È un vero kolossal in stop-motion il nuovo lavoro firmato dal premio Oscar Nick Park (Galline in fuga, Shaun vita da pecora, Wallace & Gromit), I primitivi, la più grande produzione dello studio Aardman finora realizzata, che arriva in 350 sale italiane con Lucky Red dall’8 febbraio. Una mastodontica opera di animazione in plastilina, costata tre anni di sceneggiatura e trenta mesi di lavorazione a ritmo serrato, che ha richiesto la realizzazione di quasi trecento pupazzi per ricostruire i personaggi preistorici e le loro movenze, realizzati da una ventina di artisti diversi che hanno anche creato a mano le circa tremila bocche intercambiabili necessarie a dialoghi ed espressioni dei soggetti. Anche il lavoro sulle scenografie non è stato da meno: una quarantina i set in scala ricostruiti in ogni dettaglio, a partire dall’affollato stadio in miniatura che fa da sfondo alla sfida calcistica tra i protagonisti, combattuta in pieno stile gladiatori, e di cui restituisce un’incredibile varietà di particolari e di personaggi in delirio che affollano gli spalti. Così come le ambientazioni naturalistiche che caratterizzano la fertile e bucolica Età della Pietra, che fanno da contrasto a quelle più architettoniche e scintillanti dell’età del Bronzo, dove gli abitanti sono dediti al commercio e all’estrazione massiva di minerali, loro principale interesse e fonte di ricchezza.
All’alba dei tempi, tra creature preistoriche e natura incontaminata, vive una strampalata tribù di primitivi cui appartiene il giovane e avventuroso Dag, che nella versione italiana ha la voce di Riccardo Scamarcio, grande assente alla conferenza stampa di presentazione del film. La vita scorre serena, tra una caccia al coniglio e l’altra, fino a quando la quotidianità viene stravolta dall’arrivo degli uomini della potente e presuntuosa Età del Bronzo, interessati alla valle per estrarne minerali, che li costringe ad abbandonare le loro case e rifugiarsi nelle terre selvagge, le inospitali Badlands. Per salvare la sua tribù e farla tornare nella tanto amata valle, Dag decide di lanciare una sfida: uno scontro tra civiltà che prende la forma di un’epica partita di calcio, gioco di cui fino a quel momento, in realtà, l’Età della Pietra non aveva mai sentito parlare, a differenza dei suoi nemici per il quale il pallone è una sorta di religione di cui padroneggiamo ogni segreto, anche grazie anche al campione della locale squadra Real Bronzo, Dribblo, doppiato dal centrocampista giallorosso Alessandro Florenzi. Contro qualsiasi probabilità di vittoria, Dag prova a insegnare alla sua tribù a giocare, con risultati disastrosi, fino a quando interviene Ginna, ragazza energica e appassionata di calcio, cresciuta nell’Età del Bronzo dove però possono giocare solo gli uomini. “Un personaggio molto bello, una donna che vive con gli uomini teoricamente più evoluti che però non la fanno giocare proprio in quanto donna, e che insegna ai cavernicoli l’importanza del gioco di squadra, aspetto che gli avversari non hanno capito”, la descrive Paola Cortellesi che le presta la voce e che rivela di trasformarsi nella vita di tutti i giorni in una ‘vera primitiva’ quando ha fame. “Il film è anche uno spunto per insegnare ai più piccoli che le donne non sono seconde al genere maschile e che il gioco di squadra non può che portare cose buone”. Così, a suon di allenamenti tra vulcani ribollenti e rocce appuntite, esercizio dopo esercizio, l’imbranata tribù dei primitivi migliora, imparando a credere in se stessi e ad abbracciare solidarietà e spirito di squadra. Nel cast delle voci italiane anche Greg (l’ingenuo e sprovveduto Grullo), Chef Rubio (il vorace Gordo che mette in bocca qualsiasi cosa gli capiti sotto tiro) e Salvatore Esposito che interpreta il cattivo del film, Lord Nooth, interessato solo al denaro e disposto ad infrangere ogni regola per ottenere ciò che vuole. “I valori che dovrebbero essere alla base del calcio e dello sport in generale sono ben rappresentati nel film”, sottolinea il Genny Savastano di Gomorra, qui alla sua prima esperienza da doppiatore. Veste, invece, i panni del saggio ma conservatore capo tribù Barbo, anziano tradizionalista che ama la sua gente e cerca di far in modo che la vita continui senza grandi cambiamenti, Corrado Guzzanti, che ammette di condividere con il personaggio che doppia la pigrizia più che la saggezza: “Abbiamo in comune quel certo desiderio di non esplorare cose che potrebbero poi rivelarsi complicate o pericolose, non ne sono orgoglioso ma è un aspetto caratteriale che con l’età mi appartiene sempre di più”.
Tra le curiosità del film, il regista Nick Park doppia per la prima volta uno dei suoi personaggi, il cinghiale Grugno, fedele compagno di Dag che guaisce e ulula come un cane e che in molti atteggiamenti ricorda l’irresistibile e saggio Gromit, uno dei protagonisti più popolari nati dalla fantasia del regista.
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