, grazie a Fabio Masi, questo giovane regista di talento che voleva fare una specie di sigla per Blob dove dovevo recitare le parole della canzone Gli spari sopra: mi sono rasato a zero come il colonnello Kurtz di Apocalypse Now. Non sono Marlon Brando ma ce l’ho messa tutta”. Falsa modestia perché tanto il pubblico è tutto per lui e neanche se ne accorge se sbaglia un accento (dice ìcona anziché icòna). Lui alza il calice e rivela: “Canto solo quando sono ubriaco… Se fossi capace di spiegare le canzoni, non le scriverei, farei altro. Le canzoni le prendo dall’inconscio, come i sogni”. 

Racconta come andò la sua prima volta a Sanremo e come ha studiato da rockstar. ”Vedevo Mick Jagger e volevo essere come lui ma nessuno mi filava. Allora l’ho studiato. Se ti cade il microfono non devi raccoglierlo, perché se lo raccogli sembri un imbranato, ti giri, neanche lo guardi e te ne vai. Così sei una rockstar. Ci ho messo tanto a togliermi il riflesso condizionato di raccoglierlo, prove su prove. Poi sono andato al festival di Sanremo, con Vado al massimo, ero diversamente lucido ma avevo le idee chiare. Ho deciso di non rimettere a posto il microfono nell’asticella perché se poi non ci riesci sembra che stai allo Zecchino d’oro. L’ho messo in tasca e volevo passarlo al cantante dopo di me, che era Cristian, ma ho fatto cadere tutto. Beh, non mi sono neanche girato, che cazzo me ne frega, ho detto. Mi hanno preso per matto, però così si sono ricordati di me”. Continua a raccontare, sempre più sciolto, sostenuto dalla ola infinita dei suoi devoti: “Quando ho scritto Vita spericolata, sapevo che era la canzone della mia vita, dopo potevo anche morire. Ero sincronizzato sul morire giovane, le rockstar morivano come le mosche. Con quella canzone si sono scatenati i moralisti, ma non me ne è fregato un cazzo”.

Si ricorda che siamo alla Mostra del cinema e ci scherza su: ”Sono amico di Johnny (Depp), di Robert (De Niro)”. Ma i suoi fans vogliono soprattutto sentirlo cantare. “Peccato non ho portato la chitarra…” e accenna le prime due strofe del Blues di una chitarra sola. ”Sono sincero solo nelle canzoni, racconto lì le mie debolezze, dico cose che non riuscirei a dire neppure a un amico. Comincio da qualcosa che mi viene in mente, di solito una donna che mi ha fatto incazzare”. E ancora, in ordine sparso: “Le canzoni sono un modo di sublimare la pulsione sessuale, guardate che non accade mica solo a me ma a tutti gli artisti’. L’ultimo tour ha raccolto 600mila presenze. “Ho girato per l’Italia, un bel paese, pieno di bellezze di ambiente, cultura, di gente bella. Non tutte le cose funzionano, ma per forza, sennò sarebbe la Svizzera, però lì in Svizzera non ci sono le donne che ci sono qua… E smettiamola di guardare i nordici e invidiarli”.

12 Settembre 2015

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