L’uomo che ha cambiato la serialità televisiva: Walter White di ‘Breaking Bad’

Walter White è un simbolo, la rappresentazione stessa della dicotomia tra bene e male. Dall’inizio di 'Breaking Bad', molte serie hanno provato a riprenderne l’esempio. Solo pochissime, però, ci sono riuscite


Ci sono un prima e un dopo Walter White. E non lo diciamo noi; lo dicono i fatti. Walter White è diventato un simbolo, la rappresentazione stessa della dicotomia tra bene e male, tra ciò che siamo e ciò che rischiamo, o decidiamo, di essere. Prima di cucinare metanfetamine, Walter White era un professore di chimica. Sottopagato, sfruttato, costretto a fare due lavori per restare a galla e per potersi permettere tutte le spese. Lui e sua moglie Skyler stavano aspettando una bambina quando ha scoperto di avere un cancro. E da quel momento ogni cosa è cambiata: lui, la sua visione del mondo; i suoi valori, la distinzione, pure quella, tra giusto e sbagliato. La sua consapevolezza della realtà si è come assottigliata e affinata. Il padre di famiglia è scomparso; al suo posto, una belva famelica, pronta a qualunque cosa.

Grazie a suo cognato Hank, agente della DEA, ha conosciuto il mondo sotterraneo dello spaccio di droga. E grazie a Jesse, suo ex-studente, ha deciso di provarci, di diventare a sua volta un criminale. All’inizio continua a ripetersi di averlo fatto per il bene della sua famiglia. In realtà, fa quello che fa per sé stesso, perché così, scopre, si può finalmente sentire in controllo e libero. I criminali, rispetto ai suoi colleghi e al proprietario dell’autolavaggio dove lavora di pomeriggio, o addirittura rispetto alla sua stessa famiglia, lo tengono in altissima considerazione.

Lui è un artista, un uomo terribile che fa cose terribili, sì; è quello che bussa alla porta quando c’è da minacciare, che non si fa indietro, che non cede nemmeno un centimetro di terreno quando si tratta di confrontarsi con gli altri. Walter rinasce. Per molto tempo, prova a nascondere la sua attività, a cancellare tutte le tracce dei suoi crimini. Alla fine, però, abbraccia la sua natura e si rivela per ciò che è: un uomo innamorato del potere, di quella che crede essere la libertà; innamorato della possibilità di essere riconosciuto come un genio. Perché lui è un genio, e lo sa. Più o meno lo sa da quando andava ancora all’università, e tutto gli sembrava possibile e a portata di mano. Poi ha dovuto rinunciare alla gloria, al settore privato e ai premi. L’ha fatto per la sua famiglia, anche quello. Ma messo davanti alla morte, ha riconsiderato ogni scelta e decisione che ha preso.

Si è trasformato. Non solo fisicamente, tagliandosi i capelli, dimagrendo e lasciandosi crescere il pezzetto. Si è trasformato soprattutto mentalmente, come uomo e come persona. Ha cominciato a confrontarsi con forze più grandi di lui, come i cartelli messicani, e a rischiare la vita. E questo, più del successo dilagante della sua droga, gli ha dato qualcosa che, fino a poco prima, non aveva minimamente immaginato: l’eccitazione del rischio e, perciò, del trionfo. Quando tutto può andare storto e invece va bene, la contentezza si tramuta in adrenalina. Come in un processo alchemico. E noi, a quell’adrenalina, finiamo per attaccarci. Non ci basta mai. La vogliamo, la cerchiamo; la desideriamo intimamente.

Bryan Cranston, che ha interpretato Walter White per cinque stagioni, è stato in grado di dimostrare il suo talento come attore. Prima di Breaking Bad, era conosciuto principalmente per ruoli comici come quello di Malcolm in the middle. Dopo, ha raggiunto una fama incredibile e planetaria. Se Walter White è stato così potente e iconico, buona parte del merito è stata indubbiamente sua. Poi c’è stata la scrittura di Vince Gilligan, l’uomo che ha creato Breaking Bad (e, successivamente, lo spin-off Better Call Saul). Quella che sulla carta poteva sembrare un’idea assurda – un insegnante che decide di diventare un criminale, che davanti alla morte si scopre lupo e non più pecora – si è in realtà rivelata essere un’idea vincente e assolutamente rivoluzionaria all’interno del panorama televisivo. Da allora, dall’inizio di Breaking Bad, molte serie hanno provato a riprenderne l’esempio. Solo pochissime, però, ci sono riuscite.

La verità è che la grandezza di Breaking Bad non si misura unicamente nelle decisioni che sono state prese nella writers’ room o sul set, tra gli attori e i registi; la verità è che Breaking Bad, come poche altre serie, ha colto il momento perfetto per regalare al pubblico l’ennesimo antieroe del piccolo schermo: un personaggio grigio, decisamente imperfetto; ma pure nella sua mostruosità affabile e carismatico. Un vero protagonista.

Gianmaria Tammaro
20 Aprile 2024

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