Stefano Accorsi diventa regista: premiato al Levante Film Festival

Tra i vincitori della XIII edizione del Levante Film Festival il cortometraggio 'Io non ti conosco', scritto da Accorsi, qui in veste anche di attore e regista, insieme a Francesco Bruni


BARI – Il film che ci porteremo tutti dentro di questo ultimo ricco Levante Film Festival, rinnovato in questa sua fortunata tredicesima edizione anche grazie alla piacevole atmosfera delle feste natalizie, sarà senza dubbio l’iraniano Borderless di Amir Asgari. Il film racconta la stupidità di ogni conflitto bellico con un solido impianto teatrale nella scrittura, che rivela una sapiente cultura che spazia da Pinter al Living, e che trae la forza di questa sua messa in scena in primo luogo dalla presenza dei due bambini protagonisti della pellicola, interpreti magistralmente diretti che con il loro carisma reggono la scena per tutti i cento minuti, magnetici, del film. I bambini che rappresentano di solito la faccia martoriata e fragile di ogni guerra, in un ipotetico drammatico conflitto collocato forse in un imminente futuro, qui sono chiamati con il loro orgoglio a cambiare le carte della storia attraverso il meccanismo del rovesciamento. Il film è reduce da una stagione di premi, avendo trionfato lo scorso autunno anche al festival di Tokyo. E ha ottenuto all’unanimità il premio principale della rassegna pugliese. In una giuria che segnala anche la presenza internazionale del cineasta russo Sergey Lavrentiev e della regista kossovara Berisha Burbuqe, punto di riferimento della rinascita culturale di Pristina delle ultime stagioni, oltre al sottoscritto.

La buona selezione delle venti opere presentate in concorso, articolate qui in tre sezioni dedicate al nuovo modo di raccontare il mondo che ci circonda attraverso il linguaggio dei corti, dei documentari e dei lungometraggi, ha registrato ancora una volta l’interesse internazionale che da anni riceve questa vetrina che da sempre punta alla qualità della rassegna come motivo principale della sua identità all’interno del sempre più fitto calendario dei festival del nostro paese.  

Nella rassegna dedicata alla realtà – non sarebbe corretto ma solo riduttivo definirla come di “documentari”- due premi sono andati al film peruviano Climas, della regista andina Enrica Perez. Con un intenso e poetico sguardo femminile la giovane regista latina racconta il suo paese, in una delicata fase di trasformazione e passaggio, attraverso lo sguardo di tre donne, declinate secondo le tre età della vita e collocate in tre diverse realtà della sua terra. Il premio per il miglior documentario è andato invece alla produzione internazionale I’m Festival che racconta la passione di artisti di strada che attraversano le remote contrade della Turchia per far conoscere ai bambini dell’estrema regione dell’Europa la magia del circo. L’ultima sezione, la ricca selezione internazionale di cortometraggi, ha visto trionfare ad unanimità come miglior film il cortometraggio coreano Poong Jang. Il toccante saggio di diploma di un giovane studente di cinema che riflette con intensa maturità sulla profonda ferita tra le due Coree, non ancora rimarginata dopo decenni. La giuria internazionale all’interno della selezione dei corti ha conferito gli altri due premi ufficiali (miglior regia e miglior sceneggiatura) a due dei corti italiani presentati in concorso. La migliore messa in scena è risultata quella del corto La smorfia, l’esordio del giovane non ancora trentenne Emanuele Palamara, per le suggestioni pirandelliane in una vicenda legata al mondo del teatro e alla maschera che si è costretti ad indossare dopo una malattia che sfregia il volto. L’ultimo premio è andata alla sceneggiatura di Io non ti conosco. Il corto scritto da Stefano Accorsi, qui in veste anche di attore e regista, insieme a Marianna Cappi e Francesco Bruni. Un’opera “a sei mani” che riflette con leggerezza su come certi drammi privati e personali in realtà siano specchio di un’angoscia universale. Un aneddoto di vita vissuto che diventa cinema grazie al lavoro di  sceneggiatura e che sembra, per i personaggi e la vicenda, quasi un affresco di Cechov. Stefano Accorsi, raggiunto dalla notizia, non ha nascosto la grande soddisfazione per il premio e trovandosi a Milano ha salutato con un caloroso messaggio il pubblico e il festival che ha premiato così la sua prima prova da regista. 

30 Dicembre 2015

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