Ficarra & Picone a Pesaro: “Oggi Chaplin farebbe Tik Tok”

Ficarra & Picone protagonisti alla Mostra di Pesaro con la retrospettiva e il libro Marsilio curato da Giulio Sangiorgio e Pedro Armocida "Ridere sul serio". Li abbiamo incontrati per parlare del loro cinema tra comicità e temi sociali


PESARO – Ficarra & Picone protagonisti di una retrospettiva alla Mostra di Pesaro, una scelta inedita, quella di due comici, per il festival che da sempre studia il cinema italiano e i suoi autori. Stavolta nel volume Marsilio, curato dal direttore Pedro Armocida con il critico Giulio Sangiorgio, saggi e interviste puntano sull’idea che si possa “Ridere sul serio”, come recita il titolo del libro. Tra i film analizzati anche gli ultimi, Il primo Natale e Santocielo approfonditi ulteriormente con un videosaggio di Sangiorgio che tocca i macrotemi del loro cinema (mafia, legalità, preti, politica…) attraverso un collage di sequenze significative quanto esilaranti.

Agli interventi di critici e giornalisti nella mattinata a Palazzo Gradari, si sono alternati i due attori, registi e produttori, arrivati a Pesaro in una pausa dal set de L’abbaglio di Roberto Andò dove vestono i panni di un garibaldino e di un contadino (Valentino Picone sfoggia una bella barba risorgimentale con i favoriti). Un progetto che, dopo il successo de La stranezza, ricrea il team di quel film molto amato da pubblico e critica. Con l’ironia e con la dialettica che li caratterizza, i due hanno giocato a rimpiattino. Proviamo a raccontarli per capitoli.

Politicamente corretto 

Picone: “E’ un dato di fatto che i tempi cambiano e l’etica si evolve. Non si può continuare a dire quello che si diceva prima. Spero sempre di non essere cafone con le mie battute. In Sicilia, un tempo, se volevi offendere qualcuno dicevi “quello è carabiniere” o “quello è pentito”, ma grazie a Dio i nostri eroi Falcone e Borsellino hanno cambiato la mentalità e la percezione. Oggi siamo al passo, lo Stato si è accorto che c’è una battaglia da combattere e non ci ha lasciati soli grazie all’indignazione generale che ha seguito quelle uccisioni di mafia”.

Ficarra: “Noi abbiamo un intento ironico, altri invece parlano senza porsi il problema di ciò che li circonda e di come la società si evolve”.

Le piattaforme

Ficarra: “Bisognerebbe avere la passione per il cinema e per le sale. Il cinema è un luogo dove si va a consumare questo rito. Ma non vedo concorrenza con le piattaforme. Anzi, danno un arricchimento. Così come Verdone, Troisi e Benigni sono tutti venuti dalla tv, oppure Totò e Sordi dall’avanspettacolo e dalla radio, le piattaforme possono servire a far conoscere un comico al pubblico che poi lo ritrova al cinema”.

Meridionali

Picone: “Per anni siamo stati trattati malissimo, c’era un pregiudizio nei confronti del Sud. La politica se la prendeva con i meridionali, come ora fa con gli extracomunitari. Oggi non è così, quante gliene diciamo anche noi ai milanesi ma sono tutti luoghi comuni! Prima volevano fare un muro tra Nord e Sud e se ne parlava nei talk show, oggi le stesse persone vogliono fare il ponte sullo Stretto di Messina. In Sicilia non ci sono le strade, c’è un binario solo, manca l’acqua. Noi siciliani ci ridiamo sopra”.

La commedia e il comico

Picone: “Il pregiudizio nei confronti del cinema comico c’è, ma riguarda chi ce l’ha. Paola Cortellesi ha dimostrato che non ha senso, con C’è ancora domani si ride, si sorride e si pensa. Con L’ora legale abbiamo vinto un premio in Cina. Trovo riduttivo premiare la miglior commedia, allora bisognerebbe premiare anche il miglior horror o il miglior thriller. La differenza tra commedia e comico è che nel film comico ti aspetti di ridere, mentre dalla commedia ti aspetti che sia gradevole e se poi ridi, tanto meglio”.

I nuovi comici

Ficarra: “Abbiamo prodotto Roberto Lipari, Max Angioni, Pintus. Ci tanti colleghi giovani e interessanti. Il passaggio dalla tv al film va calibrato”.

Picone: “Cerchiamo di far capire a chi comincia che non sta facendo una puntata di una trasmissione. Prima i comici avevano più tempo e più possibilità, bisogna dargli il tempo di imparare. Alberto Sordi, a parte che era un genio, faceva quattro film l’anno con registi come Risi e Monicelli. Chaplin oggi farebbe Tik Tok prima di arrivare al cinema”.

Il rapporto con la critica

Ficarra: “Abbiamo un buon rapporto con la critica, non gli diamo confidenza! Ma la missione del nostro film è rivolta al pubblico, la cosa più bella è sentire la risata in sala. Spesso andiamo di nascosto per sentire dove e quando la gente ride e capire perché ride. Sulla carta pensi una cosa, ma non è detto che sia efficace. Anche per questo rivediamo i nostri film con piacere, per capire dove abbiamo sbagliato”.

Mafia e preti

Picone: “La matassa è stato etichettato come “film contro la mafia”, così come Santocielo è stato etichettato come film blasfemo, ma non lo avevano neanche visto. Il cattolicesimo fa parte della società italiana e nei nostri film c’è sempre un prete, a volte un prete che non vuole pagare l’IMU”.

Ficarra: “Mi dispiace se arriva l’idea che nei nostri film c’è un pensiero, che siamo intelligenti. Io sono stupido, Valentino anche di più. E siamo anche ignoranti”.

Politici nostrani

Picone: “L’ora legale accusa il cittadino più che i politici. In quel film ci sono un sindaco corrotto e un sindaco onesto. Curiosamente, quando andavamo in giro per la Sicilia a farlo vedere, tutti i sindaci ci ringraziavano e si identificavano con il sindaco onesto anche se erano famosi per le loro malefatte e addirittura inquisiti”.

Ficarra: “In un paese hanno votato per uno che aveva già una condanna passata in giudicato. Hanno messo in pratica lo slogan del film “Vota Patanè senza chiederti perché” che vale anche adesso per tanti eletti alle Europee, anche se non fa rima”.

Roberto Andò e Toni Servillo

Ficarra: “Con Andò ci unisce una conoscenza che arriva da lontano. Gli raccontiamo tutti i nostri progetti come facciamo anche con Peppuccio Tornatore. Quando facemmo Le rane di Aristofane al Teatro Antico di Siracusa riscoprimmo una comicità potentissima e molto popolare che serviva poi a lanciare un messaggio politico. Anche a noi piace se la gente esce dalla sala ponendosi qualche domanda. Con Toni Servillo condividiamo l’amore per il raccontare i personaggi. Adesso stiamo facendo un altro film, L’abbaglio, completamente diverso da La stranezza, su un momento storico dell’Unità d’Italia”.

Ficarra: “Servillo ha avuto il ruolo di Pirandello ne La stranezza perché era l’unico che sapeva chi fosse”.

 

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