ENRICO PAU


Selezionato per il concorso italiano del Viareggio Film Festival, Pesi leggeri di Enrico Pau ci riporta nel mondo della boxe dilettantistica. Ambientata nella periferia di Cagliari, la pellicola prodotta dalla Blu Film e distribuita da Lantia vede come protagonisti Claudio Morganti, Anna Scaglione e Carmine Recano (Terrarossa, Le fate ignoranti). Al primo lungometraggio, realizzato con un finanziamento statale (art. 8) e la collaborazione professionale dell’equipe che ha lavorato con Soldini su Pane e tulipani (fra cui la produttrice Nadia Grippiolo, Carlotta Cristiani al montaggio, Giovanni Venosta per la musica), Pau ha lavorato quattro anni, cambiando la sceneggiatura diverse volte.

Come sei arrivato a questo cast tecnico?
Essendo una produzione milanese, si sono creati rapporti più facili con Milano. Io avevo bisogno di un montatore e mi era sembrato interessante il lavoro su Pane e tulipani, anche se il nostro film è completamente diverso da quel linguaggio cinematografico e dai suoi tempi narrativi, però Carlotta ha diverse anime e tutte molto interessanti. Il montatore è un po’ come il direttore della fotografia (qui è Gian Enrico “Gogò” Bianchi, La capagira) che deve saper lavorare con registi che hanno necessità differenti.

Hai visto vari film sul pugilato?
Sì… Lino Capolicchio, parlando di Pugili, citava Fat City di John Huston che forse è meno eclatante, ma mi attrae più di Toro scatenato, anche perché non ci si può misurare con Scorsese.

Il film ha avuto il finanziamento pubblico. Come l’hai vissuto?
Il mio grande sogno era quello di dare senso all’art.8, che considero uno strumento straordinario per chi comincia a fare cinema. Spesso però è stato usato in maniera inadeguata. Sono orgoglioso di avere usato questi soldi per un prodotto professionale con una sua forza. Stando molto attenti abbiamo speso i soldi bene e speriamo di riuscire a restituirli allo Stato.

Come mai hai scelto Cagliari come set?
E’ la città dove sono nato e volevo capire come raccontarla. Mentre il pugilato è uno degli elementi paradigmatici per mostrare il mondo giovanile, specie negli anni ‘60-70, quando molti ragazzi che venivano da realtà di grande svantaggio sociale ed economico trovavano la loro strada in palestra. E’ il mondo che m’interessa di più, la parte periferica della mia città, la più viva.

03 Dicembre 2001

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