Francesco Rosi, “il gigante del cinema italiano”: così il quotidiano New York Times ricorda il regista, deceduto sabato scorso a Roma a 92 anni. Rosi “è stato affascinato dal potere, dalla povertà e dalla politica, e il suo impegno sociale ne fatto un erede diretto della tradizione del cinema neorealista italiano del dopoguerra”, scrive il NYT in un ampio articolo dedicato alla scomparsa del regista. E ricordando le parole del critico francese Michel Ciment, il giornale sottolinea come Rosi fosse uno dei “tre ultimi giganti del cinema italiano” insieme a Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. “Ha portato la visione chiara e lo stile umanistico del dopoguerra nel cinema politicamente impegnato degli anni ’60”, afferma poi Richard Pena, che come direttore della Film Society of Lincoln Center ha organizzato una retrospettiva di Rosi nel 1994. Dopo aver ripercorso in una carrellata i film realizzati dal regista, il NYT riporta infine le parole di John Turturro, diretto da Rosi nella sua ultima pellicola del 1997, La tregua, tratta dal romanzo omonimo di Primo Levi. L’attore lo ha definito una sorta di mentore, sottolineando: “Non avrei mai letto tutta l’opera di Levi se non fosse stato per lui. E ci sono tanti film che non avrei visto”.
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