Lotte operaie tra il Sulcis e Ken Loach

Con testimonianze anche di due cineasti come Laurent Cantet e Ken Loach, il regista sardo Peter Marcias affronta in 'Uomini in marcia', presentato alla Festa del cinema di Roma 2023 il tema delle lotte operaie


Con testimonianze anche di due cineasti come Laurent Cantet e Ken Loach, il regista sardo Peter Marcias affronta in Uomini in marcia, presentato alla Festa del cinema di Roma 2023 (Special Screenings) il tema delle lotte operaie, a partire dal passato e dalle miniere del Sulcis, ma con uno sguardo universale, rivolto al presente e alla attuale deregulation. Le immagini di repertorio ci ricordano l’impegno e il sacrificio di tanti, uomini e donne, contro le diseguaglianze e le ingiustizie, per la dignità del lavoro, sancita dalla nostra Costituzione, che indica nel diritto di sciopero la possibilità di creare migliori condizioni di vita, ricordando che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.

Tra le voci quelle di Peppino La Rosa, Giampaolo Puddu, Bruno Saba, Antonello Cabras, Salvatore Cherchi, ma la voce narrante principale è di Gianni Loy, professore di diritto del lavoro all’Università di Cagliari dal 1975 al 2014, scrittore e poeta. I ricordi delle battaglie dei lavoratori del Sulcis-Iglesiente (vasta area geografica della Sardegna sud-occidentale) riportano la sua mente dai primi del ‘900 fino ai giorni nostri. In quel lasso di tempo le miniere, le proteste, la chiusura delle fabbriche, i sindacati, la marcia per lo sviluppo, la riqualificazione di alcune aree, la tutela dell’ambiente, s’intrecciano in un racconto che via via diventa unanime. Un viaggio in Italia e una storia in cui temi universali come il diritto al lavoro diventano una visione comune attraverso i volti, le voci, i colori, ma anche il dolore e la passione di uomini e donne.

“Lo Statuto dei lavoratori è arrivato nel 1970, a seguito di grandi manifestazioni dei lavoratori, di grandi lotte operaie, di un’ideologia che accettava e cercava di trasformare quei principi della Costituzione in realtà”, spiega Gianni Loy nel film.

“Ciò che è cambiato negli ultimi due o tre decenni – afferma Ken Loach, autore che ha fondato tutta la sua opera sulla narrazione delle classi subalterne – è che fino a poco tempo fa pensavamo che se non avessimo vinto questa volta, avremmo vinto la prossima o quella dopo ancora o tra 20 anni, 50 anni. Ora non abbiamo questo lusso. Non abbiamo il lusso del tempo”. Aggiunge Laurent Cantet (resgista di titoli come A tempo pieno, Risorse umane, La classe): “Oggi ho l’impressione che la crisi sia ancor più forte di quella di quindici anni fa. Tutto è peggiorato, ciò significa che si è pronti ad accettare qualsiasi condizione di lavoro. Poiché c’è molta disoccupazione e non si vuole perdere il posto, si è pronti ad accettare tutta la violenza dell’ultraliberismo, così com’è stato gradualmente implementato. Solo perché le condizioni sociali sono peggiorate, non possiamo più permetterci di non giocare questo gioco”.

Racconta Marcias: “Dopo l’uscita in sala nel 2018 del mio documentario Uno sguardo alla Terra tornai a Carbonia e rimasi colpito, rovistando tra gli archivi del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria-Fabbrica del Cinema, da un evento che legò nel 1992/93 ventisette comuni del Sulcis Iglesiente e relativamente al quale il Centro stesso aveva già avviato un importante lavoro di raccolta di testimonianze e documentazione. L’incontro con il mio professore universitario Gianni Loy, poi con il maestro Ken Loach,  Laurent Cantet e altri, mise in ordine le mie idee. In particolare il grande regista inglese, autore di capolavori indiscussi, in due giorni a Londra, mi ha mostrato la sua ‘radiografia’ della Terra”.

Cristiana Paternò
28 Ottobre 2023

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