Carlo Di Carlo, la “voce” di Antonioni

La scomparsa del critico e documentarista, stretto collaboratore di Michelangelo Antonioni a cui aveva dedicato un bel documentario. Tra i suoi lavori più recenti l'omaggio ai novant'anni del LUCE


Carlo Di Carlo è morto questa mattina alle 8,15 nella sua casa di Roma. Era nato a Bologna il 18 giugno 1938. Regista e scrittore, stretto collaboratore di Michelangelo Antonioni, a cui aveva dato “voce” dedicandogli 11 volumi di saggi critici e un’amicizia durata quarant’anni, fin dall’inizio della sua carriera aveva coniugato l’esperienza nella critica cinematografica e il desiderio di dedicarsi alla regia, firmando nei primi anni ’60 alcuni documentari sulla lotta partigiana, tra cui La menzogna di Marzabotto (1961). Nel 1962 collaborò con Pier Paolo Pasolini per Mamma Roma come assistente alla regia (in seguito fu con lui anche per La rabbia), e subito dopo alla realizzazione di alcuni film appunto di Antonioni, con cui strinse un duraturo e fecondo rapporto. Nel 1977 girò Per questa notte, cronaca della fine di una cellula repubblicana nella Spagna franchista, e nel 1994 Un film per Monte Sole, documentario a cinquant’anni da Marzabotto. Nello stesso anno curava con Giorgio Tinazzi l’edizione Marsilio degli scritti antonioniani. Nel 2001 prende parte al film collettivo Un altro mondo è possibile sui fatti di Genova durante le manifestazioni per il G8.

Nel 2008 porta a compimento un progetto a lungo accarezzato di un film con immagini di repertorio sul maestro ferrarese intitolato Antonioni su Antonioni. A proposito del quale scrive: “Da tempo che mi riproponevo di realizzare quest’opera costituita da immagini di repertorio, registrate im Lauf der Zeit, nel corso del tempo, rubate durante la loro messa in onda, raccolte e conservate nel mio archivio. Molti suoi significativi interventi a programmi e trasmissioni televisive in grado di fornire nell’insieme un ritratto inedito di Michelangelo Antonioni. Interventi che coprono un arco di vent’anni, visti di sfuggita in servizi speciali o in finestre di programmi della RAI e da due estratti della penultima sua apparizione pubblica (nel dicembre 1985) al Maurizio Costanzo Show e dell’ultima intervista concessa a Gian Luigi Rondi, in occasione dei novant’anni del cinema, un giorno prima della malattia. E allora, con la complicità del Dipartimento per il Cinema del Ministero per i Beni e per le Attività Culturali e della Cineteca di Bologna – il cui sindaco Renato Zangheri gli attribuì nel 1980 il suo massimo premio, l’Archiginnasio d’oro, relatore Roland Barthes con la sua celebre orazione Caro Antonioni… – ho pensato che questo film, dopo più di quarant’anni di sodalizio con Michelangelo, fosse per me il miglior modo di ricordarlo e di consegnarlo con affetto alla moglie Enrica. Scoprire e/o riscoprire le parole, i pensieri, le argomentazioni di Antonioni, e ascoltare oggi la sua voce dall’immutato accento emiliano, viva ma da lungo tempo lontana, è un’emozione forte e intensa. Una rara testimonianza di un autore che dimostra, pur avendo consentito raramente di raccontarsi, di non essere mai reticente, nemmeno verso se stesso”. 

Tornando agli anni ’70 aveva realizzato una serie di film per la tv prodotti dalla ZDF, la televisione tedesca. Nel 1975 il suo Sistema infallibile viene invitato alla Biennale di Venezia. L’anno successivo il suo lungometraggio Per questa notte viene invitato al Festival di Cannes. In seguito lavora per la Rai firmando, tra l’altro La repubblica incantata con Enrico Filippini e le Storie inquietanti dai racconti di Stanley Ellin. Studioso del doppiaggio ha realizzato le versioni italiane del Decalogo di Kieslowski e Heimat di Reitz. Nel 1979 aveva fondato, insieme a Michelangelo Dalto la rassegna “Antenna Cinema”, per molti anni la più importante vetrina italiana dedicata ai linguaggi televisivi. La Cineteca di Bologna, che di recente ha acquisito il “Fondo Carlo Di Carlo” con un ricchissimo patrimonio di documenti e testimonianze, proprio ieri ha inaugurato la sua “personale” con la maggior parte dei suoi lavori in programmazione fino all’inizio di aprile. 

Più di recente aveva collaborato con Luce Cinecittà per realizzare prima Il gioco degli specchi (Mostra di Venezia, 2011) e successivamente Lo sguardo del Luce, presentato alla Mostra nel 2014 (vedi articolo). Nel montaggio d’archivio, in occasione dei novant’anni dell’Istituto, aveva ricostruito liberamente il percorso compiuto dal LUCE dalla sua nascita nel 1924 attraverso gli eventi che hanno segnato la storia del nostro Paese fino al 1945, mettendo ancora una volta a frutto la sua vocazione storica. “Questo viaggio – spiegava – privo di voce narrante si affida unicamente alle immagini più cinematografiche di quell’enorme patrimonio visivo che costituisce l’Archivio del LUCE… Cerca soprattutto di restituire lo sguardo, il régard dei suoi realizzatori, l’occhio attento e sapiente, il punto di vista di registi professionali e colti, già conoscitori dell’evoluzione del linguaggio del cinema nel mondo”. Uomo buono e generoso, artista appartato e rigoroso, è stato amico e compagno di strada per molti, da Tonino Guerra a Roberto Roversi, da Citto Maselli a Roberto Cicutto.

Il ricordo di Luce Cinecittà e della Cineteca di Bologna


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18 Marzo 2016

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