Good Morning, Cinecittà

"Se, in particolare in questo momento di recessione, i festival devono spingere il pubblico a tornare in sala, il Leone d’oro assegnato ad un documentario non aiuta"


IL DOCUMENTARIO FA MALE ALLE SALE? Se, in particolare in questo momento di recessione, i festival devono spingere il pubblico a tornare in sala, il Leone d’oro assegnato ad un documentario non aiuta. E’ la provocatoria tesi espressa su Il Foglio da Mariarosa Mancuso, che scrive: “le persone (e i futuri spettatori) che fino a ieri chiedevano chi vince a Venezia? chi ha vinto? Appena sentito il titolo e il nome di Poitras smetteranno di interessarsi alla faccenda”. Insomma Mancuso è molto scettica su una rapida ripresa del mercato cinematografico, anche perché i titoli amati ed apprezzati dalla giornalista (Bones and All, Gli spiriti dell’isola, White Noise) sono previsti in uscita in sala solo nei prossimi mesi.

Fa eco, riferendosi agli incassi del week end appena trascorso, Alice Sforza su Il Giornale che ricorda come il risultato complessivo, 2,3 milioni di euro incassati, 334mila biglietti staccati, siano lontanissimo dagli esiti pre-pandemici. Secondo la giornalista, il risultato ottenuto dai primi due film veneziani approdati in sala è stato solo discreto per Il signore delle formiche e deludente per Margini. Sulla crisi della sala interviene in una lunga intervista, richiamata anche sulla prima pagina de Il Messaggero, Alessandro Borghi intervistato da Gloria Satta. “Si esce dalla crisi – afferma l’attore – con umiltà e impegno. E, molto semplicemente, bisogna fare dei film belli. Non solo mainstream, cioè costruiti strizzando l’occhio al pubblico, magari con l’aiuto degli algoritmi. Invece continuo a vederne tanti decisamente brutti. E pensare che da ragazzo decisi di fare l’attore perché amavo pazzamente il cinema e sognavo la sala buia piena”.

Intanto il cinema si troverà di fronte un’offerta televisiva molto agguerrita, come ricorda su Il Giornale Lorenza Sebastiani, che elenca la lunga serie di fiction, che a partire da questa sera su Rai 1, con Le indagini di Lolita Lobosco, sono in arrivo. Si tratta dei nuovi capitoli di serie già note come Mina Settembre e Imma Tataranni e inedite come Sopravvissuti con Lino Guanciale e Barbora Bobulova e Vincenzo Malinconico avvocato d’insuccesso con Massimiliano Gallo.

A proposito di offerta su altri media, da segnalare l’articolo su Verità&Affari di Maddalena Camera che, partendo dal calo di abbonati di Netflix, informa sulla strategia dell’azienda che ha annunciato un accordo di collaborazione con Ubisoft per la creazione di tre giochi esclusivi per dispositivi mobili che saranno inclusi nell’abbonamento. “La sezione giochi di Netflix – scrive Maddalena Camera – esiste da tempo ma a oggi sono pochissimi gli abbonati che la utilizzano regolarmente, perché poco attrattiva… L’aumento dell’offerta con i games – prosegue l’articolo – prelude comunque a quello delle tariffe…  Attualmente in Italia Netflix costa 7,99 euro al mese per il piano base (un solo account), 12,99 euro per quello standard e 17,99 euro per il premium. Per questi ultimi due, che consentono di aggiungere altri profili e guardare Netflix su 2 e 4 dispositivi rispettivamente, rispetto al 2021 i prezzi hanno visto l’aumento di un euro (standard) e 2 euro (premium). Il grande problema infatti è quello degli account condivisi fra più persone. Saranno proprio questi a subire il maggior aumento delle tariffe”.

A ricordare Alain Tanner, scomparso domenica, ha pensato solo Il Manifesto con un ampio servizio firmato da Eugenio Renzi e un’intervista con Giairo Daghini, filosofo apparso in alcuni film del regista svizzero. A conferma di una tendenza che sembra irreversibile e che penalizza la cultura sulle pagine dei quotidiani nazionali, è malinconico constatare che un cineasta, autore di film importanti come Jonas che avrà vent’anni nel 2000, sia stato ignorato dalla stampa italiana.

Infine una curiosità: come riportato da varie testate, è stato annunciato che la versione live de La sirenetta avrà per protagonista un’attrice di colore. Ora è vero che Hollywood deve farsi perdonare lunghe stagioni di discriminazione nei confronti delle minoranze, ma che un personaggio decisamente nordico, fissato nell’immaginario collettivo, oltre che nell’animazione Disney, nella statua ubicata sul lungomare di Copenhagen, debba esser impersonata da Halle Bailey fa un po’ ridere.                     

13 Settembre 2022

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