22 aprile 2024, la rassegna stampa

Le interviste con Alessia Marcuzzi, prossima co-conduttrice dei David di Donatello, e Milena Vukotic, premiata alla Carriera nella stessa serata; l’incontro con Daniele Luchetti e quello con Giovanni Storti; Eastwood e la regia; il Crime che appassiona nella serialità; e Winehouse che sbanca al botteghino

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MARCUZZI, DA MONICA VITTI AI LUCCICONI PER PERFECT DAYS

La conduttrice, il 3 maggio, affiancherà Carlo Conti alla conduzione delle serata tv dedicata ai David Di Donatello: Valerio Cappelli sul “Corriere della Sera” l’ha intervistata. “La mia attrice preferita è Monica Vitti. Ogni tanto qualcuno dice che fisicamente le somiglio. La bionditudine, la voce afona…Una fuoriclasse che ha unito la commedia al cinema d’autore”. Primo film visto? “E.T. al Drive In, il cinema all’aperto a Casal Palocco, dove vivevo. Avevo 12 anni, per tanto tempo ho desiderato di volare con la mia bici e quel mostriciattolo nel cestino”. Lei, prestata al cinema in quattro occasioni “ha recitato in Il mio west di Veronesi”, ricorda il giornalista; “sono la maîtresse del bordello, amante di Harvey Keitel, mentre David Bowie mi violenta e uccide. Avevo 26 anni, mi sentivo in Paradiso. Non è da poco essere ammazzata da David Bowie. La sua presenza metteva a tutti una tensione incredibile, spaventava già prima del suo arrivo. Era educato, sempre vestito da cowboy, anche quando non doveva girare … io da quando ero piccola sognavo di diventare attrice … Io il cinema lo amo. E l’amore aumentò quando stavo con Pietro Sermonti. Perfect Days di Wim Wenders, dove l’omino che pulisce i bagni ti fa pensare a non avere troppi grilli per la testa, mi ha fatto venire i lucciconi”.

MILENA VUKOTIC, 89 ANNI SUL PALCO E UN DAVID ALLA CARRIERA

L’attrice compie 89 anni, il 23 aprile, e li festeggerà “nel miglior modo: sul palco”. Il prossimo 3 maggio sarà insignita del David alla Carriera, ma è “soddisfatta della filmografia?” le domanda Arianna Finos su “la Repubblica”: “sì, ho lavorato con grandi artisti, avrei voluto più protagoniste e meno caratteri. Ma il mio aspetto fisico era fuori moda per il cinema Anni ‘60”. E “le foto nuda su ‘Playboy’?”: “fu un caso, Angelo Frontoni disse: ‘ma ti fanno sempre fare la bruttina, fai delle foto con me?’. Le fece vedere a ‘Playboy’. Gli amici mi rimproverarono. Non lo rifarei”. Ma “poi vede La strada e sogna il cinema”: “non avevo mai visto un film di Fellini. La scena del matto che dice a Giulietta: ‘tutti siamo utili in questo mondo, anche questo sassolino. Tutto vale la pena di essere vissuto e tutti siamo utili’: questo mi ha conquistato … Mia mamma si era trasferita a Roma, Fellini era a Roma, era il momento … Ero spesso a casa di Federico, piena di persone spiritose, giocose come lui, stava preparando il Satyricon e la sua segretaria doveva partire. Mi proposi di aiutarlo io, accettò. Gli ho fatto da assistente, smistavo migliaia di lettere. Riceveva tutti e rispondeva quasi a tutti. Arrivava ogni tipo di persona, un giorno si è presentato un gigante, Federico sembrava un bambino vicino a lui. Queste cose straordinarie non erano solo il cinema, ma la sua vita”. E poi c’è stato Villaggio, e lei è diventata La Pina. “… era drammatica, patetica ma amata dal pubblico perché leale. Anche se Paolo scrisse una battuta tremenda per raccontare l’impossibilità di essere amato da chiunque. Lui le chiede se lei lo ama, lei risponde ‘ti stimo tanto’. Paolo ci teneva moltissimo a questa battuta”. “Cosa le manca di più di lui?”: “La sagacia, l’intelligenza”.

DANIELE LUCHETTI STANCO DEI FILM CHE SPIEGANO TUTTO

“Sono stanco dei film che ti spiegano tutto. Voglio uno spettatore attivo, pronto a dare una propria interpretazione della storia… mi piace pensare di aver girato un film a ipotesi anziché a tesi”, dice Daniele Luchetti presentando Confidenza, raccontato da Gloria Satta per “Il Messaggero”. “Dopo La scuola e Lacci, ho portato sullo schermo un’altra opera di Starnone: lo scrittore racconta storie che riguardano da vicino tutti noi … Confidenza descrive una mascolinità tossica: il protagonista è un impostore, un uomo che vive perennemente preoccupato del giudizio degli altri. Più che mai attuale … Oggi la femminilità si sta ridefinendo, per fortuna, le donne sono sempre più libere e consapevoli mentre gli uomini sono rimasti indietro. Non hanno ancora imparato a fare autocoscienza e cadono in comportamenti sbagliati. Solo i più sensibili capiscono che la mascolinità va messa in discussione. Sul set, con Germano, abbiamo parlato a lungo di queste cose…ci siamo fatti tanti di quei pipponi per scavare nella psicologia del suo personaggio”.

GIOVANNI STORTI, SI’ A COMMEDIA E GREEN, NO ALLA POLITICA

L’attore ha da tempo dimostrato una sensibilità esplicita per il tema ambientale e così Luca Tavecchio su “QN” gli chiede espressamente se questo non possa essere una premessa per fare “un pensiero alla politica”: “in tanti ci stanno provando, ma la politica proprio non fa per me. Ci sarebbero troppi compromessi, non sarei più libero di dire quello voglio, di portare avanti le mie battaglie … quello che faccio è solo cercare di dare un po’ di consapevolezza alle persone”. “Tutto questo seguito diventerà qualcosa di più organizzato?”, domanda il giornalista: “Lo è già diventato. Abbiamo appena lanciato la piattaforma Immedia, alla quale collaborano personalità importanti e certamente più serie di me come Stefano Mancuso, Mario Tozzi, Luca Mercalli. Ci occuperemo di temi legati alla sostenibilità e a un rapporto non distruttivo con la natura, cercando di coinvolgere tutti, i cittadini ma anche le imprese e le istituzioni, in progetti concreti”. Ma “quanto è difficile per un comico farsi prendere sul serio?”: “molto, ma a me – chissà perché – su questi argomenti mi prendono sul serio. Sarà perché quando ne parlo sono io, senza filtri. Sarà per il modo semplice in cui mi presento e in cui racconto cose molto specifiche e mirate. E che dimostro come anche piccoli gesti possono essere utili a ridurre il nostro impatto sul pianeta. Sarà anche perché su questi temi c’è fame di un’informazione diversa, meno ingessata”.

MARIANNE KOCH RICORDA EASTWOOD, SCONOSCIUTO CON LA REGIA NEL CUORE

Per un pugno di dollari compie 60 anni e Franco Giubilei racconta Clint Eastwood su “QN”, con le parole di Marianne Koch, che aveva il ruolo di Marisol. “Sergio Leone girava la pellicola destinata a rivoluzionare il western, anche se nessuno dei protagonisti poteva immaginarselo, e Marianne era lì con loro. Avrebbe lasciato il cinema di lì a pochi anni per completare gli studi di medicina e poi lavorare come medico per altri venti, prima di diventare giornalista scientifica, attività che svolge tuttora. Oggi che ha 93 anni, le sue impressioni sulla lavorazione del film sono nitidissime”, scrive il giornalista, a apertura del ricordo di lei: “due giorni dopo le prime riprese ci ritrovammo in un piccolo cinema per visionare i giornalieri e successe una strana cosa: c’era Clint col cappello e il poncho e la reazione di tutti fu Wow!, perché è vero che non aveva recitato, ma potevi vedere cosa pensava e sentiva nel suo ruolo dello straniero. E qualcosa che non puoi imparare, è un dono, un talento, Clint ne aveva in abbondanza e noi eravamo felici!”. Si legge, ancora che “l’aneddotica sull’espressività dell’attore americano ruota su una frase celebre di Leone, che Eastwood avesse due sole facce, una col cappello e una senza, ma a Marianne piace citarne un’altra: ‘c’è la storia di Sergio che incontra Clint per la prima volta all’aeroporto di Roma, e la sua prima impressione fu: ora penso di capire cosa deve aver provato Michelangelo davanti al blocco di marmo che stava per trasformare nel David’’’. Mentre “sul piano personale, invece, era schivo e sulle sue … in compenso aveva già idee molto chiare sul suo futuro artistico, anche se nella troupe facevano fatica a dargli credito”: Koch ricorda che “diceva che presto sarebbe diventato un regista, che avrebbe realizzato da solo i propri film, il che, al momento, sembrava un’idea piuttosto audace… Siamo rimasti in contatto amichevole per alcuni anni, anche quando era diventato il regista famoso che è tuttora”.

BANDE CRIMINALI ITALIANE: PASSIONE CRIME

E’ un genere che appassione, il Crime, tanto che – per esempio – Sky ne ha fatto un canale dedicato e Antonio Dipollina riflette sulla questione su “la Repubblica”, facendo particolare riferimento alla nuova serie “Bande criminali italiane, produzione Stand By Me, taglio d’autore ma temperato assai dalla giusta enfasi che nel semplice racconto di cronaca queste vicende trascinano con sé … L’intera serie è in realtà una sorta di bignami di una storia complessiva che taglia quei decenni, nei quali l’informazione e l’editoria in versione compatta gareggiavano nel creare fenomeni, soprannomi, titoli, versioni suggestive delle storie … c’è una linea d’orizzonte più ampia, molta carne al fuoco, letteralmente, e la voglia diffusa di true crime, un po’ sana e un po’ no, che reclama soddisfazione”.

WINEHOUSE RESUSCITA E SBANCA

È Marco Rocchi su “Libero” a parlare del caso Back to Black, biopic della cantante morta a 27 anni. “La pellicola mette al centro la musica e non fa la morale all’artista”, morta il 23 luglio 2011. Il film “nei cinema italiani ha superato di una spanna Ghostbusters – Minaccia glaciale. Ammonta, infatti, a 281.776 euro per un totale di 512.603 euro l’incasso di Back to Black tra venerdì e sabato, mentre l’ennesimo capitolo della saga degli Acchiappafantasmi segue con 275.915 euro. Va detto che Back to Black non è una biografia tipica. Non ci sono, infatti, una nascita e una morte. Ma c’è una voce interiore pura come quella dell’adolescente sopravvissuta in Amy che voleva solo raccontarci la parte più autentica di sé … Il film però al dito giudicante e intrinsecamente moraleggiante del biografo tipico, antepone volutamente la musica, vera protagonista costante della breve vita dell’artista e di ogni sua possibile rappresentazione, tanto da far somigliare a tratti il lungometraggio più a un musical. Singolare anche il criterio di scelta attraverso il quale la regista ha selezionato la protagonista”, Marisa Abela.

 

Redazione
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