Satellite, il cinema che non c’è

Alla Mostra di Pesaro c'è una nuova sezione, aperta al cinema extra-industriale, sperimentale a bassissimo budget, tra videoarte e filosofia


PESARO – No budget, autoprodotti o per meglio dire “non prodotti”, sperimentali, a volte nati nell’ambito di una scuola, non di rado in debito con una figura chiave come quella di Alberto Grifi. Sono i film meteorite di Satellite, la sezione inaugurata quest’anno dalla 52ma Mostra di Pesaro. Una sezione dedicata all’audiovisivo italiano a bassissimo budget ed extra-industriale, curata da Gianmarco Torri, Mauro Santini, Annamaria Licciardello e Anthony Ettorre. “Abbiamo provato a perderci nelle quasi 400 opere arrivate per questa prima edizione. Curiosi e naif, ci siamo liberati delle nostre abitudini e delle nostre idiosincrasie, spalancando gli occhi per accogliere”, dicono i curatori. Dal genocidio culturale degli indigeni brasiliani ad opera dei gesuiti al suicidio a distanza, dall’eterno ritorno di Nietzsche all’immanenza dello spirituale, stamattina i giovani autori di Satellite, alcuni dei quali ben noti nel panorama della sperimentazione e della videoarte, come Canecapovolto, Luca Ferri o Carlo Michele Schirinzi, altri esordienti assoluti, si sono confrontati nel corso di una tavola rotonda alla Pescheria – Centro Arti Visive, uno dei cuori pulsanti del festival. 

Guida al (lento/violento) lavoro
di Matteo Arcamone è il ritratto di una generazione senza lavoro ma anche una riflessione sulla noia di cui l’autore dice: “È un film coinvolgente, sulla vita, ma anche molto pigro, non riuscivo più a montare in Video8, mi ero annoiato a lavorare. Qualsiasi riflessione io possa fare viene a posteriori, come quella di qualsiasi altro spettatore”. Il documentario corale a sfondo naturalistico Parco Lambro di Federico Gariboldi, Francesco Martinazzo, Giulia Savorani e Martina Taccani è un esempio di lavoro collettivo, una delle tendenze ricorrenti in questa sezione: “Ci siamo conosciuti ad un corso di documentario serale. Abbiamo girato il film tutti insieme – raccontano gli autori – La scelta del Parco Lambro, luogo simbolo di Milano, è legata all’alluvione del 2014 che l’aveva sfigurato”.

Cinema astratto con The Eternal Melancholy of the Same di Teresa Masini, sull’incertezza della nostra esistenza e sull’immagine intesa come esperienza. Masini, che non ha ancora terminato gli studi di arti multimediali, dice: “Ho scelto le immagini multiple, il doppio schermo, l’immagine attraverso l’acqua, due immagini contrastanti. Solo così potevo rendere ciò che volevo, cioè l’ultimo giorno d’esistenza di un ipotetico pianeta”. Ancora un’opera collettiva con Adagio Jean Juarès di Francesco Cazzin, Giovanni Cazzin, Francesca Rusalen, Gregorio Tenti, Gianni Calzavara, un breve film sperimentale realizzato esclusivamente con fotografie, che riprende le ultime parole di Cristo, “Elì Elì lema sabactani? Padre mio, perché mi hai abbandonato?. “Il cinema per noi è religioso, inteso proprio come atteggiamento di vita e rispecchia il nostro cattolicesimo – dicono Cazzin e Rusalen – Da un lato abbiamo inserito il virtuale, dall’altro il possibile. Questo dà sicuramente un senso di inquietudine, di non chiarezza”.

Con Le 5 Avril Je Me Tue Sergio Canneto prende spunto dall’ultima frase scritta da Cesare Pavese e dalla poetica dell’assurdo di Camus, immaginando che un uomo fissi la data della sua morte come si fissa un qualsiasi appuntamento. “Ho trovato una storia che mi piaceva molto e poi ho costruito tutto intorno all’attore. Ho scelto di proposito un attore non professionista. Ho deciso di lasciargli spazio e cucire la storia attorno a lui, si tratta della cronaca di un suicidio a distanza”.

Enrico Masi ha girato in Brasile Terra sem males un film saggio sulla dignità umana che ci mostra l’attività di Urutau Guajajara, fondatore dell’università indigena Aldeia Maracana e impegnato nella sopravvivenza della lingua Tupì Guaranì. “Lo considero un atto di denuncia di un genocidio culturale perpetrato dai religiosi cattolici in Sudamerica”.  

Danilo Monte, autore di Memorie In viaggio verso Auschwitz, dichiara apertamente il suo debito verso Alberto Grifi. “Mi ha formato, tutto quello che penso rispetto al cinema e alla vita lo devo a lui e il mio film prosegue quel lavoro. Ma il documentario è stato importante anche per recuperare il rapporto con mio fratello”.

Carlo Michele Schirinzi, che con il suo Deposizione in due atti prosegue l’indagine sui luoghi abbandonati della civiltà, in questo caso la chiesa quattrocentesca di Santo Stefano a Spoleto, ritiene più che mai necessario uno spazio come Satellite, “non competitivo e aperto alla discussione o alla comunione. Per capire chi, al di fuori della macchina cinema, tenta di dire delle cose”.

04 Luglio 2016

Pesaro 2016

Pesaro 2016

Premio Lino Miccichè al francese Les Ogres

La giuria degli studenti, presieduta da Roberto Andò, ha assegnato dopo intense discussioni il Premio Lino Micciché per il miglior film del Concorso Pesaro Nuovo Cinema al francese Les Ogres di Léa Fehner, che ha vinto anche il Premio del pubblico. Assegnate anche due menzioni speciali all'italiano Per un figlio di Suranga Deshapriya Katugampala e al ceco David di Jan Tesitel

Pesaro 2016

Hard o art? A Pesaro il convegno sul porno al femminile

Hard o art? Maschile o femminile? Cinema o porno? La 52/a Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro ha ospitato la tavola rotonda sul Porno al femminile organizzata in collaborazione con la rivista 8 1/2 a partire dal suo numero sull'Italian Porn e dal cortometraggio di Monica Stambrini Queen Kong. La regista si è confrontata con i suoi attori - la pornostar Valentina Nappi e l'attore Luca Lionello - con la sex worker e attrice Jana Daniela e con lo studioso Sergio G. Germani, moderati dalle giornaliste Cristiana Paternò e Ilaria Ravarino con l'intento di comprendere un fenomeno in costante evoluzione e dai confini solo labilmente tracciati

Pesaro 2016

Queen Kong, regina di Pesaro

La folla dei grandi eventi ha accompagnato alla Mostra di Pesaro la prima di Queen Kong, il cortometraggio di Monica Stambrini, prima tappa del progetto collettivo "Le ragazze del porno". Dopo la proiezione applausi convinti e molte domande per la regista e i tre interpreti: Valentina Nappi, Luca Lionello e Janina Rudenska. E la pornostar Nappi lancia una sfida: "Mi piacerebbe un porno in 3D e immersivo"

Pesaro 2016

Violante Placido: “Il porno fa paura. Parola di Moana”

Violante Placido, in arte Viola, è alla Mostra di Pesaro in veste di cantante per il concerto di mezzanotte a Palazzo Gradari, prima tappa di un tour estivo. Mentre presto la rivedremo come attrice in 7 minuti, film corale sulla scelta di un gruppo di operaie per la regia del padre Michele. E sulle polemiche esplose qui al festival a proposito del porno d'autore di Monica Stambrini Queen Kong dice: "Penso che al cinema non debbano esserci limiti espressivi"


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