Quel motel di incasinati e perdenti


“Siamo incasinati e possiamo stare solo con altri incasinati”, si dicono i due fratelli inseparabili, consolandosi l’un l’altro, nella camera di un motel, in fuga dalla polizia che li sta cercando. I volti sono quelli di Emile Hirsch (Venuto al mondo e Into the Wild) e Stephen Dorff (Somewhere), convincenti protagonisti dell’opera prima in Concorso di Alan & Gabriel Polsky The Motel Life che si candida a un premio, dopo il lungo applauso all’anticipata stampa. La conferma che il meglio e la novità vengono dal cinema ‘indie’, come nel caso di questa produzione indipendente, finanziata dagli stessi autori e realizzata in sole tre settimane e mezzo.

Frank e Jerry Lee, rimasti orfani ancora ragazzi, hanno fatto una promessa davanti alla madre povera e malata di cancro, quella di restare sempre uniti. Il loro legame è molto forte, rinsaldato dalle difficoltà che incontrano e da un brutto incidente in cui Jerry Lee perde una gamba. Frank, il fratello introverso e chiuso, fantastica e inventa storie di cui sono protagonisti. Le racconta a Jerry Lee che ne resta affascinato e le trasforma, grazie al suo talento, in disegni. E’ il loro mondo immaginario che li aiuta a sopravvivere fino a quando un incidente mortale li costringe a lasciare la loro città. La fuga è anche un viaggio interiore che li porta a sciogliere il loro dilemma intimo: continuare a scappare o affrontare la realtà per quanto dura.

Un film con personaggi on the road, ma lontani dall’immaginario romantico. I due fratelli sono dei perdenti, ma sembra lo siano più per loro scelta che per il crudele destino. Che il cambiamento sia possibile e dipenda solo da noi, anche nelle condizioni più avverse, lo suggerisce l’anziano e saggio ex datore di lavoro (Kris Kristofferson) rivolgendosi con affetto paterno al giovane Jack: “Non prendere decisioni da perdente… la speranza è la chiave”. Insomma il sogno americano è forse possibile nel gelido inverno del Nevada, ma occorre lasciarsi alla spalle il sentimento della sconfitta e le tante sbronze.

The Motel Life è tratto dall’omonimo romanzo, pubblicato da Fazi, di Willy Vlautin, nato e cresciuto a Reno nel Nevada e leader del popolare gruppo country-rock Richmond Fountaine. “Ci siamo innamorati di questo libro scritto benissimo, con temi semplici e protagonisti forti che subito potevano essere trasferiti sul grande schermo – affermano i registi – Ci sono piaciuti questi due fratelli con il loro desiderio di fuga e che si fanno conoscere attraverso le storie inventate. In fondo anche noi abbiamo un ottimo rapporto e attraverso l’arte lavoriamo insieme”.
Frank e Jerry Lee, nella loro deriva esistenziale, si vogliono comunque bene in modo incondizionato, anche quando sono spinti all’estremo. “Di solito la relazione tra fratelli viene vista come conflitto. E invece loro due non litigano mai, il loro rapporto di fratellanza ha qualcosa di utopistico. Vorremmo che gli spettatori uscendo dalla sala si sentissero fratelli, sorelle, amici”, aggiungono i fratelli Polsky.

Il film contiene dei bellissimi inserti animati che si fondono senza fatica con la vicenda narrata. “Uno degli aspetti forti del romanzo erano le storie inventate da Frank. Volevamo rendere questo aspetto organico al film, evitando i primi piani con Frank che racconta – aggiungono gli autori – Abbiamo parlato con diversi artisti e alla fine ci hanno convinto che la scelta dell’animazione era giusta”. E lo stile a cui si sono ispirati è in parte quello del famoso illustratore e cartoonist Bill Plympton. “C’era bisogno di un’animazione grezza, non perfetta perché la storia è un po’ grezza, così i disegni appaiono come dei bozzetti”.

Per Stephen Dorff, che ringrazia Sophia Coppola per la sua stagione artistica felice, il personaggio di Jerry Lee era rischioso e complesso, perché poteva essere portato sopra le righe. “E’ un uomo molto sfortunato nella vita ma tanto dolce dentro, pieno di colori e sfumature. Ha tanti sogni, ma ha introiettato il senso di colpa, al punto di pensare che è vittima dell’incidente perché aspira ad una vita migliore”.
In The Motel Life, che ha il sapore del cinema americano anni ’70, la colonna musicale contiene brani di Richmond Fontaine, Bob Dylan e Johnny Cash, Little Hurricane e Townes Van Zandt.

Stefano Stefanutto Rosa
16 Novembre 2012

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