Krysztof Zanussi, uno dei grandi maestri del cinema polacco, il 4 agosto alle 21.00 sarà protagonista a Todi di una masterclass sul tema “Il cinema ha bisogno di sacro”, nel contesto del festival Medicinema – Giornate Internazionali del Cinema Religioso. Un evento culturale per la città tuderte alla quale il maestro ha voluto dedicare appositamente un momento di riflessione del tutto speciale, rivolto a giovani e meno giovani. Con la mente ai luoghi di Jacopone, uno dei grandi poeti mistici della letteratura di tutti i tempi. L’ingresso è libero come per i tre film zanussiani proiettati nelle serate 3-5 agosto: Da un paese lontano, Corpo estraneo e Etere (leggi l’articolo).
Maestro, perché il cinema ha bisogno di sacro?
E’ una necessità innata e geneticamente trasmessa nel genere umano, la vita senza sacro e senza prospettiva metafisica non è piena, non è completa, presenta una mancanza. Nei paesi ricchi, come l’Europa o gli Stati Uniti, dove c’è pace e sicurezza, cresce l’illusione di essere al sicuro, di essere padroni del mondo. Il sacro esprime invece umiltà, perché supera noi terrestri, e questa è una necessità, per la condizione umana. Per questo anche il cinema, l’arte, la letteratura, la poesia lavorano su questo punto. Mircea Eliade diceva che il sacro non può essere eradicato dall’essere umano, e l’arte può riempire questo vuoto.
La pandemia non ha cambiato questo falso senso di sicurezza, secondo lei?
Non credo, le cose non sono cambiate molto rispetto a prima della pandemia, perché a differenza di quanto accaduto, ad esempio, con la peste nel Medioevo, non sentiamo la vicinanza della morte. La pandemia non è consumata nel piano della coscienza collettiva, l’orrore è relegato sempre al di fuori del nostro circolo. Non vediamo i cadaveri per le strade, non sentiamo che la nostra vita ha un termine limitato. Per certi versi è un peccato, siamo stati vicini a capire qualcosa di più, ma non ci siamo riusciti. Non siamo all’altezza dell’esperienza vissuta.
Parliamo dei film che proietteranno al festival. Il primo è Da un paese lontano, del 1982, sul papato di Wojtyla…
Al tempo presentavo il “papa nuovo”, il primo papa non italiano dopo 400 anni, era un modo per raccontare anche la Polonia. Adesso credo che il suo papato abbia ringiovanito la Chiesa, l’ha di nuovo orientata verso il futuro invertendo la tendenza dei cristiani a contemplare il passato e idealizzarlo. Questa tendenza continua ancora: il cristianesimo è una proposta per il futuro.
Poi ci sono Corpo estraneo e Etere, due film con tematiche complementari…
Parlano del progresso. Quello che la gente considera progresso ha sempre a che fare con aspetti economici e materiali ma io penso che il progresso dell’essere umano debba avere a che fare con lo sviluppo spirituale e morale dell’individuo. Il progresso materiale non è sufficiente, anche se dopotutto, se pensiamo a quanto poteva essere barbara la nostra società, qualche punto lo abbiamo guadagnato.
Ai giovani cosa pensa che sia necessario insegnare?
Io penso che bisogna risvegliare curiosità, ma anche ansia. Ansia metafisica. Anche questa è una condizione naturale per l’esistenza umana. Non bisogna sentirsi sicuri, avere l’illusione di essere protetti. Per essere realistici bisogna avere un po’ paura dello sconosciuto, dell’ignoto, del futuro, come tutti gli animali abbiamo bisogno di essere all’erta e svegli.
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