Tozzi: più titoli italiani in Cina, non solo coproduzioni

Solo alla seconda edizione, il format di TBS raccoglie già diversi risultati, con progetti italo-cinesi in via di sviluppo e partnership con altri festival internazionali


ROMA. Ha mantenuto e ampliato le attese di partecipazione, già alte, dello scorso anno la seconda edizione del China Day, uno degli eventi focali del TBS al Festival di Roma, organizzato dal mercato assieme a Anica e ITA – Ice Agenzia. L’evento è stato preceduto da una giornata di pitching in cui gli operatori italiani hanno presentato progetti papabili per il remake e la produzione nel mercato cinese ai tanti esponenti asiatici giunti nella Capitale.
La sessione ha già dato i primi frutti: alcuni dei 20 titoli presentati sono già in fase di avanzata preparazione; almeno due film e un documentario a firma di autori italiani partiranno nel corso del 2015. Mentre un secondo round di incontri per i progetti italiani si terrà al prossimo Beijing Film Festival che ha rinnovato la partnership (triennale) con la manifestazione offrendo la sua ospitalità.
A completare l’evento una intensa sessione di panel volti a aggiornare i dati sul cinema cinese per gli italiani, e a dare informazioni sulla nostra industria agli operatori cinesi.

Soddisfatto del clima in cui si è tenuto il China Day, Riccardo Tozzipresidente Anica, che ha aperto i lavori ricordando alla nutrita platea che i primi significativi passi fatti per avviare prolifiche coproduzioni con la Cina non possono prescindere da una premessa, quella di concentrarsi anche sulla circuitazione delle opere italiane nel paese, “operazione che va fatta al più presto e richiede minor tempo. Va messa la massima cura in questa azione di semina atta a far conoscere meglio il nostro mondo, stile e linguaggio”.
Ad esortare gli operatori italiani anche Riccardo Monti, presidente di ICE Agenzia: “La Cina ha scelto l’Italia come suo interlocutore europeo privilegiato, soprattutto per la nostra creatività. Abbiamo il dovere di cogliere questa opportunità: sono convinto che nei prossimi 12 mesi sapremmo formare delle professionalità in grado di pensare a storie ad hoc per la Cina. Ma l’altra priorità deve essere quella di offrire interlocutori specializzati a chi lavora a Shanghai e Pechino”.

Non c’è dubbio che portare più cinema italiano in un mercato da 3mila film all’anno sia al contempo una sfida e un’occasione, ma sebbene l’Italia affascini i cinesi e da un anno l’Anica abbia aperto uno sportello dedicato a Pechino, è molto difficile aggirare l’ostacolo delle quote di mercato imposte per legge. Come spiegato anche dal presidente del China Film CoProduction Corporation Miao Xiaotian e dal produttore Stephen Lam sono circa 60 i film che la Cina può importare annualmente, di questi almeno la metà vengono da Hollywood, restano dunque solo una trentina di film per tutto il resto del mondo. Ecco perché diventa fondamentale la coproduzione: i film realizzati insieme a un produttore cinese hanno infatti doppia nazionalità e vengono automaticamente considerati cinesi, quindi non soggetti a restrizioni di quote. Cosa premi il box office orientale lo hanno spiegato gli stessi due operatori: storie che parlino alla gente, meglio se commedie e action movie, mentre il filone d’essai vero e proprio non esiste perché i maggiori consumatori di cinema sono giovani tra i 16 e i 35 anni che vogliono intrattenimento quasi puro. In attesa di far testare al box office asiatico coproduzioni italo-cinesi, come suggerito da Tozzi, si prova a far entrare più prodotto italiano nell’industria orientale. E’ attualmente in fase di studio un progetto-pilota di circuitazione di film italiani nelle sale del gruppo Lumiere, catena di cinema fondata dai coniugi Jane Shao e Jimmy Hu che entro quest’anno conterà 20 esercizi per un totale di 200 schermi, tutti tecnologicamente all’avanguardia, in 20 diverse città della nazione. Un’idea, perfezionata a breve con il supporto del MiSe, che vedrà veri e propri road show di alcuni titoli girare per le città del paese, a beneficio dei distributori locali. Non solo. Per arrivare ai 130 milioni di utenti che già si connettono ogni giorno alla piattaforma iQiyi e consumano cinema e serie tv, nel 2015 verrà aperta una finestra dedicata al cinema italiano ed europeo.

Per incrementare i rapporti tra produttori europei e cinesi e creare un fronte comune tra le varie iniziative in atto nel Vecchio Continente, va segnalato lo sforzo di Bridging the Dragon, neonata associazione di produttori con sede a Berlino. Tra i membri la tedesca Senator, la Scott Free di Ridley Scott, il festival di Locarno, il fondo D-hive di Shanghai e numerose istituzioni europee incluso il MiBACT.
Il primo incontro per la valutazione di soggetti comuni da sviluppare tra Europa e Cina è previsto per febbraio durante il Festival di Berlino.

Valentina Neri
20 Ottobre 2014

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