La notizia della morte di Ettore Scola ha aperto questa mattina tutti i notiziari delle radio e delle tv francesi, che hanno ricordato il regista con emozione. “Ettore Scola, maestro del grottesco e dei rimpianti”, ha titolato il sito on line di Le Monde, dedicando alla morte del regista la sua notizia di apertura. Mentre sul quotidiano cartaceo, nel pomeriggio, una grande foto in bianco e nero con Scola alla macchina da presa nel 1989 campeggia in prima pagina con il titolo “Ettore Scola, maestro tragico della commedia italiana”. Nell’interno, un lungo articolo che ne ricorda passo dopo passo la carriera. “Ettore Scola è morto. C’eravamo tanto amati. E’ venuto tanto spesso a Cannes. Mi sento infinitamente triste e orfano, come l’Italia””, è con questo tweet che l’ha ricordato l’ex presidente del Festival di Cannes Gilles Jacob. “Con Scola se ne va una fetta del cinema italiano di tutti i tempi. Critico sulla società, innamorato dei suoi antieroi, sorridente”.
“Era un amico di fedeltà assoluta. Quelli a cui voleva bene sapevano di poter sempre contare su di lui”: lo scrive Jack Lang, ex ministro della Cultura francese, socialista, oggi presidente dell’Istituto del Mondo Arabo di Parigi, in un messaggio fatto pervenire all’ANSA. “E’ stato l’uomo di tutte le battaglie della sinistra progressista in Francia e in Italia – continua Lang – mai ci ha fatto mancare i suoi consigli, con la sua voce grave e incisiva e la sua immensa autorità morale. La sua opera cinematografica è senza pari, nessuno meglio di lui ha saputo descrivere la singolarità dell’animo dell’italiano, la potenza della sua lingua, l’originalità dei suoi rapporti umani”.
La Biennale di Venezia, con il suo presidente, Paolo Baratta, e il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, esprimono il loro cordoglio: “Protagonista di primissimo piano del grande cinema italiano e internazionale, Scola fu presente a Venezia con i suoi lavori fin dal 1960, ma fu anche consigliere d’amministrazione della Biennale, dal 1979 al 1982, presidente di giuria nel 1998”, Nel 2013 il regista aveva presentato alla Mostra il suo ultimo film, Che strano chiamarsi Federico. Scola racconta Fellini, alla presenza dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
“Avevo sentito Ettore Scola circa un mese fa, gli avevo fatto i complimenti per il suo documentario di Fellini. Lui rimase colpito da questa mia telefonata, che gli ho fatto in maniera sincera. In quell’opera c’era tanta poesia, mi piaceva l’idea che un grande come Scola rendesse merito ad un altro grandissimo come Fellini, era un atto di umiltà, e di amicizia”. Così Carlo Verdone. ”Fellini era inarrivabile ma Scola è stato il maestro di tutti noi, tutti gli dobbiamo qualcosa. Scola ha avuto la fortuna di vivere il momento migliore dell’Italia, era una persona perbene”.
“Ettore Scola era un amico vero con cui ho condiviso una parte di cammino negli ultimi anni. Ha anche partecipato all’esperienza della Scuola di Cinema Gian Maria Volontè, era una persona di una generosità infinita. Ha veramente regalato ai ragazzi momenti unici e sinceri di passione per questo mestiere”, ha detto Daniele Vicari all’uscita del Policlinico Umberto I di Roma.
“Ettore Scola era contento di venire il 9 febbraio all’iniziativa della Regione Lazio ‘Cinema e Storia’ per raccontare agli insegnanti C’eravamo tanto amati. Il film è uno dei 7 selezionati per quest’anno e sarà proiettato nelle scuole che hanno aderito al progetto. In questi anni mi è stato molto vicino con discrezione e curiosità”. Lo scrive sul suo profilo Facebook il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Che ha promesso: “Ora porteremo nelle scuole la sua opera con ancora più convinzione. Ciao Ettore”.
In tanti ricordano Ettore Scola che si aggira nel Petruzzelli e segue i passi del nascente Bif&st, il festival internazionale del cinema di Bari, diretto da Felice Laudadio e che Scola ha presieduto dal 2011. Sempre presente, aveva gestito con abilità situazioni difficili, come quando Fanny Ardant ospite del Festival era svenuta in platea durante una serata finale, o quando sollevò da una situazione di empasse sul palco la timida Margherita Buy prendendola affettuosamente sottobraccio. Era diventato l’anima della manifestazione. Il Bif&st, grato per i tanti disegni che il regista ha regalato perché divenissero il manifesto annuale della rassegna, gli ha reso omaggio allestendo nel 2012 un’ampia esposizione di queste sue opere.
”Ettore Scola era per me un amico intimo e continuo a dirmi che non è vero che sia morto. Ho visto la salma e ho detto: non ci credo”. Queste le prime commosse parole di Felice Laudadio, direttore artistico del Festival di Bari, ma soprattutto grande amico del regista di Una giornata particolare. ”Sul festival di Bari – che quest’anno sarà dedicato proprio a Scola e a Marcello Mastroianni – voleva sapere sempre ogni cosa ed era amatissimo da tutti i collaboratori che ora si sentono come abbandonati. Il fatto è che aveva il suo carattere, ma sempre con un grande sorriso”.
L’Anac considera la scomparsa di Ettore Scola una perdita immensa non solo per il cinema italiano ma per la cultura europea. “Con i suoi film ha segnato l’identità nazionale e, raccontando l’Italia nei suoi pregi e nelle sue debolezze, l’ha fatta conoscere e apprezzare al mondo intero. Tra i fondatori dell’associazione, Scola aveva recentemente spronato gli autori italiani in difesa dell’identità e della vocazione cinematografica di Cinecittà. Il suo impegno appassionato sarà di esempio all’Anac per proseguire questa e tante altre battaglie di politica culturale. L’esecutivo dell’Associazione, che ha appreso la notizia assieme a tanti altri professionisti come Roberto Faenza, Giacomo Scarpelli, Elda Ferri, proprio nel corso di una di quelle ‘serate da Otello’ alle quali Ettore era solito partecipare e che aveva anche raccontato nel film La cena, lo ricorda con affetto e si stringe attorno alla figlia Silvia (vicepresidente dell’Anac) e all’intera famiglia Scola”.
“Con la scomparsa di Ettore Scola perdiamo uno degli ultimi maestri appartenenti a quella generazione che ha fatto grande il cinema italiano nel mondo, che ne ha costruito la fama e la fortuna. Il suo sguardo sulla realtà, lucido, disincantato ma sempre ironico e compassionevole ha raccontato l’Italia – commentano Nicola Claudio e Paolo Del Brocco, presidente e ad di Rai Cinema – come pochi hanno saputo fare, ne ha illustrato i vizi, i difetti, le passioni e le debolezze con intelligenza ma anche e sempre con grande affetto. Ci mancherà il suo cinema di impegno civile, ma ci mancherà anche l’uomo, il suo esempio, la sua leggerezza”.
“Mi manca moltissimo, ieri la notizia della sua morte mi colpito profondamente, era un artista enorme sia dal punto di vista della scrittura che della regia e negli ultimi anni dal punto di vista umano è stato generosissimo, molto affettuoso, disposto all’ascolto, leggeva i copioni, vedeva i film dei colleghi, dava consigli. Voglio anche ricordare il suo impegno in prima persona fino agli ultimi giorni per i ragazzi del cinema America”, ha detto il regista e sceneggiatore Francesco Bruni.
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