I dottor Jekyll e mister Hyde di ‘The Bad Guy’

Interpretati ambedue da Luigi Lo Cascio, Nino Scotellaro e Balduccio Remora sono le due facce della stessa medaglia della serie 'The Bad Guy' di Prime Video


Nino Scotellaro è un sostituto procuratore antimafia. È affilato, brillante, sempre pronto a dire – e a fare – quello che pensa. Il pubblico lo ama, perché non ha peli sulla lingua. I suoi colleghi, invece, lo vedono come un egocentrico: uno che fa tutto per sé stesso e niente per la squadra. In realtà, Nino ha gli occhi sull’obiettivo, vuole combattere la mafia con le unghie e con i denti, e non è disposto a fermarsi per le cortesie d’ufficio o per la gloria del dipartimento. S’incazza facilmente, urla, strepita. Quando vede la mediocrità dilagare non ce la fa a trattenersi. È un discepolo indiretto di Gianfranco Funari: non riesce a usare mezzi termini, a tergiversare, a fare finta che le cose, via, tutto sommato vadano bene; se uno è stronzo, glielo deve dire: sei stronzo. Altrimenti, poi, c’è il rischio di creare illusioni.

Nino Scotellaro, però, è solo una delle due facce della medaglia. L’altra è Balduccio Remora, il cugino del sud America, più snello, ripulito e fascinoso, con il setto nasale aggiustato e la capacità di farsi indietro, di aspettare. Se Scotellaro ha a che fare con carabinieri, poliziotti e procuratori, Balduccio si muove in mezzo agli squali, ai mafiosi, e ogni passo falso può essere l’ultimo. Quindi non serve solo sangue freddo: serve attenzione. I nemici dei propri nemici possono essere amici e così via.

Nino e Balduccio sono la stessa persona, condividono lo stesso cervello e la stessa lingua. Sono come dottor Jekyll e mister Hyde (ora vai a capire chi è chi). E hanno lo stesso obiettivo: vendicarsi. Nino è stato condannato sotto false accuse, e quando è riuscito a scappare di prigione, per il crollo del ponte sullo Stretto (sì, c’è un ponte sullo Stretto), ha deciso di passare dall’altra parte: con chi, una vera possibilità di vendicarsi, gliela poteva davvero offrire. E quindi si è trasformato in Balduccio. È difficile capire dove inizi uno e finisca l’altro. Molto spesso coincidono, e ci sta. Ma se Nino ha fatto dei suoi sani principi, dei suoi valori dritti e squadrati, il centro della sua vita, Balduccio è pronto al compromesso e soprattutto a uccidere per ottenere ciò che vuole. La giustizia, insomma, diventa una cosa personale, un affare di cui occuparsi direttamente, senza aspettare i processi, le indagini e gli arresti. Un uomo dello Stato come Nino viene spezzato dentro, nell’anima, e cambia completamente prospettiva sul mondo e sulle cose del mondo.

Luigi Lo Cascio, che interpreta sia Nino che Balduccio, non si divide, ma si allarga. Riesce a passare da un registro all’altro, velocemente, conservando un’eleganza e un dinamismo unici. Quella che racconta, e a cui dà volto e voce, non è una storia vera; non è ambientata nella nostra Italia e nel nostro presente (anche se…); è una storia, però, che ci parla di noi, di un certo servilismo e di una certa ipocrisia. Siamo davanti a uno Shakespeare in salsa siciliana, ricco, invitante, nuovo. Non è Breaking Bad, come qualcuno ha detto. L’uomo buono non diventa cattivo; l’uomo buono, semplicemente, si riscopre anche cattivo, ed è pronto ad abbandonarsi a quest’altro aspetto del suo carattere.

Ludovica Rampoldi, Davide Serino, Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana hanno creato una serie tv attualissima ed estremamente potente, che s’affaccia sul panorama internazionale e che reclama, di diritto, un posto tra le produzioni migliori di questi anni. The Bad Guy – si chiama così – non è l’ennesimo tentativo italiano di fare una cosa che altri, soprattutto gli americani, fanno da più tempo e meglio di no. È la risposta intelligente, scritta e diretta (da Stasi e Fontana) magnificamente, a una richiesta del pubblico: avere un racconto possibilista, ma non per forza ubriaco di realismo; giocare con gli stereotipi, con la nostra Storia (questa con la maiuscola), e non rimanere schiacciati dalla paura di dire troppo e fare poco.

Luigi Lo Cascio guida un cast di attori bravissimi, che non solo si calano nel loro ruolo ma che credono in quello che portano in scena. Le serie tv s’avvicinano alla letteratura quando approfittano del tempo che hanno a disposizione per approfondire i personaggi e per dare una lettura più complessa della narrazione. Ma sono pure cinema, come in questo caso, perché cercano la spettacolarità delle immagini e delle inquadrature. Nino e Balduccio sono la dimostrazione che quando c’è spazio e c’è voglia anche noi, con la nostra serialità, possiamo dare vita al mito.

Gianmaria Tammaro
13 Aprile 2024

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