Michele Savoia: “Dai Me contro te a ‘Ferrari’, è bello poter ‘giocare’ nel nostro mestiere”

L'attore racconta la sua esperienza nella saga campione di incassi e nel film di Michael Mann, commenta le dichiarazioni di Pierfrancesco Favino e anticipa i suoi prossimi prog


Lavorare con Michael Mann è stato un sogno che si avvera per Michele Savoia. Nel biopic Ferraripresentato in concorso all’80esima Mostra del Cinema di Venezia, l’attore pugliese, 34 anni, ha recitato al fianco di un cast internazionale di grande livello, tra cui Adam Driver e Penélope Cruz, interpretando l’ingegnere Carlo Chiti che fu determinante nella vittoria delle Mille Miglia nel 1957. Da tre anni Savoia interpreta anche il personaggio di Pongo, un ormone dal cuore tenero, nella saga cinematografica di successo dei Me contro te. “Spesso si pensa che un attore che fa film per ragazzi non possa recitare in opere d’autore. E invece il bello del nostro mestiere è poter giocare”, spiega Savoia a CinecittàNews.

Michele, com’è stato lavorare in Ferrari?

Un sogno talmente lontano e impossibile che ancora non ci credo. Sono stato diretto da un regista come Mann, di cui amo tutti i suoi film, e ho recitato al fianco di grandi attori internazionali. Non è stato solo un sogno ad occhi aperti, ma anche una bella sfida. Quando ho inviato il primo self tape come provino non pensavo mi avrebbero scelto per incontrare Mann. E, invece, è accaduto. Dal vivo mi ha fatto grandi complimenti e mi ha preso. Per me è stata l’occasione per lavorare in grande, in Italia si trovano raramente produzioni così imponenti.

Nel film interpreti Carlo Chiti. 

È stato un famoso ingegnere italiano, che nella sua carriera ha lavorato per diverse case automobilistiche avendo delle intuizioni geniali che gli hanno permesso di fare upgrade ai motori, Nel film è il braccio destro di Enzo Ferrari. Nei pochi anni che lavorò per la sua azienda, riuscì a fare grandi cose. Nel 1957 è stato decisivo per la vittoria delle Mille Miglia.

Riguardo a Ferrari, avrai seguito le dichiarazioni di Pierfrancesco Favino sul fatto che determinati personaggi italiani andrebbero interpretati da attori italiani anche quando le produzioni sono internazionali. Cosa ne pensi?

La bellezza del mio mestiere è appoggiare il punto di vista di altri personaggi e interpretare ruoli anche distanti da me. Per questo non sono molto d’accordo con quello che pensa Favino. Poi ci sono appropriazioni culturali più offensive secondo me, come quello di dipingere il volto di una persona per dargli un’altra connotazione. In generale un attore può interpretare il ruolo che vuole, anche personaggi provenienti da altre religioni e nazionalità. Il nostro mestiere è un gioco, solo noi usiamo il termine recitare, negli altri Paesi si dice giocare. Va anche detto che Ferrari, che è costato 100 milioni di dollari, è stato finanziato da produzioni americane. Perché quelle italiane non lo hanno fatto? Quale attore italiano all’estero avrebbe fatto rientrare nei costi una produzione così importante? Appoggio anche la dichiarazione del produttore Andrea Iervolino di Ilbe che dice che noi siamo stati molto chiusi verso l’estero e non abbiamo creato uno star system riconoscibile, a differenza di altri attori europei conosciuti in tutto il mondo. Poi difendo anche l’Italia, che cerca di investire come può, pur essendo se ci pensiamo un Paese piccolo paragonato a uno stato dell’America. Paragonarci a ciò che si fa negli Usa comunque va bene perché ci stimola.

Venezia è stata l’occasione anche per incontrare registi e produttori?

L’incontro più significativo per me è stato con Damien Chazelle. L’ho trovato molto disponibile al dialogo con tutti. Naturalmente non abbiamo potuto confrontarci su Ferrari, visto che era il presidente della giuria del concorso.

Da qualche anno fai parte della saga di successo dei Me contro te. Come ci si sente ad essere campioni di incassi?

Sono contento e fiero di interpretare il ruolo di Pongo e far parte di un progetto così, a livello personale, di prodotto e visibilità. In Italia c’è però molto pregiudizio, purtroppo. Si pensa che un attore che fa film per ragazzi non possa recitare in opere più impegnative. I film dei Me contro te di certo non si mettono a paragone con quelli d’autore, perché hanno un altro tipo di linguaggio e pubblico. Per me è divertente poter passare da un ruolo più leggero a uno più serio. Interpretando Pongo, in un genere molto cartoon, ritrovo il mio io bambino. A ottobre, per Halloween, esce il quinto capitolo Me contro te Il film-Vacanze in Transilvania. E sono molto felice anche di ripartire con il tour nei teatri con un nuovo spettacolo.

Ti è capitato che non ti abbiamo preso proprio per il tuo ?

In generale quando mi presento ai casting e dico il mio curriculum ho visto qualcuno, legato al mondo autoriale, rimanere a bocca aperta. Sarà accaduto anche quando hanno dato la nostizia che ero nel cast di Ferrari. Vanno tolti questi paletti. In America non esistono. E anche noi possiamo essere versatili.

Con chi ti piacerebbe lavorare?

Sono cresciuto divorando e consumando i film di due registi. Uno è Giuseppe Tornatore che amo per la sua poetica. Non so quante volte ho visto Nuovo cinema paradiso e La leggenda del pianista sull’oceano. Per la comicità adoro Carlo Verdone e i suoi grandi classici da Bianco rosso e verdone a Borotalco. Ho rubato molto da lui, come da Totò e Massimo Troisi, grandi maestri di comicità.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Sarò protagonista della prima puntata della nuova stagione di Imma Tataranni-Sostituto procuratore e tra i co-protagonisti della nuova serie di Rai 1 che uscirà il prossimo anno, Il clandestino, diretta da Rolando Ravello.

Chi interpreti nella serie?

Sono un poliziotto, caro amico di Edoardo Leo, che aiuto anche nelle questioni private. Questa serie ha un taglio originale, si muove tra il poliziesco e la commedia, racconta l’interculturalità del nostro Paese e dando voce a un’Italia molto moderna.

Giulia Bianconi
10 Settembre 2023

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