La Locarno ribelle di Capossela, quella spettacolare di Denzel Washington

"Indebito" e "Two Guns", le due anime del festival di Carlo Chatrian, sperimentazione e grande pubblico


LOCARNO – È stato il Vinicio Capossela che siamo abituati a vedere: cappello calato fin sugli occhi, barba lunga e occhiali scuri ad aprire questa 66esima edizione del Festival di Locarno, la prima per il neodirettore Carlo Chatrian. E in molti hanno raggiunto, in questa prima torrida giornata di manifestazione, lo spazio della Radio Svizzera (un pubblico di cinefili ma soprattutto di fan), dove il cantautore, affiancato dal regista Andrea Segre e lo stesso Chatrian hanno presentato Indebito, film fuori concorso e in anteprima mondiale che ha messo insieme, con una formula più che azzeccata, il musicista – che con le sue sonorità ha dato vita, da sempre, a mondi chiassosi e fantastici, in cui il blues convive con il jazz e con le ballate – e il documentarista che più di tutti in questi anni si è occupato di marginalità, di etnie, di popoli, di culture. E anche questa volta non ci sono state eccezioni. Indebito infatti nasce dall’interesse di Capossela per la musica rebetika, “scoperta durante un viaggio in Grecia e mai più abbandonata” e la curiosità del regista veneto che attraverso una musica ormai centenaria ha analizzato con grande lucidità la situazione economica e sociale della Grecia (utilizzando tra l’altro proprio all’inizio del documentario un gruppo di baracche presenti nell’ultimo set di Angelopoulos).
“La cosa che mi ha colpito di più – ha dichiarato Segre – è stato vedere ragazzi di vent’anni che si sono riappropriati, attraverso il riavvicinamento a questa musica, a queste canzoni, del diritto alla ribellione, con l’urgenza di esprimersi, di farsi sentire, proprio come hanno tentato di fare molti anni fa i rebetes, o meglio i ribelli, come indica la parola di origine turca. E poi è stato meraviglioso vedere come questa cultura, che parla delle difficoltà dell’immigrazione e della miseria, non sia mai morta e ora sia di grande attualità in un paese che cerca di sottrarsi a quella logica di competizione che li ha portati alla crisi economica”.
“La società del consumismo – ha sottolineato Capossela – non fa che accrescere anche l’ansia dell’individuo rispetto alla vita, i nuovi rebetes, i musicisti e tutta la gente con cui siamo entrati in contatto cercano di ripararsi, di sottrarsi ad un sistema che ha dimostrato di non funzionare”. Passato e presente dunque nel film si mescolano continuamente seguendo sonorità vecchie e nuove, mentre lo stesso Capossela, che gira fino all’alba per locali in cui “la carta di credito è bandita”, si trasforma a sua volta in rebetiko utilizzando i loro strumenti, partecipando alla loro musica e confondendosi con loro. Un documentario talmente intriso di musica da portarla anche fuori dal film. Alla fine della prima proiezione di Indebito infatti Capossela con alcuni dei musicisti che appaiono nel documentario si sono esibiti in un piccolo concerto in cui gli spettatori hanno potuto ascoltare diversi brani di musica rebetika e in più una particolare versione di Quello che non ho di Fabrizio De Andrè, per Capossela altro “indimenticabile anarchico che ha cambiato il modo di ascoltare scrivere la musica”.
Per Chatrian non ci poteva essere inizio migliore: “Nel film di Segre ci sono moltissimi temi interessanti. Uno di questi è quello del di viaggio, che per me è come parlare dell’essenza stessa del cinema: da sempre uno strumento non solo di evasione ma di abbattimento delle frontiere culturali. E poi l’ho detto – aggiunge convinto il direttore – abbiamo lavorato per un festival della contraddizione: in cui il cinema del passato sappia dialogare con quello del presente, quello indipendente con le produzioni mainstream, il documentario con la finzione, il saggio con il film sperimentale, proprio come fanno i musicisti di questo film, che non a caso dunque apre questa nuova edizione”. Alla luce di queste dichiarazioni, dunque, nessuna sorpresa per la pellicola che inaugurerà invece la Piazza Grande questa sera: Two Guns, un poliziesco firmato da Baltasar Kormakur, che vede fra i protagonisti Denzel Washington e Mark Wahlberg. Perfetto esempio di un prodotto destinato al grande pubblico, proiettato poco prima dell’ultima visione della giornata: A Woman’s face di George Cukor.
   

07 Agosto 2013

Locarno 2013

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Werner Herzog da Elia Kazan ai Simpson

Il regista è stato l'ultimo attesissimo ospite del festival di Locarno, che gli ha consegnato il pardo d'onore Swisscom in occasione di un'affollata masterclass. "Un modello per me resterà per sempre il film Viva Zapata! di Elia Kazan - dice - il modo il cui Marlon Brando viene introdotto nella storia è veramente unico”. E racconta la sua esperienza di doppiatore nella celebre serie cartoon I Simpson, che per vent'anni ha creduto essere solo un fumetto: “Quando me l’hanno proposto - ha detto Herzog - credevo fosse uno scherzo, poi ho capito che I Simspon in tv esistevano davvero. Mi sono reso conto che erano evidentemente molti anni che non guardavo la televisione”

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L’impero barbaro e il male spietato

Presentati a Locarno i docu-film Pays barbare, di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi e E Agora? Lembra-me di Joaquim Pinto

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Locarno premia il Casanova di Serra

Si è conclusa il 17 agosto la 66ma edizione del Festival del film Locarno, con qualche sorpresa e molti premi a cinematografie emergenti. Il Pardo d’oro del concorso internazionale, gran premio Città di Locarno, resta però in Europa, e va a Historia de la meva mort di Albert Serra, ufficialmente targato Spagna/Francia ma realizzato in lingua catalana, che racconta gli ultimi giorni di vita di Giacomo Casanova, in modo romanzato e fantastico, immaginandosi il suo razionalismo messo alla prova da esperienze soprannaturali

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‘Sangue’ di Delbono vince il premio Don Chisciotte

Non è passata certo inosservata l'ultima opera da regista di Pippo Delbono, vincitrice del premio Don Chisciotte a Locarno, Sangue. Un film che ha diviso pubblico e critica – non senza polemiche – non solo per il racconto della morte senza filtri, quasi in diretta, della madre del regista, ma anche per la presenza del'ex brigatista Giovanni Senzani, anche lui orfano. Il premio è assegnato dalla dalla federazione internazionale delle società cinematografiche (FIIC/IFFS)


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