Tyrion Lannister non ha mai avuto una vita facile. Sì, certo, è un Lannister: fa parte di una delle famiglie più potenti di Westeros, e le persone hanno paura del nome che porta. Ma non lo rispettano. Lo chiamano Folletto per la sua statura, e lo deridono considerandolo un mostro. Anche suo padre, Lord Tywin, lo disprezza. Se sua moglie è morta, pensa, è colpa sua. E così Tyrion ha dovuto imparare a fare leva su altre cose, sulla sua intelligenza, il sarcasmo, su tutto ciò che i soldi – e ne ha parecchi, per sua fortuna – possono comprargli.
Non è un combattente abile come suo fratello, ma ha un cervello fine, niente male, che più di una volta è riuscito a salvarlo. Ha la lingua svelta, e anche questa gli ha permesso di togliersi dai guai. L’intelligenza di Tyrion è un’intelligenza ibrida, mista, metà pratica e metà riflessiva. Il mondo si mostra diversamente ai suoi occhi. Ogni rapporto è un gioco di potere, ogni richiesta può essere soddisfatta; non c’è prezzo troppo alto da pagare, e non c’è mai abbastanza vino per dissetare i proprio dispiaceri e la propria infelicità.
Tyrion, per buona parte della sua vita, è andato avanti tenendosi a galla, tra case di piacere e locande, studiando, leggendo, inventando. Sa di essere solo, e di questa solitudine, a un certo punto, ha provato a fare addirittura una forza. Ma non ci è riuscito. Perché se è vero che possiamo amare noi stessi più di chiunque altro è altrettanto vero che il suono della nostra voce può diventare fastidioso persino per le nostre orecchie. E quindi? Quindi Tyrion si è cercato una famiglia dove una famiglia non c’era, e si è affidato a persone che, all’inizio, lo avevano odiato e disprezzato. È diventato finalmente partecipe del destino del suo mondo.
Non è mai stato un uomo del popolo, eppure quando è arrivato il momento si è armato ed è andato in battaglia. Ci ha quasi rimesso la faccia e, ovviamente, la vita. Tyrion non crede in cose – perdonateci – banali come il bene e il male; crede in valori più concreti e terreni, come una giustizia condivisibile, chiara, retta dalle leggi, e la diplomazia. Crede in un governo illuminato e lungimirante. La sua infelicità è la sua cicatrice più grande, e non è sul naso che la porta: è dentro di sé, nel suo animo. Non soffre una volta soltanto; soffre in continuazione e deve imparare, più e meglio degli altri, a convivere con il dolore.
Shakespeariano, tormentato, sveglio, furbo, colto, cinico, sarcastico, fastidiosamente consapevole di avere ragione. Tyrion è tutte queste cose, sì, e anche di più. È soprattutto, però, la quintessenza dell’essere umano: di ciò che vuol dire essere soli, rifiutati, odiati e presi in giro. È come uno specchio. Anzi no, è come un foglio di carta velina: perfetto per ricalcare le linee e i tratti, e proprio per questo incapace di mentire. Se c’è bellezza, ritrae bellezza. Se ci sono brutture, ritrae brutture. I suoi amici Tyrion li trova tra gli ultimi della società, non a corte, tra i mercenari e le prostitute. Sa adattarsi alle situazioni e ai luoghi; è curioso, aperto mentalmente, attento. Con buone probabilità non è nato né nel mondo né nell’epoca giusti per lui. E ciò nonostante alla fine è in grado di fare la differenza.
In Game of Thrones, la serie tv, Tyrion è interpretato da Peter Dinklage, e in certe scene riesce a essere il centro di ogni cosa: del racconto e, specialmente, dell’attenzione degli spettatori. Non solo prende un personaggio e lo restituisce con estrema chiarezza al pubblico, ma capisce pure come fare per migliorarlo, per dargli altro, per aggiungere strati su strati di complessità e sfumature. È un personaggio incredibile, Tyrion. E nelle mani di Dinklage acquista ancora più valore. E questo a prescindere dall’andamento di Game of Thrones.
Dinklage ha capito qualcosa che i creatori e gli sceneggiatori della serie hanno appena intuito, e cioè che Tyrion vive innanzitutto nel suo sguardo, nel modo in cui osserva le persone e subisce, spesso, le loro occhiate. Non tanto e solamente nelle parole, che possono essere brillanti, incredibili, assolutamente convincenti. Tyrion è sostanzialmente un uomo fatto di carne e ossa, di sangue, di pulsioni e sentimenti. Il pregiudizio degli altri si mischia a questo senso di sconforto e infelicità che non va mai via, che non viene mitigato, che non accetta né pause né compromessi. Tyrion è un personaggio quasi leopardiano, perché consapevole della fuggevolezza di ogni singolo istante e di quanto sia fittizia la distinzione tra gioia ed entusiasmo.
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