Istituto Luce-Cinecittà a Venezia, un novantenne che guarda al futuro

L'amministratore delegato fa un bilancio di un anno molto significativo per l'Archivio storico e la produzione contemporanea


L’anno cinematografico è contrassegnato da scadenze e appuntamenti ricorrenti (Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, Roma…) che mettono assieme l’occasione per far conoscere e promuovere nuovi film e documentari, con la verifica di quello che si è fatto e quanto resta o bisognerebbe fare per far crescere l’industria culturale dell’audiovisivo. Se questo vale per l’industria privata, è ancor più  importante per noi che abbiamo una mission pubblica da rispettare e possibilmente da arricchire e rendere ancor più efficace.

Il 2014 è stato un anno molto significativo per Luce-Cinecittà non solo per la ricorrenza del novantesimo anniversario ma perché, anche grazie ad esso, abbiamo potuto e dovuto riflettere sul nostro ruolo e le nostre capacità. Parliamo quindi del Patrimonio dell’Archivio Storico. Tutti sanno che esiste, molti hanno utilizzato le fotografie e i cinegiornali per ragioni di formazione, di studio, per Mostre, Convegni o all’interno di film e documentari. Il salto “di qualità” che ci siamo imposti è stato quello di renderlo ancor più fruibile, diffonderlo in ogni occasione anche all’estero, non solo attraverso la presenza “fisica” ovunque possibile, ma stringendo accordi strategici con Google e piattaforme digitali oltre a webtv legate a organi di informazione (tanto per citare alcuni esempi significativi).

La mostra ancora visitabile al Vittoriano di Roma, dimostra non solo la ricchezza di questo patrimonio ma la sua immensa varietà, liberandolo dai confini dell’essere identificato come “l’archivio della propaganda fascista”. Ma i cinegiornali e le fotografie trovano ancora maggior linfa rigeneratrice nelle mani di autori e registi che lo fanno proprio all’interno di racconti che apparentemente poco hanno a che fare con la sua natura d’Archivio Storico. Luce-Cinecittà è stato negli ultimi anni un luogo di incontro di registi giovani e meno, di autori non solo di cinema (studiosi del linguaggio, biografi, storici, artisti figurativi…) che hanno personalizzato quelle immagini statiche o in movimento, al fine di renderle organiche a quanto volevano raccontare. Cito solo alcuni fra i più recenti “frequentatori” dell’Archivio: Ettore Scola (Che strano chiamarsi Federico), Gianni Amelio (Felice chi è diverso), Ermanno Olmi nel suo film in lavorazione sul Cardinale Martini, Valeria Della Valle e Vanni Gandolfo (Me ne frego sul tentativo fascista di rifondare una lingua italiana), Renato De Maria (Italian Gangster in lavorazione), Flavio de Bernardinis (Maschere crude in un confronto fra quelle del teatro e quelle della politica). Non voglio poi dimenticare chi nel documentario continua a cimentarsi con grande successo come Carlo Di Carlo (Lo sguardo del Luce), o Gianfranco Pannone (Sul vulcano presentato al recente Festival di Locarno). C’è inoltre l’importante film collettivo 9×10 Novanta che al di là di celebrare il compleanno, mette assieme quella che ormai è stata definita “La Meglio Gioventù” dei registi italiani che hanno letteralmente navigato e razziato tutto ciò che li ha colpiti nel materiale d’archivio per trarne racconti di rara efficacia sull’Italia di ieri e di oggi  (Evento Speciale a Venezia presentato congiuntamente dal Festival e da Giornate degli Autori). Ma è questo il punto che ci sta più a cuore “unire il passato al presente”, donare all’Archivio attraverso le sue immagini e il talento dei registi, un ritmo respiratorio armonico e contemporaneo.

E allora come non pensare che il bel documentario di Roland Sejko Anija sulle due migrazioni dall’Albania non ci tocchi rispetto a quanto sta succedendo oggi fra altre coste. E come ignorare personaggi politici, quali Andreotti, che hanno avuto un ruolo da protagonista in gran parte della storia italiana del XX secolo (a Venezia con Il cinema visto da vicino di Tatti Sanguineti che utilizza parte delle 60 ore di interviste fatte oltre dieci anni fa a Giulio Andreotti). O personaggi della cultura cinematografica come Gian Luigi Rondi, critico, presidente della Biennale, direttore della Mostra del Cinema e del festival di Roma. presidente dell’Accademia David di Donatello (a Venezia con Gian Luigi Rondi: vita cinema e passione di Giorgio Treves), così come molti autori del nostro cinema passato e contemporaneo. Ma stanno trovando spazio anche film sulle grandi questioni politiche e su tutto quanto riguarda la società contemporanea.

Sempre a Venezia Luce Cinecittà presenta il film di Felice Farina Patria dal libro omonimo di Enrico Deaglio, che sarà in concorso alle Giornate degli Autori, e dopo il successo dell’anno scorso, offre prima delle proiezioni nuove “pillole” che raccontano il passato storico e culturale di quel territorio. Tutto questo è frutto di un lavoro di anni svolto con tenacia e passione da quanti della conservazione dell’Archivio e del suo uso editoriale e produttivo sono responsabili. Ma l’Archivio deve allargarsi, inglobare aria nuova attraverso accordi e acquisizioni con altri Archivi audiovisivi e fotografici, per respirare veramente e non rischiare l’apnea (assistita). E qui non si può non dare ragione al Ministro Franceschini quando ipotizza un progetto che consenta prima di tutto ad Archivio Luce e Teche Rai di recuperare e restaurare tutto quanto sta ancora su supporto pellicola, per poi, nella totale autonomia della gestione editoriale e patrimoniale, offrire al mondo il più completo ritratto audiovisivo di un intero secolo del nostro  paese. Altri anniversari hanno consentito a Luce Cinecittà di riflettere sul proprio ruolo. I cento anni dalla Grande Guerra e i 70 dalla liberazione di Roma (per citare i due più importanti). L’uso formativo che dei materiali Luce si può fare (una dimostrazione straordinaria ne è il film di Leonardo Tiberi Fango e Gloria inserito nel programma ufficiale delle iniziative per il centenario), e il programma da anni in corso su “Cinema e Storia” che va allargato a livello nazionale e anche internazionale, di apprendimento della storia attraverso il cinema, deve essere il perno per un progetto scolastico che allo stesso tempo “educhi” al cinema e lo usi a supporto  dell’insegnamento delle materie più varie (la storia dell’arte, le scienze, la stessa educazione civica). Dice sempre il Ministro Franceschini che Cinecittà deve diventare la sede di un Museo del Cinema Italiano. Ottima idea.

Ma aggiungerei anche che l’Italia è forse l’unico paese in grado di creare un Museo Diffuso della propria identità attraverso un percorso in siti da individuare in tutte le principali (e non) località storiche e d’arte, che costruisca una mappa audiovisiva fatta di storia, cultura, alimentazione e tutto quanto rende unico il nostro paese. Un’utopia che dovrebbe tentare di fare i primi passi anche attraverso alcuni appuntamenti dell’Expo 2015 mettendo assieme tutte le forze in campo (Beni Culturali e Turismo, Politiche Agricole, Sviluppo Economico, Istruzione, Film Commission…). Ho volutamente ignorato fin qui le difficoltà economiche che ogni progetto incontra oggi per la sua realizzazione (e non solo in Italia). Ma voglio solo ricordare che nell’approntare ogni anno il programma e il budget per l’anno successivo, si prevede una somma importante, indispensabile per la conservazione e digitalizzazione dei materiali d’archivio, da inserire in un progetto pluriennale. Finora questa somma è stata sempre ridotta in modo catastrofico per mancanza di fondi. Ci auguriamo che con le nuove norme del decreto “per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo” si possano reperire nuove risorse. E’ questo è un passaggio indispensabile per chi dovrà dare “nuovo respiro” all’Archivio Storico Luce.

25 Agosto 2014

Venezia 71

Venezia 71

Segnalazione ‘Cinema for Unicef’ a ‘Beasts of No Nation’

"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"

Venezia 71

Una precisazione di Francesca Cima sui grandi festival italiani

"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"

Venezia 71

Morte a Venezia?

“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
Una precisazione di Francesca Cima

Venezia 71

Munzi e Costanzo all’incontro post-Venezia del Sncci

I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre


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