Direttiva copyright, dibattito acceso tra tutela e libertà

Si discute sulla nuova direttiva sul diritto d’autore approvata dal Parlamento di Strasburgo il 12 settembre scorso, nel convegno “La circolazione della cultura nella rete”


È il primo incontro pubblico dopo l’approvazione da parte del Parlamento di Strasburgo il 12 settembre scorso – primo passaggio di un iter legislativo non ancora concluso – della controversa riforma per aggiornare le regole sul diritto d’autore in Europa, la cosiddetta “direttiva copyright”. Se ne parla nel convegno “La circolazione della cultura nella rete” che il NUOVOIMAIE ha organizzato nell’ambito della tredicesima edizione della Festa di Roma. Un appuntamento che ha acceso i riflettori sulla tutela del prodotto culturale e la libera circolazione delle idee in rete, tra diritti spettanti a tutti i protagonisti della filiera creativa e quelli, garantiti agli utenti, di conoscere e condividere idee e informazioni. Un confronto – quello sulla direttiva e in particolare sul suo articolo 13 che parla dello sfruttamento da parte degli operatori (YouTube e Facebook in primis) di contenuti protetti caricati dagli utenti – che ha visto schierarsi due posizioni contrapposte: quella a favore della direttiva che pone al centro del dibattito la protezione dell’industria creativa e quella contraria che fa leva sulla libera e agile diffusione delle idee in rete. 

Introdotto dal presidente del NUOVOIMAIE Andrea Miccichè, il convegno si è svolto alla presenza di rappresentanti del governo, delle istituzioni, della filiera creativa, ma anche di giovani studenti che di contenuti in rete sono, poi, i principali fruitori. “L’avvento della rete ha cominciato ad offrire un’enorme quantità contenuti, con conseguenti grandi  ricavi da parte delle piattaforme di distribuzione, ma quanti diritti sono stati pagati? Quanto profitto ha portato alla filiera creativa questa enorme apertura?”, domanda Miccichè introducendo uno dei punti più caldi del dibattito. 

Per il produttore Carlo Degli Esposti siamo in un Paese in cui si da sempre si è perso il valore di mettere in primo piano chi crea l’opera rispetto a chi ne detiene i diritti e la moltiplicazione degli sfruttamenti può peggiorare la situazione: “Si sta commettendo un grande omicidio in questo momento, quello degli autori. La metà dei contenuti che ogni giorno mia figlia vede in rete sono piratati”.  

Marzia Minozzi (Confindustria Digitale) interviene sottolineando l’avvenuto cambiamento dei consumi a seguito della convergenza digitale: “Fino ad un certo punto il diritto d’autore era incorporato all’oggetto acquistato, con la digitalizzazione si sono generate nuove possibilità di scambio dei contenuti, alcuni dei quali comprendono contenuti legati al diritto d’autore”.  Nonostante, però, ponga l’accento sulla necessità di uguali regole per contenuti online e offline, esprime forti perplessità nei confronti della direttiva approvata: “Le risposte date della direttiva non sembrano andare nella giusta direzione, ci sembrano sbilanciate perché sono essenzialmente difensive. Si perde così di vista lo sviluppo del mercato che deve rimanere il punto fondamentale del dibattito”. 

Di parere affine il segretario generale FAPAV Federico Bagnoli Rossi:“Il digitale è una grande opportunità ma deve essere un ecosistema che deve funzionare, e oggi non lo sta facendo. Dalla nostra prospettiva abbiamo visto con favore il passaggio di settembre, ma ci sembra un bicchiere mezzo pieno: si poteva fare di più per incentivare la stessa industria a partecipare”.

Tra i grandi operatori coinvolti dalla direttiva YouTube, che naturalmente esprime un parere sfavorevole attraverso il suo rappresentante Enrico Bellini (Policy di Google Italia): “Ci sarà un grande problema ad accedere a contenuti che non si trovano su altri circuiti, in primis quelli creati dagli YouTuber, perché la direttiva prevede una responsabilità diretta da parte delle piattaforme, che non potranno far altro che bloccare il caricamento dei contenuti per tutelarsi. Noi non vogliamo il far west, ci atteniamo alle regole dell’AGCOM con cui siamo molto collaborativi, ma vorremmo norme che permettano alle nuove forme di creatività di esprimersi. Nella forma in cui è stata decisa la direttiva, le diverse sfumature del diritto d’autore vengono spazzate via: come fa una piattaforma a sapere se un video non ha più i diritti, o se ne ha i diritti in un Paese piuttosto che in un altro? Così facendo il tasto ‘upload’ rischia di scomparire da tutte le piattaforme, non solo da YouTube”. 

“Non è vero che non si potrà più accedere ai contenuti – ribatte Enzo Mazza (Fini)- ma il modello sarà completamente trasparente per il pubblico. La direttiva stabilisce delle regole per gli operatori, non per i consumatori. Ha cambiato il modello e cambierà i ricavi, dando all’artista il diritto di essere remunerato.  Si tratta di avere una regolamentazione a favore della disseminazione dei contenuti digitali. Sono i grandi dinosauri che ci guadagnano, Google e Facebook, che non vogliono cambiare le cose e che strumentalizzano il tema della libertà”. 

Posizione che difende anche Paolo Agoglia (SIAE) che, nel sottolineare come il tema in gioco non sia la libertà ma solo la retribuzione di un lavoratore che è l’autore, aggiunge: “I grandi operatori e le piattaforme finora utilizzano ciò che viene messo in rete con riferimento a una legge vetusta, una sorta di porto franco con una grande limitazione di responsabilità per il loro operato. Invece ora per l’utilizzo dei diritti di autori e artisti occorre una licenza preventiva da parte degli utilizzatori. Non c’è discorso di filtro o di democrazia, i grandi operatori devono solo equamente dotarsi di una licenza per i titolari dei diritti. Nel momento in cui gli operatori avranno realizzato delle licenze, sulla rete sarà possibile che tutto circoli, anche i citati YouTuber potranno caricare tutti i contenuti che vogliono”.  

Guido Scorza (Lea, società di intermediazione dei diritti d’autore) parla però di una cattiva legge, fatta principalmente per attaccare Google e i cosiddetti ‘Over The Top’, cioè i principali soggetti intermediari della comunicazione online: “No a una tutela qualsiasi purché sia una tutela, perché farà male. Quando nel primo comma dell’art. 13 non si scrive solo che condividere un contenuto online vuol dire comunicarlo al pubblico, ma che il soggetto non è chi carica quanto il gestore della piattaforma, rompiamo il diritto conquistato di parlare attraverso il web. Quello che può accadere è che i soggetti intermediari semplicemente non permetteranno di caricare contenuti”. 

A conclusione del dibattito interviene telefonicamente il senatore Roberto Rampi (Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali) che sottolinea come la direttiva debba essere considerata un buon risultato. “I contenuti in rete producono grandi guadagni per qualcuno, guadagni che derivano dal tempo trascorso in rete, dalla connessione e dai dati sensibili che vengono raccolti e poi sfruttati per la pubblicità. Questo guadagno derivante dai contenuti d’intelletto deve essere ridistribuito anche a chi li produce, altrimenti, a un certo punto, accadrà che questi contenuti non ci saranno più. Occorre stare lontani da proclami o accuse strumentali. Il lavoro di ognuno, soprattutto quello creativo e intellettuale, deve essere tutelato ed equamente pagato”. 

22 Ottobre 2018

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