Freddy vs. Willy: chi vince la sfida dell’horror?

Uno straniero senza nome, senza storia e senza il dono della parola si trova in un locale popolato da animatroni assassini impazziti.


Deve sopravvivere e li massacra tutti. Come in un videogioco. D’altro canto il concetto base del videogioco è quello: più il personaggio che guidiamo è spersonalizzato, più scatta l’identificazione con lui, perché c’è spazio per inserirci la propria personalità. E poi tanta teoria sul cinema, sui miti della nostra infanzia che nascondendosi nel relitto di un immaginario dismesso, diventando distorti, mostruosi e pericolosi. Con il benestare delle istituzioni reclamano il loro tributo di sangue, e il loro pasto siamo noi.

Tutto questo è quello che non c’è in Five Nights at Freddy’s – il film, in anteprima a Lucca Comics & Games, è in uscita in sala il 2 novembre –  e che invece c’era in un film che lo ha preceduto e che per certi versi ha mostrato di saper fare di meglio pur senza avere il crisma dell’ufficialità, quel Willy’s Wonderland di un paio d’anni fa dove lo straniero di cui sopra era incarnato da un Nicolas Cage in stato di grazia, che ben presto si rivelava non la vittima del sacrificio umano ma il carnefice. Non colui che è rinchiuso coi mostri, ma colui con il quale i mostri sono rinchiusi, sfortunati loro.

Ed era anche, subliminalmente, il “giocatore” alfa, naturalmente, colui che ha condotto il videogioco morendo e sbagliando talmente tate volte che ora non può che fare tutto bene e portare a termine la missione.

Ma facciamo un passo indietro. Five Nights at Freddy’s è, in origine, proprio una famosa serie di videogiochi indipendenti, presto diventata multimediale con spin-off e diversi libri, fra cui una trilogia di romanzi, due serie antologiche e libri interattivi (a volte scartando l’atmosfera inquietante per dare spazio all’umorismo), ampio merchandise di giocattoli e persino due attrazioni turistiche.

Questo film Blumhouse, diretto da  Emma Tammi, Josh Hutcherson, Piper Rubio, Elizabeth Lail, Matthew Lillard, Mary Stuart Masterson nel cast, arriva oggi dopo una lavorazione travagliata, che ha visto scartare moltissime idee di soggetto e sceneggiatura, per rivolgersi infine a qualcosa di molto fedele, a livello di trama, a quanto raccontato nel videogioco, trama che però preferiamo non rivelare per evitare spoiler. C’è il guardiano notturno della pizzeria abbandonata, le inquadrature sbilenche, il pericolo annidato nel buio, l’atmosfera… insomma i compiti sono stati ben eseguiti.

E’ un horror ordinario, cupo, che sta avendo molto successo al botteghino USA, complice l’uscita ad Halloween che funziona sempre per questo genere di prodotto, che però come tutti i prodotti Blumhouse punta più all’atmosfera che al gore, risultando a volte una sorta di versione spaventosa dei film Marvel Studios, appositamente pensati per avvicinare al genere il pubblico che genericamente ne starebbe lontano.

Rispetto al concorrente, i personaggi sono fin troppo sovrascritti, con accumulo di informazioni sui loro background che in linea di principio allungano il brodo e risultano fuorvianti e poco utili allo sviluppo del concept.

Andrebbe anche bene, appunto, se prima non ci fosse stato Willy’s… di tutt’altra potenza e caratura, che parallelamente sta generando una sua mitologia (ne sono stati tratti diversi fumetti tra cui uno che fa da prequel). E pensare che lo ha diretto lo sconosciuto Kevin Lewis – si dice, proprio basandosi su uno degli script scartati di Five Nights at Freddy’s, ma forse è solo una leggenda metropolitana – che deve tutto proprio al grande credito che Mr. Cage ha dato al progetto.

Entrambi, certamente, sono molto radicati nel contesto americano, che è la casa degli animatroni, ovvero, robot in grado di riprodurre suoni e movimenti dando l’illusione di essere vivi. I più sofisticati si trovano ovviamente nei grandi parchi a tema, con Disneyland in testa, ma negli anni Ottanta e Novanta proliferavano i locali per famiglie con questo genere di attrazioni annesse, che poi sono caduti in disuso. Se oggi si fa una ricerca sui tanti luoghi del genere diroccati, emergono in effetti immagini abbastanza inquietanti.

Ad ogni modo, dato che il periodo di Ognissanti è lungo, il consiglio è quello di vederli entrambi e fare da sé il paragone.

Willys’ Wonderland è recuperabile in streaming sulle principali piattaforme.

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