Dalla quercia alla palma. I 40 anni di Padre padrone

I Taviani vinsero la Palma d’oro con il film tratto dall'omonimo libro di Gavino Sanna. Il documentario di Sergio Naitza, che si vede il 4 novembre alla Casa del Cinema, ne ricostruisce il set


ROMA. Quarant’anni fa Padre padrone di Paolo e Vittorio Taviani vinse la Palma d’oro al festival di Cannes (e il premio Fipresci della critica internazionale): un verdetto a sorpresa, voluto con intelligente lungimiranza dal presidente della giuria Roberto Rossellini. In anteprima alla Festa di Roma il documentario Dalla quercia alla palma. I 40 anni di Padre padrone, il backstage del film che rilanciava la parabola letteraria e umana di Gavino Ledda, autore del libro-fenomeno al quale i Taviani si erano liberamente ispirati.
L’appuntamento è sabato 4 novembre alla Casa del Cinema di Roma dove, nella sezione Riflessi, sarà proiettato (ore 16) il film di Sergio Naitza, prodotto da Karel Film and Video production di Cagliari con la sede regionale Rai Sardegna, con la collaborazione della Società Umanitaria–Cineteca sarda e il supporto della Fondazione Sardegna Film Commission.

Nel film parlano, 40 anni dopo, Paolo e Vittorio Taviani, Nanni Moretti, Omero Antonutti, Saverio Marconi, Gavino Ledda e con 21 comparse sarde che parteciparono al film.
Il documentario riporta i protagonisti nei luoghi del set, nella Sardegna forte e aspra della campagna di Cargeghe: Omero Antonutti (era il padre padrone) e Saverio Marconi (era il Gavino Ledda adulto) ritrovano luoghi, ambienti e le numerose comparse sarde con le quali riannodano i fili della lavorazione attraverso storie, aneddoti e curiosità; ai registi Paolo e Vittorio Taviani, il compito di aprire il baule dei loro ricordi.
Filo conduttore delle tante voci sarà lo scrittore Gavino Ledda, per uno stimolante contrappunto tra parola letteraria e immagine filmica. Tanti i ricordi, tante le emozioni prodotte dalla rievocazione di quel set.

Nanni Moretti
così ritrova i suoi esordi: “Allora generavo confusione nei registi italiani a cui chiedevo, con la frase di rito, di fare l’assistente volontario, rassicurando: mi metto in un angolo, non disturbo. E aggiungevo: però, se c’è una piccola parte vorrei fare anche l’attore… Così tutti, Taviani compresi, pensavano che non avessi le idee chiare. Ai Taviani avevo chiesto di fare l’assistente per il loro film Allonsanfan, ma non fu possibile. Lo richiesi per Padre padrone, ma non fu possibile. Poi mi dissero, con mia grande gioia, che c’era un piccolo ruolo per me. Andai sul set, mi tagliarono i capelli che avevo abbastanza lunghi e feci questa piccola parte: era appena uscito Io sono un autarchico e avevo un po’ paura che alla luce di quel film la mia parte facesse ridere il pubblico, ma non fu così. Ho visto Padre padrone al cinema Fiamma, quando è uscito quarant’anni fa: adesso, dopo tanto tempo mi è venuta voglia di rivederlo”.

Paolo e Vittorio Taviani spiegano oggi: “Due linguaggi creano opere diverse, pur avendo la stessa anima. La nostra è stata una reinterpretazione del libro di Gavino Ledda: Padre padrone ha rappresentato per noi un incontro col mondo, qualcosa di fondamentale. Appena ci siamo imbattuti in quella storia di un bambino isolato dal mondo, che a 20 anni spacca il silenzio e diventa professore di glottologia per comunicare con gli altri, abbiamo capito che ci rappresentava: perché il cinema è il nostro linguaggio, il nostro modo di comunicare. In questo film si sono riconosciuti uomini, donne, bambini di tante latitudini del mondo”.

Il documentario Dalla quercia alla palma. I 40 anni di Padre padrone, con immagini di Luca Melis e il montaggio di Davide Melis, vuole ricostruire non solo il set, mostrando come sono cambiati, trasformati o rimasti uguali i luoghi delle riprese, ma anche indagare – quarant’anni dopo, appunto – la forza del film, il suo valore metaforico di ribellione ed emancipazione da una condizione di solitudine e analfabetismo. 

03 Novembre 2017

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