The Lost Leonardo: alla ricerca della verità sul ‘Salvador Mundi’

Dopo il passaggio al Tribeca e all’AFI Docs e l’uscita nelle sale statunitensi il 13 agosto, arriva alla Festa del Cinema il documentario di Andreas Koefoed


Dopo il passaggio al Tribeca e all’AFI Docs e l’uscita nelle sale statunitensi il 13 agosto, arriva alla Festa del Cinema il documentario The Lost Leonardo di Andreas Koefoed, distribuito da Sony Pictures, che cerca la verità dietro il ‘Salvator Mundi’, dipinto misterioso la cui riscoperta ha affascinato il mondo intero nel 2005. Acquistato per $ 1.175 in una casa d’aste di New Orleans, il quadro potrebbe essere attribuibile a Leonardo Da Vinci, il che renderebbe eccezionale l’affare dei due commercianti d’aste che lo hanno acquistato.

I primi acquirenti hanno rimosso il superficiale strato di pittura e rinvenuto il volto del Cristo, ormai divenuto noto al pari della Monna Lisa. E proprio come la Gioconda, il Salvatore del Mondo è diventato mitologico e misterioso. A partire dalla sua scomparsa avvenuta in occasione della mostra che doveva vederlo al centro del nuovo Louvre di Abu Dhabi. Al centro del dibattito riguardo l’attribuzione dell’opera si trova la restauratrice Dianne Dwyer Modestini, la quale ha concluso che il dipinto non può che essere l’originale sottolineando che “nessuno avrebbe potuto dipingere questa opera tranne Leonardo”.

Un focus speciale è dedicato nel documentario, molto appassionante, a tutti gli intrighi che continuano a circondare il dipinto, in particolare da parte dei critici che pensano che il restauro sia andato troppo lontano, o che ci siano motivi più nefasti in gioco. Nel frattempo l’interesse per Leonardo aumenta. Sono stati da poco pubblicati da due storici, Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato, i risultati di un progetto di ricerca durato anni e incentrato sull’albero genealogico di Leonardo, rivelando che l’artista ha almeno 14 parenti viventi, segnando un grande passo nel sequenziamento del DNA del pittore più discusso al mondo. Inoltre, la casa d’aste Christie’s di Londra – la stessa che ha venduto il ‘Salvador Mundi’ per la cifra astronomica di cui sopra – ha recentemente proposto un disegno del maestro rinascimentale, intitolato ‘Testa di orso’, venduto a poco meno di 9 milioni di sterline. Era dei tempi de ‘Il Codice Da Vinci’ che non se ne parlava così tanto.

“Sono stato contattato nel 2018 da uno dei produttori, Andreas Dalsgaard – dice il regista in un’intervista a ‘filmmakermagazine’ – che mi ha raccontato la storia del ‘Salvator Mundi’, diventato presto il dipinto più costoso del mondo. Era in contatto con il critico d’arte inglese Ben Lewis che stava scrivendo un libro sul tema. Non avevo sentito nulla a riguardo ma ho trovato la vicenda molto intrigante e affascinante. Sembrava che il dipinto potesse essere usato come un prisma attraverso cui descrivere il mondo di oggi e individuare alcuni meccanismi che lo governano. La storia era stata raccontata in molti modi e da molti media, ma continuava ad evolversi e mancava un documentario. Volevamo raccontarla soprattutto attraverso la gente che è stata vicino al dipinto. Fortunatamente, molti di questi personaggi erano contenti di condividere la loro storia, come i due commercianti che lo hanno trovato e la restauratrice che ci ha speso quattro anni di lavoro. Ma più andavamo avanti con la storia, più diventava difficile Le istituzioni, come la National Gallery, il Louvre e la Galleria d’arte Christie’s non volevano invece parlare. Tutti giocavano un ruolo cruciale nell’autenticazione dell’opera e probabilmente consideravano rischioso aprirsi troppo sulle proprie decisioni. E’ stata per noi una delusione ma in effetti mostra un punto cruciale del film: potere e soldi tendono a oltrepassare la verità. Gli interessi coinvolti erano così grossi che la trasparenza, e forse il senso critico, sono scomparsi di fronte ad essi. Ora, che il dipinto è chiuso da qualche parte e non accessibile al pubblico, e il Louvre non dirà nulla dei risultati degli esami che ha svolto a riguardo, non è solo il dipinto ad essere perduto, ma forse la stessa verità”.

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