Roberto Sessa, il successo di Mare fuori e l’avventura dietro la serie tratta da Elsa Morante

Il produttore e fondatore di Picomedia racconta l'eccezionalità (replicabile) della serie dei record ​Mare Fuori e la sfida dietro alla nuova serie diretta da Francesca Archibugi


Incontriamo Roberto Sessa nel salone dei convegni del Savoia Excelsior Palace a Trieste. Il tempo è poco: è l’ultimo giorno dell’AVP, il summit internazionale dei Produttori audio video in corso da martedì 19 luglio, e al produttore di Mare Fuori si cerca di fare ogni domanda possibile per comprendere “il fenomeno dell’anno”. La serie dei record – 47 milioni di ore visualizzate su Rai Play, 105 milioni di visualizzazioni e tanti altri numeri da capogiro – la si cita spesso durante i panel dedicati all’industria dell’audiovisivo. Una singolarità che si cerca ancora di decifrare. “Un caso di studio”, ci racconta Sessa, “una novità non soltanto in Italia ma anche in Europa”. Di Mare Fuori, Nastro d’Argento serie 2023, arriverà presto il film spin off, l’adattamento teatrale e si vocifera che HBO sarebbe interessato a un Remake ambientato in Texas.

Le prime due stagioni della serie, trasmesse su Rai2, non avevano raccolto le soddisfazioni che come un’onda sarebbero presto arrivate con il terzo capitolo, distribuito in anteprima su Raiplay e su Netflix (solo i primi episodi, i restanti arrivano il 26 luglio). Ora assieme a Picomedia – fondata da Sessa nel 2009 e parte della Asacha Media Group – il produttore con oltre 30 anni di esperienza vuole fare tesoro da quanto appreso da questa storia televisiva di successo, che smentisce molti luoghi comuni sullo streaming, il target dei contenuti e le modalità di fruizione.

“Abbiamo capito che diverse forme di distribuzione, lineare, free, avod e svod non si cannibalizzano, ma potenzialmente si sommano e fanno sì che il risultato sia vincente per tutti”. Un’idea che ribalta anche il rapporto tra gli attori dell’audiovisivo e propone una concorrenza differente, più proficua per tutti. “Parliamo di cambiare il business model”.

“Mentre fino a qualche tempo fa si pensava che il freevod potesse uccidere lo svod e lo svod potesse uccidere il freevod, che se si finiva sul freevod poi la televisione lineare ne avrebbe subito, noi abbiamo vinto sulla televisione lineare, + 30% rispetto alla media di rete, vinto sullo svod con 220 milioni di visualizzazioni in quattro mesi, una cosa mai fatta, 30 settimane nella sezione ‘più visti'”. Per mettere in prospettiva, una big hit internazionale su Netflix come Stranger Things ci resta solitamente tra le quattordici e le sedici settimane. “Ti fa capire che c’è qualcosa di nuovo su cui ragionare, no?”.  

Il titolo dei successi sarà anche un’eccezione, per il momento. “Ma non parte tutto da un’eccezione?” si chiede Sessa rilanciando la sfida e invitando a mettere in dubbio molti degli stereotipi più diffusi, anche tra addetti ai lavori. “Abbiamo pensato che il mondo fosse di un certo colore, invece non è vero perché l’esperienza prova altro”. Sessa ha iniziato nella tv generalista, un’esperienza che ha certo fatto la differenza in un momento in cui era importante – e lo è ancora – comprendere i punti di contatto tra streamer e tv lineare sul prodotto e sul pubblico. La commistione è inevitabile, racconta, “questo sarà”. E Mare Fuori l’ha detto prima di tutti. 

Picomedia guarda ora a una nuova sfida i cui retroscena ricordano un’avventura da veri Indiana Jones. Dopo aver ritrovato il contratto in cui Elsa Morante cedeva i diritti de La Storia, Sessa ha iniziato la produzione dell’adattamento seriale del famoso romanzo con Francesca Archibugi a guida della regista. “È stata un po’ un’avventura” ci confida, “la società a cui Elsa Morante aveva venduto i diritti per fare il film di Comencini è fallita, il produttore è fallito e il contratto è andato perduto. Alla morte della Morante gli agenti letterari che si sono occupati delle sue properties non potevano stringere accordi non avendo trovato il contratto”. Da qui l’idea e un accordo: “gli abbiano detto che se l’avessimo trovato noi ci avrebbero lasciato il first look e la forza di poterlo negoziare”. In cinque o sei mesi, il contratto è stato ritrovato. “Abbiamo negoziato e convinto la famiglia e ora siamo in montaggio”.

Alessandro Cavaggioni
21 Luglio 2023

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