La retromarcia di Jeremy Irons

​Il presidente apre l'incontro con i giurati della Berlinale puntualizzando le sue posizioni su temi caldi come le molestie sessuali, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l'aborto


BERLINO – Una conferenza stampa un po’ di routine, come quella della giuria internazionale dove di solito si parla di gusti cinematografici e metodo di lavoro, fa notizia per la clamorosa retromarcia del presidente Jeremy Irons che apre l’incontro puntualizzando le sue posizioni su temi “scabrosi” e caldi come le molestie sessuali, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’aborto. Un avvio piuttosto pepato per la settantesima edizione del festival, la prima post Dieter Kosslick, che ha passato la mano a Carlo Chatrian e Mariette Rissenbeek.

“Voglio mettere a tacere tutte le polemiche – ha esordito l’attore britannico – lasciatemi fare chiarezza una volta per tutte. In primo luogo sostengo senza tentennamenti il movimento per i diritti delle donne e contro le molestie in casa e sul lavoro. Secondo, applaudo le leggi per il matrimonio tra persone dello stesso sesso e spero che queste leggi illuminate siano sempre più diffuse. In terzo luogo penso che le donne che lo decidono devono poter abortire. Sono tre passi delle società umane civili che tutti noi dovremmo sostenere. E spero che molti film che vedremo al festival si occupino di questi temi perché in tanti paesi questi diritti non sono affatto garantiti”. 

Irons smentisce così le sue precedenti dichiarazioni. In un’intervista apparsa sullo Huffington Post nel 2013 aveva fatto scalpore sostenendo che legalizzare il matrimonio gay avrebbe potuto portare i padri a sposare i propri figli per evitare la tassa di successione, mentre in un’altra intervista dello stesso periodo aveva dichiarato che le donne che denunciano violenze sessuali avvenute molti anni prima, magari negli anni ’70, potevano essere corresponsabili di crimini “relativamente innocui”. Infine nel 2016 aveva detto: “la Chiesa ha ragione a dire che l’aborto è un peccato. L’aborto ferisce le donne, a volte può essere un tremendo shock mentale e fisico”.

Oggi Irons non vuole che queste posizioni, che ha già sconfessato, continuino a distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media. Fine della comunicazione. 

Per il resto i giurati, tra cui l’attore italiano Luca Marinelli, hanno parlato dei propri criteri nel giudicare i 18 film in concorso. Per Irons è importante che un film crei una magia, che susciti delle emozioni. Bérénice Bejo e Kenneth Lonergan cercano film che abbiano un impatto su di loro a livello personale. Per il regista e scrittore americano di Manchester by the Sea, “un film emozionante benché imperfetto è sempre meglio di un lavoro scritto a tavolino”.

“I film della Berlinale – aggiunge Irons – sono proprio lontani dallo standard della Academy, vedremo opere con prospettive diverse dalle nostre, ma certamente saremo in grado di apprezzarli”. Luca Marinelli ha risposto a una domanda sui film della sua vita: “Non ho un genere preferito, l’importante è che un film sia bello. Mi ricordo uno dei primi film che ho visto, E.T. Ero sul divano con mia madre e ho avuto paura. Ero piccolo, non avevo più di sei anni, ma alla fine ho amato quel film. È un onore per me essere in giuria – ha aggiunto il protagonista di Martin Eden – Vivo qui, Berlino è la mia città. Ricordo la mia prima Berlinale – ha concluso – ero allora un semplice spettatore, ma già la sensazione di esserci era fantastica. Sono poi tornato come Shooting Star ed ora eccomi in giuria. Una cosa fantastica”, ha detto, parlando in inglese ma buttando là qualche parola in italiano.

Fanno parte della giuria anche la produttrice tedesca Bettina Brokemper, la regista palestinese Annemarie Jacir e il regista brasiliano Kleber Mendonça Filho. Jacir ha raccontato di essere cresciuta in Arabia Saudita, un paese senza cinema. “I film che mi hanno toccato – ha aggiunto – sono quelli che sfidano la struttura, che mi fanno sentire qualcosa di forte, che pongono delle domande”. Kleber ha spezzato una lancia a favore del cinema di genere e degli esempi più estremi di filmaking, parlando del cineasta horror José Mojica Marins, scomparso in questi giorni. “Il cinema di genere ha un posto speciale nel mio cuore”.  

20 Febbraio 2020

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