Roberto Cicutto: buoni risultati ma lascio per Cinecittà Luce


Si è chiusa con buoni risultati (820 accreditati) e un importante annuncio per il futuro, quello dello spostamento delle principali attività del mercato da via Veneto al museo Maxxi, la 6a edizione del Mercato Internazionale del Film-The Business Street. E sebbene i battenti dell’area industry siano stati chiusi ufficialmente il 31 ottobre, il mercato continua a tenere banco sulle cronache del Festival per i risultati raggiunti e l’attestato di stima di un ministro, Giancarlo Galan, che con il festival romano non è mai stato tenero. Così poco prima che la manifestazione saluti pubblico e addetti, rilanciando l’appuntamento al 18/21 ottobre 2012, abbiamo incontrato il direttore di TBS, Roberto Cicutto, per un consuntivo e capire la direzione che il mercato imboccherà nel 2012. Direzione che contempla anche il futuro del suo mandato, al momento in scadenza, ma che lo statuto della Fondazione Cinema per Roma può decidere di confermare.

 

Su questo punto l’ex produttore però è chiaro e irremovibile: “Considero questa esperienza del mercato per me conclusa con questo mandato – ha detto Cicutto – Per la responsabilità accettata con il nuovo incarico in Cinecittà Luce srl da amministratore delegato, penso di non continuare ad occuparmi di The Business Street. Speriamo che venga fatta una scelta all’interno della professione, che venga nominato un addetto ai lavori. Poi se vorrà in qualsiasi modo accettare consigli o aiuto da me sarò ben contento. Mi considero un po’ lo zio più vecchio e con più esperienza che può essere interpellato sulla base degli sforzi compiuti in questi ultimi 3 anni”.

Il ministro Galan intende erogare il contributo del suo dicastero ad uso esclusivo del mercato. Che ne pensa?

Galan ha sempre detto che due grandi festival in Italia non hanno ragione d’esistere. Ha la sua visione con cui non concordo: ad esempio ritiene che il Concorso dovrebbe appartenere solo alla Mostra di Venezia. Ben venga se lui pensa che Roma abbia le caratteristiche per sviluppare bene la parte mercato. Vuol dire che i soldi pubblici ci aiuteranno ad attuare questo sogno di mettere insieme davvero le due anime della kermesse: l’offerta culturale e quella per i professionisti.

La novità più eclatante del 2012, da lei annunciata, è l’adozione degli spazi del Maxxi. Perché avete scelto questa sede e quanto sarà l’investimento, che potrebbe essere in parte coperto dal MiBAC, per adeguare il museo?
Creare delle salette di incontro e/o visione all’interno dell’Auditorium avrebbe significato creare nuove strutture prefabbricate temporanee con i costi e le difficoltà di questo tipo di situazione. Ci troviamo in una zona quella del Flaminio, che da tempo vive un processo di riqualificazione con l’asse che va dal Maxxi al Ponte della musica fino all’Auditorium. Ci sembrava logico quindi unire con un ideale tappeto rosso le strutture già attive e ben funzionanti per avvicinare il mercato e i suoi addetti agli eventi del Festival. L’investimento è chiaro che dovrà esserci, ma non sarà molto oneroso. Allestiremo 12 salette proiezione nella sezione del museo che va dal bookshop al ristorante, mentre all’interno del corpo centrale del Maxxi si creeranno gli spazi per gli incontri di New Cinema Network-La Fabbrica dei Progetti e per quelli business.

Questa nuova sede non prevede spazi con stand come accade al mercato dei festival da Cannes a Berlino.
Noi puntiamo su una serie di luoghi d’incontro diversi: gli alberghi di Via Veneto dove si discute fondamentalmente di compravendita di diritti di film. La parte degli stand noi la organizziamo in altro modo, non mettendo tutti insieme in  cubicoli, ma suddividendo la parte di New Cinema Network da Industry Books e dalla convegnistica che è una cosa strutturale al mercato che gli altri festival non hanno. Magari c’è un grande convegno su un tema, ma le altre manifestazioni non danno quotidianamente questa attenzione ai professionisti per scoprire o capire meglio i modi di lavorare bene insieme. Da anni lavoriamo su questo fronte: prima con gli incontri bilaterali tra nazioni, ora con gli incontri allargati e la collaborazione di istituzioni europee, quest’anno Eurimages e Media, che ogni anno ci aggiornano sulle norme uscite negli altri paesi.

Quest’anno gli Italian Screenings si sono trasformati in Italian Preview, ovvero la proiezione di uno show reel di trailer di film nostrani, seguita da una cena di lavoro. Che feedback avete ricevuto dagli operatori? Prevedete altri aggiustamenti di formula?
Italian Preview nasce dal fatto che dopo 3 anni abbiamo capito che mettere il cinema italiano in una sala dedicata non pagava molto. Il cinema italiano continua ad essere proiettato all’interno del mercato, ma volevamo fare qualcosa in più per catturare l’attenzione degli addetti, sia dal punto di vista della differenziazione dell’offerta che della solidità dell’industria. Carla Cattani che si occupa della promozione del cinema italiano con Filmitalia ha pensato che sarebbe stato interessante testare il gradimento da parte dei compratori attraverso un’anteprima di trailer di quello che sarà il cinema che verrà. Quest’anno è stato fatto un po’ di corsa ma il gradimento è stato altissimo. Per il 2012 rinnoveremo l’appuntamento migliorando la formula nell’offerta e nella qualità dei materiali. Non possiamo intervenire sui trailer e i teaser che ci vengono mandati dalle produzioni, ma prepareremo del materiale che contenga le sinossi dei film e il dvd con tutti i trailer in modo che lo si possa riguardare con calma anche in un secondo momento. Quanto al feedback è stato ottimo: molti produttori che non avevano un distributore estero sono stati contattati subito dopo nella cena/incontro successiva. Si tratta di un altro momento importante che sappiamo funzionare bene e che si rifà senz’altro all’ottica degli appuntamenti soft romani in cui gli affari si fanno con una rilassatezza che altrove non c’è.

04 Novembre 2011

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