RICCARDO MILANI


Appena terminata una fiction per Mediaset, Riccardo Milani (Auguri professore, La guerra degli Antò) torna al cinema con il suo terzo film, ambientato nel mondo del lavoro e interpretato da Silvio Orlando. La fiction, invece, ricostruisce il sequestro Soffiantini e ha nel cast Michele Placido, Tony Sperandeo, Claudia Pandolfi, Anna Bonaiuto, Libero De Rienzo, Claudio Santamaria e Lino Capolicchio.

Perché hai scelto di raccontare il rapimento di Giuseppe Soffiantini?
Il soggetto mi è stato proposto da Pietro Valsecchi, il produttore di Distretto di polizia, e da Stefano Rulli, lo sceneggiatore col quale avevo lavorato in Auguri Professore. Due persone che stimo molto.

Che differenza c’è a lavorare per la tv rispetto al cinema?
Sostanzialmente c’è meno tempo per girare. In generale esistono aspetti positivi e negativi sia al cinema che in televisione.

Quale pensi che debba essere il rapporto fra televisione e cinema oggi in Italia?
La televisione è tante cose insieme. E’ fiction, soap, sit-com, quiz, talk show, informazione, pubblicità e intrattenimento di vario genere e qualità. Quindi non credo ci sia un rapporto diretto, c’è un modo di raccontare delle storie, come nel cinema. E, a volte, può anche succedere che alcune storie “televisive” siano più interessanti di alcuni film per il cinema. Peggio ancora, può succedere che alcuni film per il cinema si avvicinino pericolosamente alle soap o alle sit-com.

Ci parli del tuo prossimo film?
E’ una storia di operai, una commedia amara che avrà Silvio Orlando come protagonista. La sceneggiatura è stata scritta da Domenico Starnone e da me. Il posto dell’anima, questo il titolo provvisorio del film, è prodotto da Albachiara e Bianca Film con Rai Cinema. Le riprese dovrebbero cominciare alla fine di marzo 2002 e si svolgeranno in un piccolo centro a Sud di Roma, le montagne circostanti, il Belgio e l’America.

Hai sempre professato un amore per la commedia all’italiana, in particolare per il cinema di Monicelli. Anche il tuo prossimo film ne segue la scia?
Spero di sì. Ho sempre pensato che il filone della commedia abbia raccontato meglio di tanto cinema cosiddetto d’autore o di impegno civile, i drammi e le contraddizioni del nostro Paese.

Come vedi lo sviluppo del genere nell’Italia di oggi?
Se è vero ciò che sostiene Monicelli, cioè che più la situazione è drammatica e più c’è materia da raccontare in chiave di commedia, beh, il filone è destinato ad una lunga e prosperosa stagione.

02 Gennaio 2002

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