Annaud e il lupo, dalla Cina con furore

Il regista francese ha portato al Bif&st la sua nuova fatica in 3D L'ultimo lupo, girato nella Mongolia cinese sfidando la censura


BARI – Il suo nuovo kolossal, L’ultimo lupo, sta per arrivare nelle sale, il 26 marzo con Notorious Pictures. E lui, Jean-Jacques Annaud, regista francese dal piglio hollywoodiano che ama le sfide estreme e i paesaggi maestosi, è al Bari Film Festival per un’anteprima nel rinato Teatro Petruzzelli. Riceverà anche il Platinum Award della Fipresci, mentre stamattina è stato protagonista di una master class con il critico e connazionale Michel Ciment come moderatore. Certo, non è venuto al Bif&st per parlare solo di questo ultimo film, in doppia versione 2D e 3D, ma l’attenzione è concentrata proprio sulla nuova prova del regista di Sette anni in Tibet e Il nome della rosa. Che ha girato in Cina, con capitali cinesi oltre che francesi e con attori cinesi, anche superando le ragioni della censura. Che non potevano vedere di buon’occhio il romanzo da cui è tratto, Il totem del lupo (in Italia lo pubblica Mondadori) diventato il maggior successo letterario dopo il Libretto rosso di Mao. L’autore, Jiang Rong, che ha collaborato alla lavorazione, si è nascosto dietro uno pseudonimo perché questa storia autobiografica di uno studente di Pechino che viene mandato nella Mongolia interna nel 1967, primo anno della rivoluzione culturale, poteva dare fastidio. Si parla infatti dello scontro tra due visioni del mondo, quella comunista, che annienta sostanzialmente l’individuo a favore dell’ideologia, e la profonda conoscenza della natura che anima i pastori mongoli, con la loro fede in un essere superiore che regola i rapporti tra le creature. Anche il lupo, sebbene sia un predatore, ha un suo posto nell’ecosistema e il Wwf, che ha adottato il film, ci ricorda che ci sono almeno cinque pregiudizi da sfatare a proposito del “lupo cattivo” e lancia un allarme perché la specie in Italia è a rischio di estinzione. Così, quando i funzionari di partito ordinano di sterminare i cuccioli “colpevoli” di aver attentato ai cavalli dell’esercito della Repubblica Popolare, viene messo a repentaglio un intero equilibrio millenario. Ma il giovane studente di città decide di adottare un cucciolo e di addomesticarlo col pretesto di “studiare meglio il nemico, secondo gli insegnamenti di Mao”, legandosi indissolubilmente a questo animale selvaggio.

La sceneggiatura, scritta con lo scomparso Alain Godard con l’evidente intento di non creare eccessivi problemi, è passata al vaglio della censura del China Film Group che ha ritenuto problematiche solo tre scene. Una sola alla fine è stata emendata, quella in cui si intravedeva il seno di una ragazza mongola, ma il messaggio ecologista del film è salvo.

Poi, ovviamente, c’è l’aspetto spettacolare, che tende a prendere il sopravvento. Annaud racconta di un set complicato con 200 cavalli, un migliaio di pecore e 25 lupi con circa 50 addestratori. “E’ stato difficile girare le scene in cui lupi e cavalli corrono in parallelo perché i lupi adorano la carne di cavallo. Tra l’altro eravamo in movimento, di notte, su quod instabili e in piena tempesta di neve”. Oltretutto con la difficoltà del 3D. Che proprio in quella scena di caccia è però straordinariamente efficace. “Utilizzando il 3D – sottolinea Annaud – il regista si trasforma in uno scultore. Non dobbiamo però sceglierlo a fini commerciali, per colpire lo spettatore, ma metterlo al servizio della storia narrata. È un sistema molto efficace anche per le scene di intimità o per dare emozione. Molti registi oggi non lo amano, ma io l’ho usato per creare maggiore vicinanza con gli animali”. 

Quindi il cineasta de L’orso si lascia andare a una riflessione più filosofica. “Per ritrovare il comportamento dell’uomo: dobbiamo capire qual è l’animale che è in noi e come addomesticarlo. Lavorare con l’istinto degli animali mi aiuta a dirigere gli attori”, dice. E a proposito di attori ricorda le difficoltà di aver a che fare con Sean Connery sul set del Nome della rosa: “Altro che recitazione istintiva, voleva sapere dove mettere il bicchiere, se a destra o a sinistra, dov’era il tavolo e di che altezza, e se qualcosa veniva cambiato nel copione si arrabbiava”.

Pensa che questo film si rivolga specialmente ai bambini? “Ogni adulto mantiene in sé un po’ dell’infanzia ed è bello emozionarsi ancora, pur se avanti negli anni, per un regalo. Per questo il cinema continua a interessarmi, anche se tutti, più o meno, facciamo sempre gli stessi film: il cinema è un gioco meraviglioso e mi emoziono come quando a un bambino regalano il Lego e scopre che può creare tante forme diverse”.

E nonostante i suoi successi internazionali vengano da lontano – l’opera prima Bianco e nero a colori del 1976 gli valse l’Oscar per la miglior pellicola straniera – Annaud non è particolarmente amato dai produttori francesi: “Anzi, sembrano avere un’avversione per me. Tanto da avermi spinto a cercare all’estero l’ambientazione ideale di molti film, in Africa, in Russia e appunto in Cina”. Poi nutre un particolare amore per l’Italia, dove è stato folgorato dal neorealismo (“Altro che Nouvelle Vague”) e dove uno dei tre registi che maggiormente l’hanno ispirato è Ettore Scola, “i cui film – sottolinea – hanno influenzato molti francesi per il loro humour, l’eleganza delle storie e la profonda riflessione sociale che suscitano. Ho sempre desiderato di potergli rendere omaggio”. Le altre due muse sono Alan Parker (i suoi spot pubblicitari gli hanno fatto capire “che si può parlare anche con le sole immagini, utilizzando il linguaggio del corpo”) e Costa-Gavras (“i suoi film hanno sempre dato un senso particolare ai nostri tempi”), tutti ospiti di questa edizione del Bif&st.

 

22 Marzo 2015

Bari 2015

Bari 2015

Cinema & Fiction, tv italiana in cerca di innovazione

Al Bif&st il convegno "Cinema & Fiction: convergenze parallele?", un momento di confronto tra protagonisti del settore per capire quale possa e debba essere il ruolo della fiction in Italia, mentre dagli Stati Uniti arrivano i successi di serie tv che vantano attori da Oscar e ascolti strabilianti.
"Il problema dell'Italia è che non ha un'industria culturale degna", dice il direttore di 8 e 1/2 Gianni Canova, mentre Maurizio Sciarra si rivolge alla committenza e dice "La tv è ferma a 20 anni fa, non innova da decenni", mentre sta per arrivare in Italia il ciclone Netflix. Tra gli altri relatori Silvia Napolitano, Matilde Bernabei, Daniele Cesarano, Veridiana Bixio e Luca Milano per Rai Fiction

Bari 2015

Alba Rohrwacher due volte miglior attrice al Bif&st

Il messaggio dell'attrice: "Ringrazio il bellissimo Festival di Bari per questi riconoscimenti che arrivano a due film molto importanti per me, Hungry Hearts e Vergine giurata. Ringrazio il pubblico numerosissimo del festival. Purtroppo non posso essere con voi perché sono a Lisbona al Festival di Cinema Italiano. Ma sono davvero felice. E voglio ringraziare la Giuria dei Critici del Concorso Ufficiale e la Giuria Popolare delle Opere Prime"

Bari 2015

Bif&st: 2016 con Mastroianni e gli attori

73mila spettatori. Ovvero 2.500 in più rispetto allo scorso anno. La conferenza stampa di bilancio del Bif&st numero 6, guidato come sempre da Felice Laudadio, è la cronaca di un trionfo, ma anche un molto simbolico "passaggio di consegne" all'amministrazione locale futura, a cui il direttore e il presidente Ettore Scola chiedono in coro di confermare la fiducia in un progetto culturale che richiama un pubblico numerosissimo e giovane. Con il governatore Nichi Vendola in scadenza di mandato, resta un margine di incertezza per il futuro, che Laudadio cerca di scongiurare annunciando già non solo le date - dal 2 al 9 aprile 2016 - ma persino il programma del settimo Bif&st, che sarà dedicato a Marcello Mastroianni nel 20° anniversario della sua scomparsa, con una retrospettiva in 50 titoli. Al Teatro Petruzzelli la cerimonia di premiazione presentata da Stefania Rocca. Miglior regista Francesco Munzi, migliori attori Elio Germano, Alba Rohrwacher, Anna Foglietta e Carlo Buccirosso

Bari 2015

Nanni Moretti, superstar a Bari, legge il “Caro Diario”

"Manteniamo il mistero". Basterebbe l'ultima battuta della masterclass (riferita alla genesi di Habemus Papam), per riassumere l'incontro di Nanni Moretti con il pubblico del Bif&st, di cui è stato l'ultimo, attesissimo ospite. Dopo la proiezione di Caro diario, il regista ha letto il diario di lavorazione che scrisse per quel film del 1993: in un Teatro Petruzzelli affollatissimo, il regista ha rievocato quei giorni, per poi rispondere alle domande (o piuttosto ai timidi input) del moderatore Jean Gili. Come prevedibile, neanche una parola è stata dedicata a Mia madre, il nuovo film del regista che sarà in sala dal 16 aprile (e poi probabilmente a Cannes) in cui recita accanto a Margherita Buy e John Turturro. Ripercorrendo la sua carriera, ha detto: "Con gli anni sono diventato più esigente, ora il momento della scrittura è quello più difficile, mentre quello più faticoso e angosciante resta quello delle riprese"


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