Se la cultura si scioglie come neve al sole


Cos’è la cultura e come se la passa in un paese, l’Italia, dove pare non legga più nessuno? Armata di macchina da presa e intervistatori d’eccezione, lo scrittore Edoardo Nesi e il filosofo Eugenio Lio, Elisabetta Sgarbi lo ha chiesto al popolo del Bel Paese in un’inchiesta-viaggio che l’ha portata dal Nord al Sud, premiandola con 150 ore di girato e una varietà di risposte sorprendenti. E’ nato così Se hai una montagna di neve tienila all’ombra, il documentario che Rai Cinema ha commissionato al direttore editoriale della Bompiani nell’agosto del 2009. Presentato al Festival nella sezione Controcampo eventi, il film fa parte di una delle linee nuove di Rai Cinema che produrrà un maggior numero di opere culturali con lo scopo di mandarle in onda in spazi di grande richiamo, come gli speciali del Tg1.

 

Il film che parte da Ro Ferrarese, luogo dell’infanzia della regista per arrivare a Kamarina, punta estrema della Sicilia, interpella sulla cultura filosofi famosi (Giacomo Marramao), chef (Filippo La Mantia), produttori (Angelo Curti), musicisti (Lucio Dalla, Franco Battiato che ha curato anche le musiche del film e Carmen Consoli) e intellettuali (Umberto Eco) ma anche ragazzi che passano il sabato sera a Campo de Fiori, agricoltori, autotrasportatori sul traghetto per la Sicilia o i lavoratori di una salina. A sorprendere lo spettatore è la varietà delle risposte su cosa sia la cultura: qualcuno la ritiene una serie di conoscenze e tradizioni acquisite nel tempo, qualcun altro una curiosità di apprendere che non si placa, altri ancora semplicemente qualcosa di troppo alto per loro, da trattare con reverenza e timore. Curioso che dopo tante interviste un interrogativo resti ancora: né la Sgarbi nè il duo Nesi-Lio infatti sono riusciti a capire come mai pur ritenendo la letteratura la forma per eccellenza di cultura, moltissimi non riescano a trovare del tempo da dedicare ai libri.

Seduti in platea alla conferenza stampa, molte delle personalita’ intervistate all’interno del documentario sulla loro idea di cultura: Vittorio Sgarbi (il critico d’arte fratello di Elisabetta, in prima fila) Francesco Merlo, Laura Morante, Sandro Veronesi, Camilla Barisani  e Giovanni Reale. “Pur occupandomi quotidianamente di cultura neanche io riesco a dare bene una definizione alla parola – dice la Sgarbi – Mi è piaciuto andare incontro alle persone, alle molteplici visioni di cultura che mi hanno offerto: sono i loro volti, le loro incertezze e il loro timore reverenziale sull’argomento a fare il film. Averli fatti riflettere sulla cultura era il mio obiettivo e sono soddisfatta del risultato ha continuato la Sgarbi così come sono stata felice dei piccoli regali che mi hanno fatto lungo il cammino, come il lavoratore delle saline che confida di leggere i classici dell’800 o il barcaiolo del Po che mi ha detto ‘C’e’ un detto dalle nostre parti… se hai una montagna di neve tienila all’ombra’. Queste parole mi hanno incredibilmente colpito perché sono anche un verso del poeta Tito Balestra a cui assieme a Luciano Emmer, ho voluto dedicare il film. Mi piace questa idea della cultura che si accumula come qualcosa di fragile che bisogna trattare con cura per evitare che si perda e cada nell’oblio. O che si sciolga al sole come la neve”.

Non è però necessario analizzare il tema cultura per suscitare reazioni imprevedibili. In Italia basta solo parlarne come dimostrato dal fuori programma verificatosi a metà dell’incontro stampa dedicato al film. A dare il via ad uno spunto polemico Mario Resca, dg per la Valorizzazione del patrimonio culturale del Ministero dei Beni e le attività culturali e Renato Nicolini, ex assessore alla cultura della capitale. Dopo che Resca aveva sottolineato l’aumento di visitatori nei siti della cultura di circa il 12%, dovuto, a suo parere a campagne e politiche che hanno avvicinato gente comune e giovani a musei e siti culturali, Renato Nicolini, gli ha chiesto di spiegare il senso della campagna pubblicitaria con un’immagine del Colosseo e lo slogan ‘Se non lo visiti lo portiamo via’ e se condividesse l’intenzione del Ministro Gelmini di togliere l’insegnamento della scuola dell’arte dalle scuole. Il moderatore della conferenza stampa, reputando la domanda fuori tema, è passato direttamente a un’altra domanda, senza aspettare la risposta, suscitando così le proteste di alcuni giornalisti. A fine conferenza comunque Resca non si è sottratto ai giornalisti precisando che: “I visitatori sono aumentati anche grazie a quello spot e all’allungamento dell’orario di visita nei musei. Per quanto riguarda la Storia dell’Arte, in Francia non viene insegnata nelle scuole, eppure i francesi sono fra i maggiori visitatori di siti culturali”.

02 Settembre 2010

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