Aurora Giovinazzo, romana, 21 anni, da quando è piccolissima recita e balla. Se inizialmente fare l’attrice era solo un divertimento per lei, con il tempo ha capito che questo era il mestiere che voleva fare, con professionalità e dedizione. Nonostante la sua giovane età negli anni ha acquisito sempre più consapevolezza e il suo nome è tra quelli più noti tra gli attori della sua generazione.
Il primo ruolo importante è stato quello di Matilde in Freaks Out di Gabriele Mainetti, che le ha fatto conquistare la candidatura ai David di Donatello due anni fa. Poi è arrivata la serie Anni da cane. Vista recentemente in Nuovo Olimpo di Ferzan Özpetek, e prossimamente in Eterno visionario di Michele Placido su Luigi Pirandello, dove interpreta la figlia Lietta, ora l’attrice è la protagonista di The Cage-Nella gabbia, presentato in anteprima all’ultima edizione di Alice nella città, e nelle sale dal 22 febbraio con Rodeo Drive.
In questo film sullo sport, Giovinazzo interpreta Giulia, ex-promessa delle Mixed Martial Arts, che ha lasciato il mondo degli incontri dopo un tragico incidente nella gabbia da combattimento. Lavora in un piccolo zoo a conduzione familiare con il fidanzato Alessandro (Brando Pacitto), ma è tormentata dal desiderio di tornare nella gabbia di MMA. L’incontro con l’allenatrice Serena (Valeria Solarino) aiuterà la ragazza a intraprendere un difficile percorso di liberazione dalla gabbia all’interno della quale rischia di rimanere rinchiusa.
Aurora, in The Cage ti sei messa alla prova molto anche fisicamente.
È stato un lavoro duro. Dedicare tante ore a uno sport che non mi appartiene è stata una grande prova. Sono una ballerina e ho dovuto lavorare sull’opposto dei movimenti che di solito faccio. Mi sono allenata per quasi un mese e mezzo sei giorni a settimana. Ho messo tutto l’impegno possibile per essere credibile non solo di fronte al pubblico, ma soprattutto a chi lotta in questa disciplina sportiva.
Giulia non lotta solo con il corpo, ma lo fa nella vita, cercando di ritrovare la propria strada nel mondo.
È una ragazza di oggi. Può capitare a tutti gli esseri umani di sentirsi chiusi in una gabbia emotiva, anche di sentirsi estranei nella propria famiglia o nei propri affetti. Lei si sente così con il suo compagno che non capisce quello che lei vuole e chi desidera di essere. E allora lotta verso la sua libertà. Ogni caduta, ti dà un impulso che ti fa rialzare.
Il tuo mestiere è fatto di cadute?
Come tutti gli altri. Non c’è mai una strada semplice da percorrere. Il nostro lavoro è fatto di attese, pazienza, dedizione, stanchezza mentale. La cosa migliore sono le persone che ti aiutano e ti supportano. Giulia non le ha, fino a quando non incontrerà la sua allenatrice Serena. Io ho la fortuna di essere circondata da persone che credono nelle mie capacità più di quanto io non creda in me stessa.
Come sei arrivata al mondo della recitazione?
Mia madre vedeva che da piccolissima mi piaceva mentire, dire le bugie e così ha pensato che fosse meglio farlo recitando più che nella vita reale. Ho iniziato a fare i primi provini e sono andata avanti fino all’età dell’adolescenza pensando fosse solo un divertimento. Non capivo il concetto di lavoro. Ho compreso che questo mestiere era una cosa seria da affrontare con professionalità quando a 15 anni ho fatto Freaks Out di Gabriele Mainetti. A quel punto è diventato un lavoro.
Nel 2022 per quel film hai ricevuto la candidatura ai David di Donatello come Miglior attrice protagonista.
Devo ammettere che di quel momento non ricordo nulla. Ero completamente presa dall’euforia, così felice. Come forma di difesa, ho dimenticato qualsiasi cosa.
Recentemente ti abbiamo vista anche in Nuovo Olimpo di Özpetek, in un ruolo dove mostri liberamente il tuo corpo.
È stato bello lavorare al personaggio di Alice. È una donna tosta che mostra aspetti di fragilità. Non avevo mai fatto un personaggio così acceso, colorato, un vulcano di energia, sopra le righe. Io mi sento a mio agio con il mio corpo. Questo non vuol dire che abbia avuto facilità a scoprirmi di fronte a 190 Paesi (il film è su Netflix), ma sapevo con quanta eleganza e sensualità Ferzan avrebbe girato quella scena e mi sono affidata a lui.
Da Özpetek a Michele Placido, sarai nel nuovo film Eterno visionario su Luigi Pirandello.
Abbiamo finito di girare a novembre. È stato un bel salto nel passato. Questa è la magia del nostro lavoro, il fatto di poter vivere un’epoca lontana. Fa un certo effetto immergerti in un mondo che non è il tuo e poi tornare al 21esimo secolo. Interpretando Lietta Piradello, una dei tre figli del drammaturgo, ho cercato anche durante le letture della sceneggiatura di immergermi nel suo tempo. E per realizzare il personaggio ho dovuto lavorare in sottrazione. Noi ragazzi di oggi siamo abituati a modulare la voce, a gesticolare, allora era tutto piccolo, minuscolo.
Tra i giovani attori della tua generazione, il tuo nome è tra i più riconoscibili. Come vivi questo momento?
In realtà non credo di essere ancora così nota. Forse ho una visione della mia vita un po’ distorta, e comunque lo lascio dire agli altri. Io vado avanti per la mia strada pensando a quello che devo fare, ai miei obiettivi, al mio lavoro. Io mi sento ancora a disagio in determinati contesti. E allora ci sono momenti che per autodifesa indosso una maschera. Questo mestiere è fatto di attese e cadute, ma bisogna essere più forti delle ansie che ti dà e continuare a lottare come fa Giulia.
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