Il futuro delle piattaforme dopo l’avvento del ‘Free’

Al MIA si discute con un panel di come cambia la fruizione di contenuti con l’arrivo sul mercato delle cosiddette piattaforme AVOD, basate sulla pubblicità


Una nuova ondata di servizi per il consumatore pubblici e privati, basati sulla pubblicità (AVOD) sta per interrompere il mondo del VOD che è stato sempre dominato dai giganti dello streaming ad abbonamento (SVOD).

I nuovi arrivati, per lo più europei, offrono una gran varietà di modelli, strategie e opzioni per i consumatori che sollevano questioni importanti: quale sarà il loro impatto sulla domanda del pubblico? Come si collocheranno in un sistema audio-visivo in continuo cambiamento? E come il programma Creative Europe Media supporterà questi nuovi importanti trend?

Ne parlano nel panel del MIA ‘Is the future free? How will new free models reshape VOD in Europe?” Enrico Bufalini, Project Manager Creative Europe Desk Italy MEDIA Cinecittà Spa, Manuel Alduy, Director Cinema Digital & International Series France Télévisions, Cristina Sala, Senior Head of Business Development, AVOD Samsung TV Plus Italia, Simone Emmelius, SVP International Coprodutions and Acquisitions, ZDF, Antonella Dominici, SVP Streaming South Europe, Middle East & Africa, Pluto TV, Giuseppe Massaro, Project Officer Creative Europe Desk Italy MEDIA Rome, Cinecittà Spa.

“Mentre negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento del sistema di produzione che è diventato di tipo ‘circolare’, che ha permesso agli stati europei di affrontare produzioni forti come La casa di carta, realizzata in Europa e poi diffusa nel mondo grazie alle piattaforme – dice Bufalini – il monopolio statunitense è andato riducendosi. Questo si è riverberato anche in Italia. A Cinecittà, ad esempio, dove c’è stata una grande esplosione di produzione, grazie ai contributi dello Stato ma anche alle piattaforme, tanto per i film quanto per le serie. I grossi player oggi cercano di riposizionarsi rispetto a un’offerta che deve essere sempre variegata ed equilibrata, anche verso la sala, che invece dopo il lockdown sta soffrendo un grande problema di pubblico. Quello che si sta sviluppando in particolar modo negli ultimi anni sono una serie di piattaforme europee, minori e indipendenti, che stanno cercando di trovare nuove strategie per poter competere con i colossi”.

Il cambiamento più forte è stata la trasformazione dei gusti del consumatore, da un concetto di tv lineare, con la programmazione classica assunta in diretta, alla possibilità di scegliere il proprio palinsesto, con un consumo indipendente e individuale.

Continua Bufalini: “Questo ha fatto sì che siano nate delle piattaforme che lavorino proprio sulla trasformazione di contenuti lineari in contenuti non lineari. Sono piattaforme gratuite, legate al broadcaster, come France Télévision e Samsung e Pluto TV. Sono grandi aggregatori di contenuti non di prima visione, oppure legate a libraries importanti, come quella della Paramount per Pluto TV, che possono fornire in modalità “free”, un po’ come la nostra Rai Play, contenuti non lineari tradotti da programmi e serie programmati da altre televisioni che vengono da loro integrati come veri e propri canali verticali tematici. E’ una forma di consumo nuova, che cerca di fronteggiare il tradizionale SVOD”.

Il dibattito del panel ha riguardato soprattutto l’esistenza di un reale “nuovo pubblico” per questo tipo di piattaforme, anche se gli esperti sembrano convergere sull’opinione comune che il pubblico sia il medesimo delle piattaforme più grandi, che oltre a possedere account per Netflix e Amazon Prime, gradisca anche ogni tanto piluccare dalle piattaforme ‘free’.

Molto incisivo in merito l’intervento di Simone Emmelius: “nessuno può stare a guardare contenuti 24 ore su 24 – dice – ci sarà sempre una selezione di contenuti che un utente preferisce, e che andrà a cercare nella varie proposte a disposizione. Può cambiare la combinazione ma questo è un punto fermo. Di conseguenza, anche la pubblicità può cambiare: con le informazioni a disposizione si può programmare un’offerta pubblicitaria specifica per ciascun contenuto e per ciascun utente”.

Con formule diverse. Come su YouTube, ad esempio, dove la pubblicità appare prima del contenuto, oppure con la classica “interruzione”, la “disruption” che diventa anche la parola chiave del convegno, dove il mondo del VOD tradizionale rischia di essere interrotto da queste nuove modalità.

Ma Cristina Sala, ad esempio, sottolinea la volontà di Samsung di essere tutt’altro che ‘disruptive’ e lavorare con più interlocutori possibile, nel massimo dell’equilibrio possibile.

Gli investimenti pubblicitari, con l’affermarsi del digitale, sono rilevanti. In Europa ammontano a 800 miliardi di euro alla fine del 2021. Quindi cresciuti considerevolmente rispetto ai periodi prepandemici, e c’è tutta la volontà di dirottarli verso questi canali tematici.

Mettendo nel conto anche l’avvento delle Smart TV che ormai consentono accesso immediato a ogni piattaforma e la possibilità di ricerca tematica dei contenuti preferiti per ciascun utente, con grande facilità di utilizzo, che aiutano anche l’utente a trovare quello che cerca in una massa di contenuti veramente ampia.

Il convegno si è chiuso con una presentazione, a cura di Massaro, del tool di supporto alle piattaforme VOD di Creative Europe Media.

Andrea Guglielmino
13 Ottobre 2022

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