Good Morning, Cinecittà

CINEMA E NUOVE TECNOLOGIE Paradossi del mondo cinematografico: un'azienda milanese, nata nel 2001, la Edi (Effetti digitali italiani), frenata nella crescita dalla mancanza di personale specializzato


CINEMA E NUOVE TECNOLOGIE Paradossi del mondo cinematografico: c’è una piccola azienda milanese, nata nel 2001, la Edi (Effetti digitali italiani), dietro le meraviglie di tanti kolossal hollywoodiani, come Thor: Love and Thunder, frenata nella propria crescita dalla mancanza di personale specializzato. Lo rivela un articolo pubblicato sul Il Sole/24 ore a firma di Andrea Bindi. La Edi, che ha vinto anche il David di Donatello per i migliori effetti visivi de L’incredibile storia dell’isola delle Rose e per Freaks out, è già intervenuta in 146 produzioni fra film e fiction, ma, come afferma Francesco Grisi, amministratore delegato di Edi: “spesso ci capita di dover rinunciare ai lavori proposti, perché ci manca il personale. Siamo a corto di talenti che servirebbero eccome”. Intanto per cercare di superare il problema, che, che nonostante la presenza di straordinari, singoli talenti, testimonia l’arretratezza dell’industria italiana nel campo delle nuove tecnologie, la Edi ha dato vita ad una scuola interna di formazione.

GLI SPOT SUI CANALI A PAGAMENTO Sulle innovazioni e il costante, continuo cambiamento dell’economia dell’universo audiovisivo interviene Claudio Plazzotta su Italia Oggi, segnalando l’inevitabile prossimo arrivo delle inserzioni pubblicitarie sui canali a pagamento. “E’ la pubblicità – scrive Plazzotta –  la scoperta dell’acqua calda di tutti i principali servizi di streaming a pagamento, una volta capito che i tempi di vacche grasse stanno finendo e che le persone non possono più permettersi decine di abbonamenti pay costosi. Netflix, insieme alla concessionaria Microsoft, in questi giorni sta incontrando i potenziali investitori pubblicitari, spiegando loro che ha già disponibile un network di circa 40 milioni di persone (persone non abbonamenti) che accetteranno il servizio di streaming ad un prezzo più basso (tra i 5 e i 7 dollari al mese) ma con inserzioni commerciali.

L’IMMARCESCIBILE SUCCESSO DEI BUONI SENTIMENTI Venendo ai contenuti, l’argomento che ricorre oggi con maggiore frequenza sui quotidiani, se ne occupano Il Messaggero, La Stampa, Il Tempo, Il Centro, è la prossima imminente programmazione, dal 2 ottobre su Rai 1, della seconda stagione della fiction Mina Settembre con protagonista Serena Rossi. Interrogandosi sul successo della serie, Ilaria Ravarino su Il Messaggero individua le motivazioni in “buoni sentimenti dove nessuno si fa male per davvero, la sofferenza è stemperata in leggerezza e la famiglia naturale o allargata – Mina in questa stagione vive con la zia Rosa, interpretata da Marisa Laurito – è il porto sicuro per ogni turbolenza”. “In un momento pieno di cupezza e di insicurezze, come quello che stiamo vivendo, con Mina Settembre – conferma la regista Tiziana Aristarco nello stesso articolo – cerchiamo di portare in tv positività e solidarietà. Il succo della serie è questo: c’è un’assistente sociale, Mina, che sa capire, ascoltare e aiutare chi ha bisogno. Donne e adolescenti che più di tutte hanno sofferto durante e dopo il lockdown”.

I FESTIVAL E LA CRITICA Recensendo su Il Corriere delle Sera, il film Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa, è interessante la riflessione di Paolo Mereghetti proposta nelle prime righe del suo intervento. “In concorso nella sezione Orizzonti al recente festival di Venezia (dove però non ha ricevuto riconoscimenti) il film è stato in qualche modo ‘fagocitato’ dalla sua interpreta la cantante Elodie al suo debutto sullo schermo, che ha finito per catalizzare tutte le attenzioni e tutti i commenti. Inevitabile in un festival dove la mondanità da tempo ha soffocato il discorso critico. Ma adesso che il film arriva nei cinema vale la pena di tentare un approccio meno emotivo per confrontarsi con un’operazione che sembra voler ancor più estremizzare una certa tendenza del cinema e della serialità italiana”. Al di là del giudizio su Ti mangio il cuore, merita qualche riflessione la constatazione sull’impossibilità di un’adeguata presenza critica nei grandi appuntamenti internazionali. Viene da chiedersi se una realtà del genere rappresenta un buon servizio per il pubblico. 

Franco Montini
21 Settembre 2022

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