Servillo: tutto cominciò con ‘Morte di un matematico napoletano’

"Non me ne voglia il festival di cinema ma ho scelto di raccontarmi attraverso il teatro che rimane la mia attività principale". L'attore, al Bif&st spiazza il pubblico del Teatro Petruzzelli gremito


BARI. “Non me ne voglia il festival di cinema ma ho scelto di raccontarmi attraverso il teatro che rimane la mia attività principale”. Toni Servillo, protagonista della terza giornata del Bif&st spiazza il pubblico del Teatro Petruzzelli gremito con un cambio di programma. E invece dell’attesa ‘Conversazione con…’, coordinata da Enrico Magrelli, legge per oltre mezz’ora un lungo testo “steso per l’occasione” che si compone di riflessioni sul teatro, il cinema e la musica.
E anche se il cinema gli ha dato molte soddisfazioni e premi, come quello intitolato a Federico Fellini che il Bif&st gli ha consegnato stasera, Servillo ricorda le sue origini e la sua formazione sulle palcoscenico. “Morte di un matematico napoletano di Mario Martone è il primo film nel quale ho recitato nel 1991 insieme a un altro maestro Carlo Cecchi. Con Cecchi abbiamo lavorato poco insieme, ma ho approfittato di serate infinite nelle quali mi sono abbeverato a tutti i suoi pensieri sul teatro. Morte di un matematico napoletano – continua Servillo – era la dichiarazione programmatica del lavoro dei Teatri Uniti, la mia compagnia, un laboratorio permanente per le arti sceniche fondato nel 1987 da un gruppo di giovani che aveva già lavorato e usato diverse forme espressive, che credette alla possibilità di portare al cinema il suo modo totalmente  indipendente e di lavorare a teatro. Da allora sono passati 25 anni e grosso modo siamo sempre gli stessi ragazzi e ho continuato finora a fare cinema e teatro insieme a molti di loro. Ho avuto la fortuna di lavorare sempre con colleghi e registi con i quali si è sempre instaurato un rapporto costruttivo: Paolo Sorrentino naturalmente, 4 film insieme,  2 riprese teatrali per la televisione, cresciuto anche lui all’interno di Teatri Uniti, Antonio Capuano, Andrea Molaioli, Matteo Garrone, Nicole Garcia, Stefano Incerti, Claudio Cupellini, Daniele Ciprì, Marco Bellocchio, Roberto Andò e l’avventura insieme esaltante e tragica con Theo Angelopoulos.

Nel cinema – prosegue l’artista campano – per un attore occorre mantenere la forza dell’unità dell’interpretazione all’interno della lavorazione nel suo insieme, cercando di sottrarsi alle insidie della sua scomposizione industriale e della sua implicita frammentazione. E allora cerco di lavorare in modo molto approfondito sulla sceneggiatura e sui dialoghi come se fossero un pezzo teatrale per costruire in qualche modo un’impalcatura, per essere poi pronto a interpretare il segmento finale o quello iniziale della storia in una condizione di assoluta intimità con il personaggio.
Nel momento in cui vengo scelto da un regista capisco che mi viene riconosciuta  la possibilità di fare un pezzo di strada insieme. Illumino con il mio modo di essere e di recitare una piccola porzione di film, così come un direttore della fotografia illumina il film con la luce”.

Senza nulla togliere all’importanza di quello che ha avuto la fortuna di fare nel cinema, Servillo ha voluto rimarcare questo amore che continua ad essere molto forte per il teatro perché esso è per un attore una condizione essenziale per conoscere intimamente e quotidianamente se stessi e il proprio mestiere. “Non stabilisco graduatorie d’importanza tra il teatro e il cinema. Io sono un attore che si è formato nel teatro, che pratica quotidianamente il teatro e che ritiene che esso sia un’occasione per l’attore di riflessione quotidiana, costante e approfondita sul senso del proprio mestiere. Questo spero che arricchisca il lavoro che faccio anche al cinema con la stessa passione che metto nel teatro”.

Infine un ricordo di Ettore Scola: “Come pochi maestri del cinema, ha disegnato attraverso il suo cinema una vera e propria storia del nostro paese e questo significa mettersi al servizio del pubblico”.
E naturalmente il pensiero va anche a Marcello Mastroianni: “Se penso ai suoi occhi è quanto di più cechoviano esista a questo mondo. Per un attore Marcello è incantevole come qualcosa di naturale nella sua dimensione sorgiva, come in una fontana deve scorrere l’acqua, una sorta di naturalezza che è imbarazzante, lascia senza fiato”.

04 Aprile 2016

Bari 2016

Bari 2016

Il segreto e la vendetta di Michele Riondino

L’attore è il protagonista, con Valentina Cervi, Vitaliano Trevisan e Elena Radonicich, di Senza lasciare traccia, esordio di Gianclaudio Cappai presentato al Bif&st nella sezione Nuove Proposte e prossimamente nelle sale il 14 aprile. “Il film è nato dopo un viaggio con un’amica colpita dal cancro che mi confidò la convinzione che la malattia era dovuta a un evento traumatico vissuto anni prima. Da qui sono partito per costruire una giornata particolare di cui è protagonista Bruno”, spiega il regista

Bari 2016

Golino produttrice a Cannes con ‘Pericle il nero’?

Il film di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio protagonista e tratto dall’omonimo romanzo noir di Giuseppe Ferrandino, è prodotto insieme ai fratelli Dardenne dalla Buena onda, la casa di produzione di Golino, Scamarcio e Viola Prestieri. Al momento l'attrice e regista è impegnata nella stesura della sua seconda opera, una storia con protagonisti due uomini, insieme a Francesca Marciano e Valia Santella. Polemica sulle nomination dei David: "Peccato che ci sia solo la mia candidatura, Il film di Gaudino merita di più"

Bari 2016

Bif&st 2017: omaggio a Vittorio Gassman

Il direttore Laudadio annuncia anche "la retrospettiva di un grande attore, magari anche regista, o di un’attrice americani viventi”. Edizione 2017 nel segno della tutela dell’ambiente: previsti incontri e conversazioni su cinema e scienza, “saranno con noi scienziati, fisici, matematici, personalità della cultura e il cinema denuncerà la distruzione della bellezza e dell’ambiente”. Tornerà inoltre la sezione internazionale del Festival con una quindicina di titoli. Presto il gemellaggio con il Festival del cinema italiano di Annecy

Bari 2016

Giorgio Colangeli, Premio Ferzetti per il film sull’amianto

L'attore romano premiato dal Bif&st per Un posto sicuro dell'esordiente Francesco Ghiaccio sulla fabbrica di morte Eternit. Un film drammatico ma positivo per Colangeli che mostra la possibilità di riscatto che ognuno ha dentro di sé: “Quando ho girato a Casale Monferrato, ho trovato una grande coesione ideale in quel dramma collettivo. Si spende molto in dolore, ma si ricevono in cambio consapevolezza e senso civico, le grandi tragedie aiutano a cambiare il punto di vista”. Premiati Due euro l'ora e The Plastic Cardboard Sonata


Ultimi aggiornamenti