È morto a 96 anni nella sua casa dell’Upper West Side di Manhattan Harry Belafonte, vero e proprio mito della musica e punto di riferimento dei diritti civili per la comunità afro-americana in USA e nel mondo.
Nato a Harlem da genitori originari di Martinica e di Giamaica, amico da giovane di Martin Luther king e da vecchio grande oppositore di Donald Trump, Belafonte portò alla ribalta la musica caribica negli anni ‘50 con canzoni come Day-O (The Banana Boat Song) e Jamaica Farewell, tanto da meritarsi l’appellativo di “Re del calypso”. È stato per anni l’uomo di colore più pagato del mondo dello spettacolo, non solo nella musica, ma anche a Hollywood, dove è stato il primo nero a vincere un Emmy.
Come attore è stato attivo anche in tarda età, interpretando se stesso nel 1992 in The Player di Robert Altman e poi, sempre con Altman, girando Kansas City del 1996 per cui aveva vinto un premio della critica newyorchese. Il suo ultimo ruolo nel 2018 è stato in BlacKkKlansman di Spike Lee. Nel 2015 è stato insignito del Premio Oscar umanitario Jean Hersholt, celebrando un impegno verso i diritti civili che ha sempre caratterizzato la carriera e la vita di Belafonte.
Era lui a pagare quando il suo amico Martin Luther King veniva arrestato, e lottava insieme a lui nella Freedom Summer e nella marcia del 1963 su Washington. Fu protagonista nel boicottaggio dell’apartheid in Sud Africa negli anni Ottanta e nel concerto We Are the World con Stevie Wonder, Michael Jackson, Bob Dylan e Cyndi Lauper. Nel 1987 aveva raccolto da Kanny Kaye il ruolo di ambasciatore di buona volontà dell’Unicef.
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