CANNES – “Perché sono al Festival di Cannes con quattro film? Penso sia solo frutto del caso. Tento di rimanere aperta e disponibile a provare esperienze nuove, cerco di comportarmi come se fossi sempre a inizio carriera”. Nel caso di The Killing of a Sacred Deer, nuovo lavoro del regista greco Yorgos Lanthimos dopo il buon successo di The Lobster, Nicole Kidman – che sulla Croisette sfila anche per The Beguiled di Sofia Coppola, per Top of the Lake di Jane Campion e per How to Talk to Girls at Parties di John Cameron Mitchell – ha certamente raccolto la sfida di un film disturbante e complesso.
Eccola quindi nei panni di Anna, donna borghese e stimata oftalmologa sposata al chirurgo Steven (Colin Farrell, con cui duetta anche in The Beguiled). Hanno due figli adolescenti, la 14enne Kim e il 12enne Bob, e l’oggetto delle loro conversazioni è spesso molto materiale. L’atmosfera è inquietante sin da subito – il film si apre con il primo piano di un intervento chirurgico, lasciando filtrare un immediato disagio – ma la situazione inizia a precipitare quando Steven, sentendosi colpevole per la morte di un paziente avvenuta anni prima, lascia entrare nella sua vita e nella sua famiglia il giovane figlio rimasto orfano, spalancando così la porta a una successione di orrori che si manifestano con progressione chirurgica.
“Il racconto è globalmente duro, ma non lo è in ogni suo singolo momento – ha spiegato il regista – anche perché non ho voluto trattare la materia narrativa con tono grave, anzi ho ripetuto al cast che stavamo facendo un film comico e che sul set dovevamo divertirci”. Nicole Kidman – non accompagnata in conferenza stampa dal suo co-protagonista Colin Farrell, con cui nel film coltiva un ménage intimo piuttosto originale – conferma e rilancia: “La sceneggiatura di The Killing of a Sacred Deer mi ha ipnotizzata e Yorgos ha un modo particolare di creare le scene e guidarti sul set: spesso ti dice di non fare niente. Ma quando decido di fare un film sono pronta a prendermi tutti i rischi del caso, anche se conoscevo Yorgos e il suo lavoro e sapevo a cosa sarei andata incontro”. Qualcosa da cui comunque, preserverà i suoi figli: “Non vedranno questo film – afferma – in generale non vedono le cose che faccio tranne rari casi. Ci tengo a tenere separate la vita familiare e quella professionale”.
Nel gelido focolare della casa inquadrata da Lanthimos si accumulano grovigli di sensi di colpa, ambiguità e segreti che finiscono per ricadere sui due figli, vittime sacrificali: “Il film solleva molte questioni – ha sottolineato il cineasta – parla di giustizia, di scelte di vita, di dilemmi molto umani che possono coinvolgere la religione e la mitologia greca, infatti anche il titolo allude all’Ifigenia di Euripide. Trovavo interessante evocare la nozione di sacrificio, così radicata nella cultura occidentale”. Il sacrificio del cervo sacro è in uscita il 28 giugno con Lucky Red.
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