Scamarcio e Mordini: “Il genio e l’ossessione per la vittoria di Cesare Fiorio”

'Race for Glory – Audi vs. Lancia', interpretato – scritto e coprodotto - dall’attore pugliese, che divide la scena anche con Volker Bruch nel ruolo del campione Walter Rohrl. Dal 14 marzo nei cinema italiani, dopo essere già stato distribuito negli Stati Uniti, in Canada e Francia


Per Race for Glory – Audi vs. Lancia “abbiamo approcciato riflettendo su come restituire l’idea della velocità, di come il pilota si rapporti alla macchina, la relazione fra auto e territorio, perché questo è anche un film sulla Natura, il tutto senza pensare agli effetti speciali; dunque, è un film sul rapporto tra sensorialità umana e automobilismo”. Così Stefano Mordini, alla regia del film con protagonista – ideatore, e co-produttore – Riccardo Scamarcio, nei panni di Cesare Fiorio.

“Il rally è come una guerra e io sono il comandante dell’armata”, con queste parole si presenta il Fiorio in scena, nella sequenze di un’intervista all’apice della carriera, quella che l’ha visto anche – e soprattutto – direttore sportivo della Lancia in quel 1983 dell’epica impresa in cui la vettura Lancia 037 a trazione posteriore trionfò contro macchine a trazione integrale: è infatti il Mondiale di quell’anno l’ultimo a essere stato vinto da una vettura a due ruote motrici.

Per Fiorio, ciò che lo spaventa – nel film – è perdere, e per vincere, secondo il Direttore, servono “cuore, cervello, un pizzico di creatività e ossessione”. Il Cesare Fiorio della vita vera commenta che “è stata una grande emozione il film perché il ricordo dell’ ‘83 è significativo: le Audi quattro ruote motrici dominavano e noi non avevamo ancora quella tecnologia, ma con l’esperienza della Lancia Stratus abbiamo costruito la 037; di lì in poi non ce n’è stato più per nessuno. I rally a quei tempi erano famosissimi e frequentati dal pubblico: si correva tra ali di folla, cose che oggi non succedono più. Per i piloti questo sport è pericoloso e ha avuto delle vittime, cosa che purtroppo fa parte delle gare automobilistiche”. È stato un visionario a suo modo, e anche un pigmalione, come quando – come si racconta nel film – proprio per l’impresa del 1983 riesce a “sedurre” Walter Rohrl – interpretato da un perfetto Volker Bruch -, che non era certo uomo che amava vincere, preferendo la sua vita da apicoltore, tanto che chiede a Cesare perché dovrebbe accettare la proposta di correre per la Lancia e la risposta è psicologicamente sottile e sfidante: “perché siamo quelli sfavoriti, perfetto se sei stanco di vincere”.

Per Bruch “questo progetto ha rappresentato un innamoramento in due momenti: l’incontro con Riccardo, quando ho capito subito di voler aderire al progetto, e il secondo quando mi sono seduto nella Lancia; il mio ruolo combina l’idea di indipendenza dal successo; Walter sa di saper far bene ma fa quello che fa non per essere amato dagli altri”.

Una grandezza, quella del talento, che Scamarcio riconosce anche all’uomo Fiorio, spiegando che “Cesare ha una sensibilità e una gentilezza d’animo infinite; la sua statura umana mi ha colpito. E anche negli incontro recenti – per altri progetti – con Johnny Deep e Al Pacino riscontro che l’attitudine sia sempre quella della grande umanità dietro al grande uomo”.

Race for Glory è soprattutto una storia di uomini, nell’affresco del racconto di come un successo sportivo possa cambiare il destino di una casa automobilistica (di cui, in un paio di brevissime sequenze, vediamo anche rappresentato l’avvocato Gianni Agnelli, a cui qui presta il volto suo nipote, Lapo Elkann).

Scamarcio, che ha scritto il soggetto del film, prima di partecipare poi alla sceneggiatura con il regista e Filippo Bologna, racconta: “non ero un appassionato di rally, poi ho visto in Rete dei video sul campionato del mondo ‘83 e lì mi ha colpito come umanità, passione, audacia, coraggio e follia riuscissero a mettere in crisi l’arroganza della tecnologia e del denaro. Pensavo fosse metafora di un modus operandi di stile e di un modo di essere e potesse ricordare, a noi italiani, da dove veniamo. C’era la semplicità di un mondo meccanico analogico, con una sua onestà: la società contemporanea vuole mettere in scena supereroi che volano, qui non vola nessuno, ma si elogia la diversità, il romanticismo germanico, infatti trattiamo l’avversario – interpretato da Daniel Bruhl che fa Roland Gumpert, omologo di Fiorio all’Audi del tempo – elogiandolo, al riparo da nazionalismi stupidi”.

Mordini ammette che la scelta del realismo assoluto “è un rischio, perché l’era digitale ci permette tutto. Questo è uno sport difficile da raccontare perché corre contro il tempo e noi non volevamo escludere il racconto del rischio”, inoltre optando per una scelta specifica, particolarmente apprezzabile, ovvero quella di non distrarre dal focus della trama e dal centro tenuto da Cesare Fiorio, rischiando di affacciarsi a facili e prevedibili rivoli di racconto intimo, perché – continua il regista – “volevamo raccontare la genialità di un professionista e l’ossessione per la vittoria. È stata una scelta radicale ma non ci apparteneva quell’altro racconto; una scelta difficile ma voluta dall’inizio”.

Per Scamarcio, “è stato Stefano che da subito ha individuato un elemento fondamentale: la meccanica la fa da padrona, e l’approccio radicale, estetico, l’assenza di trucchi, è stata un’intuizione che ho sposato e assecondato, perché era la chiave per far collimare l’estetica del film con il cuore pulsante”. In questo periodo professionale all’attore pugliese “interessa mettere al centro personaggi mossi da una passione e non da un ritorno economico o dal successo, mossi dalla realizzazione di un ideale, così come lo è Cesare o lo era Modigliani (riferendosi al film con Deep). Se c’è un potere che l’arte possiede è quello di rimettere l’uomo al centro e, in una società tecnocratica, che vuole vedere l’uomo schiacciato dalle macchine, credo ci sia bisogno di storie così”.

Per Giampaolo Letta (Medusa): “Cesare Fiorio è ed è rimasto un mito. Noi siamo stati contagiati da Scamarcio, che ci ha raccontato con grande energia il progetto – così come a Rai Cinema che è co-produttore – è siamo stati subito convinti a partecipare dal punto di vista distributivo: usciremo in 360 cinema. Riconosco al film abbia il merito di aver raccontato gli Anni ‘80 in maniera insolita, con un punto di vista originale e diverso”.

Race for Glory – Lanca vs. Audi esce nelle sale italiane dal 14 marzo, dopo essere già stato distribuito negli Stati Uniti, in Canada e in Francia.

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12 Marzo 2024

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